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“Ho fatto il ribaltone”. Note a margine: la musica racconta la parola

Il concerto-spettacolo ispirato al libro di Davide Ielmini apre "Musica in Villa 2025". Parole e suoni dai racconti di “Note a Margine” si intrecciano tra ironia, emozione e riflessione

personaggi

“Note a Margine”, il concerto-spettacolo ispirato all’omonimo libro (e al suo seguito) di Davide Ielmini, sabato 14 giugno alle ore 21 aprirà la rassegna “Musica in Villa” che si terrà a Gazzada Schianno a Villa Cagnola.
Diretta da Giorgio Rodolfo Marini, con Marco Rainelli al flauto e Serena Nardi voce narrante, l’Insubria Chamber Orchestra darà vita a una serata in cui parola e musica si fondono, si rincorrono e si riflettono. Il pubblico sarà guidato in un percorso fatto di contrasti, emozioni e leggerezza pensosa.
In questa intervista, Ielmini racconta il “ribaltone” di vedere le sue parole tradotte in suono, la forza dell’ascolto lento e la sfida, sia musicale sia umana, di esplorare le periferie dell’anima.

Il concerto “Note a Margine” inaugura la rassegna Musica in Villa 2025 ed è ispirato al tuo omonimo libro – in realtà c’è anche un “Note a margine 2” – in che modo le parole del libro si trasformano in suono in questo spettacolo?
«Attraverso l’azione, il respiro e il ritmo. D’altronde, è stata la critica nazionale ad aver riconosciuto, nei racconti di “Note a Margine” (Zecchini Editore), cadenze e circolarità tipiche della scrittura musicale. L’azione diventa movimento: se Antonio Vivaldi navigava i canali di Venezia, e Paolo Coggiola è figlio del Novecento, i personaggi del libro sono spesso indecisi se salire sull’alta velocità o sulla mitica auto di Topolino, la Belchfire Runabout del 1934. Il respiro e il ritmo saranno ugualmente importanti: Giorgio Rodolfo Marini, alla testa della Insubria Chamber Orchestra, con Marco Rainelli al flauto solista, passerà da Vivaldi a Coggiola come un moderno Prometeo. Serena Nardi, voce narrante, occuperà le pause con l’arte della recitazione: si avrà l’impressione che musica e testi siano nati insieme, ma… “Note a Margine” contiene riflessioni pungenti sui vizietti, sulle civetterie e sulle debolezze degli artisti. I suoi personaggi sfuggono a regole e certezze e risultano simpatici più per i loro fallimenti che per i loro successi. Il direttore d’orchestra dovrà convincere il pubblico che queste maschere appartengono solo al grande circo dell’illusione: sfida non facile, perché la musica e la parola sono cosa seria, ma entrambe vivono di contrasti».

In note a margine fai dialogare Dio e Bach. Oltre all’ascensore sociale esiste un ascensore musicale per raggiungere il divino che è in noi?
«Per raggiungere il divino, o accarezzare un certo misticismo (d’Oriente ma anche d’Occidente), esistono numerosi “ascensori musicali”. Restando nell’ambito della musica classica, tento di consigliare un percorso nel tempo e nello spazio: L’Orfeo di Claudio Monteverdi potrebbe essere un buon punto di partenza. Poi, lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi, le Messe dello spagnolo Tomas Luis de Victoria, le Passioni di Johann Sebastian Bach, il Requiem di Giuseppe Verdi, le Tre Suite per violoncello solo di Bernjamin Britten, la Sinfonia n. 3 di Henryk Gorecki, le ultime Sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven, la Mass di Leonard Bernstein. A modo loro, queste composizioni rappresentano piccoli mondi nel quale si raccoglie, e si accoglie, tutto ciò di cui è fatto l’uomo. In fondo, noi siamo anche musica».

Hai raccontato la musica usando sempre parole ben pesate e pensate, ora invece la musica racconta le tue parole: che effetto ti fa questo ribaltone?
«Un effetto rabbrividente perché, come accade in “Note a Margine”, non ci sono reti di contenimento o d’atterraggio: “Federico Federiconi: una distrazione attraente”, “Mister Herald”, “Il Professor Sincope” e “O.c.” sono i quattro racconti che accompagneranno il pubblico alla scoperta di un mondo parallelo nel quale tutto è il contrario di tutto. Surreali sì, ma solo per poter dare un altro nome alla realtà. Il concerto sarà un mondo di specchi nei quali ciò che si vedrà potrà risultare buffo, ma non comico. Eccolo, il ribaltone: l’eleganza e l’esuberanza di Antonio Vivaldi, e la scrittura fluida e a tratti malinconica di Paolo Coggiola, come contraltare ad una narrazione che ritrae il goffo, il pasticcione, l’egocentrico, il narciso, l’arrogante, il dubbioso. Un ribaltone ben descritto da Giorgio Rodolfo Marini: «”Note a Margine” è un libro che tratta ironicamente, in una avvincente narrativa dialogica, i Conservatori paludati, la musica contemporanea, le raffinatezze dei musicologi, le chitarre in Chiesa, i pianisti fortisti; un libro di intriganti racconti musicali surreali tra cui campeggia anche la descrizione di un Concerto per biliardo solista…. Più ribaltone di così!»

Chi ha visto la stanza dei dischi di casa Ielmini ne è rimasto affascinato per la vastità della scelta. Hai passato molto tempo immerso nelle note. In questo mondo mordi e fuggi che cosa può insegnarci il gesto lento dell’ascolto?
«L’ascolto della musica richiede lentezza, pazienza, riflessione e determinazione ed è un modo per prendersi cura di noi stessi e degli altri. Dopo tutto, ascoltare significa vivere e riscoprire quella parte di noi che, a volte, resta in un angolo. L’ascolto lento è il nostro controcanto alla quotidianità. E’ il tentativo di recuperare tempo, donandolo. Penso che questo sia uno fra gli insegnamenti più importanti dell’arte di comporre i suoni: comunicare prima di tutto a noi stessi mettendo in subbuglio i nostri convincimenti».

Quale messaggio speri arrivi al pubblico attraverso questa fusione tra narrazione e musica?
«Mi auguro che il pubblico possa “marginalizzarsi”. Traduco: spero che “Note a Margine” lo aiuti a conoscere e a frequentare le “periferie” delle sue emozioni con quella leggerezza che, spesso, si traduce in un sorriso o in una risata. D’altronde, questi racconti sono entusiastici, spesso intrepidi, elettrizzano con la scossa dell’immaginazione ma sanno anche rincuorare, perché le avventure disseminate tra le pagine, vissute dai personaggi con una serietà esagerata (seppur effervescente e incosciente), non fanno altro che mettere in scena un’”opera buffa” dove i misteri della musica sono anche i misteri della vita. Certo è che per difendersi dalle loro debolezze i quattro protagonisti ne combineranno di tutti i colori!».

Ora puoi dirlo: chi è il tuo compositore preferito?
«Nella classica, nel jazz o nel rock? Considero inevitabile, per formazione personale e professionale, l’ascolto dell’intero spettro della musica del Novecento (le “scuole nazionali” sono fantastiche) consapevole del fatto, però, che la musica procede per accumulo (anche quando toglie) e ciò che si ascolta oggi è una partita a ping-pong con quanto si è fatto ieri. Allora, potrei citare il sinfonista Carl Nielsen, Frank Zappa e Igor Stravinsky. I Gentle Giant, Horace Silver o Keith Jarrett. Ma non è un caso che il “jazzista” preferito dai jazzisti sia Johann Sebastian Bach. Però, un nome lo faccio: Alexander Scriabin. Morto nel 1915, ha letto in anticipo sui tempi ciò che sarebbe stata la musica del futuro: un’entità evanescente alla ricerca dell’estasi».

Giorgio Rodolfo Marini sarà presente il 7 giugno 2025 alla Carnegie Hall dove dirigerà l’Orchestra New England Symphonic Ensemble con il grande Davide Alogna al violino solista. In programma: l’Ouverture dalla “Scala di Seta” di Gioachino Rossini ed il blasonato Concerto per violino e orchestra di Felix Mendelssohn.

Pubblicato il 01 Giugno 2025
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