I frontalieri chiedono chiarezza sull’assegno unico: “Così ci penalizza”
Diverse le questioni irrisolte sull'applicazione delle nuove norme e la situazione dei frontalieri. I sindacati: "L'assegno unico non può essere considerato alla stregua di un assegno familiare"
Restano ancora diversi i nodi da sciogliere sull’integrazione tra le norme sul nuovo assegno unico, entrato in vigore in Italia il 1° marzo scorso, e la particolare situazione dei frontalieri italiani in Svizzera. Da mesi i sindacati chiedono che si faccia chiarezza su alcuni punti controversi che rischiano di penalizzare economicamente, al posto di favorire, le migliaia di lavoratori che operano nell’area di confine.
Uno di questi aspetti riguarda le detrazioni per i figli a carico, questione sulla quale anche il sindacato svizzero Ocst ha richiesto alle autorità italiane di fare chiarezza.
Un problema che tocca centinaia di frontalieri. Quella che pubblichiamo di seguito è una delle tante segnalazioni che abbiamo ricevuto dai lavoratori:
Essendo entrata in vigore, dal 1 marzo, la legge che introduce l’assegno unico in sostituzione degli assegni familiari e le detrazioni per i figli a carico, ho notato che il coniuge (che lavora in Italia e 2 figli a carico, con reddito di €. 30.000) si trova decurtato lo stipendio di circa 1.370 euro (detrazioni per figli a carico) in quanto la Svizzera eroga gli assegni facendo la differenza tra quanto calcolato da loro meno quanto già corrisposto in Italia. Qualcuno se ne sta interessando? La mia domanda è corretta oppure ho interpretato male io?
“La situazione è nota – spiega Andrea Puglia, responsabile dell’Ufficio frontalieri dell’Ocst -. Il problema di fondo è che la Svizzera considera l’assegno unico come un assegno familiare e pertanto lo considera scalabile dall’assegno familiare svizzero. L’assegno unico invece non può essere considerato alla stregua di un assegno familiare, ma di una prestazione assistenziale e quindi non andrebbe scalata. Infatti nell’assegno unico sono stati assorbiti gli assegni familiari italiani ma anche le detrazioni per figli a carico”.
Sulla questione si sono espressi congiuntamente anche i sindacati dei frontalieri del Piemonte (in un documento di Cgil, Cisl e Uil Piemonte firmato da Giuseppe Augurusa, Luca Caretti e Raimondo Pancrazio). “A due mesi dall’applicazione del nuovo istituto di assistenza previsto per tutti i cittadini residenti, restano ancora inevase le questioni da noi poste fin da febbraio scorso circa le conseguenza dell’erogazione degli assegni unici per il lavoratori frontalieri residenti in Italia rispetto agli assegni percepiti all’estero, nonché pressoché privi di soluzione, il mancato pagamento dell’AUUF per i lavoratori frontalieri in Italia, ma residenti all’estero per i quali vengono meno anche i vecchi assegni familiari, istituto orami soppresso. La presunta incompatibilità tra Assegno unico per i figli a carico e Assegno famigliare, il primo un istituto di carattere assistenziale connesso alla residenza, il secondo di carattere previdenziale connesso al rapporto di lavoro, ha determinato il blocco della trasmissione da parte dell’INPS del flusso d’informazioni riguardanti il diritto alle prestazioni familiari negli stati membri (Mod. E411), impedendo per questa via l’erogazione delle compensazioni degli istituti esteri”.
“Serve immediatamente una soluzione – concludono i sindacalisti – che sblocchi questa situazione inaccettabile che sta determinando mancati introiti per i lavoratori frontalieri da due mesi. La natura assistenziale dell’Assegno unico per i figli a carico connessa alla residenza sta inoltre determinando la mancata applicazione delle regole di reciprocità nell’erogazione previste dalla Ue a pena d’infrazione, nonché rischia di determinare analoghi comportamenti dei paesi a noi confinanti rispetto all’erogazione dei medesimi assegni dovuti dal paese dove si effettua la prestazione”.
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