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Sotto il segno della sostenibilità: Confapi Varese al bivio del futuro

All’assemblea generale di Confapi Varese 2025 emerge con forza la necessità di un’industria più sostenibile, tecnologica e coesa: il futuro delle Pmi passa da innovazione, equità e visione condivisa

Assemblea Confapi 2025

Per mandare un messaggio spesso vale più un’immagine di mille parole. La scenografia scelta da Confapi Varese per l’assemblea generale 2025, che si è tenuta al Centro Congressi delle Ville Ponti, era molto semplice: un filmato di pochi secondi realizzato da un drone che sorvolava il Campo dei Fiori e il Sacro Monte e sfumava lo sguardo verso la pianura sottostante e la “Città infinita”, quella che produce, come l’ha definita il sociologo Aldo Bonomi.
Una macchia di verde straordinaria che ha richiamato subito ai tanti presenti altri concetti strategici e imprescindibili in questa fase di cambiamento: la sostenibilità ambientale e la sua integrazione con quella sociale ed economica.
Come dire: l’industria a queste latitudini è sostenibile nel suo dna, è lì da vedere.

LE INDUSTRIE SONO IL CUORE DI UN’IDENTITÀ ECONOMICA E SOCIALE


Per Marco Tenaglia, presidente di Confapi Varese, la partita del Green Deal è sostanziale e per allargare quell’orizzonte che si scorge dal Campo dei Fiori bisogna andare verso una sostenibilità integrale  definizione cara a Papa Francesco. È la sfida che comprende tutte le altre: «La sostenibilità non è un costo, ma una condizione per crescere come economia e società nel rispetto dell’ambiente».
Il passaggio verso l’economia circolare, l’efficienza energetica e l’innovazione richiede accompagnamento concreto e visione strutturale. «Le aziende non sono solo luoghi di produzione: sono spazi di relazione e di senso» ha detto Tenaglia. 
E il continuo richiamo del presidente di Confapi Varese al senso di comunità e alla coesione del sistema associativo è la precondizione per raggiungere quegli obiettivi. «Non è solo un gesto formale, è partecipazione attiva, è essere parte di qualcosa di più grande», ha detto, ringraziando il consiglio direttivo, i collaboratori, gli imprenditori e tutti gli attori istituzionali coinvolti.
Tenaglia ha ribadito come il sistema Confapi sia oggi più che mai il portavoce delle piccole e medie industrie, quelle che «investono nei propri territori, accettano il rischio e lo affrontano, pagano le tasse e costruiscono ogni giorno il futuro del Paese».
Una rappresentanza fondata sull’indipendenza e sulla concretezza, capace di interfacciarsi con la politica senza bandiere e in piena autonomia.
Grande attenzione è stata posta alla rivoluzione in atto, quella dell’intelligenza artificiale, che «ridisegna il modo di produrre, fondendo conoscenza e operatività, persone e tecnologie».
È una sfida profonda, «una rivoluzione post-industriale» ha detto il presidente di Confapi che non riguarda solo la tecnologia, ma tutto il tessuto sociale, economico e culturale.
Nell’affrontare i temi del lavoro e della demografia, Tenaglia ha sottolineato la necessità di politiche lungimiranti e pragmatiche, in grado di integrare giovani e migranti in un mercato del lavoro che evolve rapidamente, sottolineando che «l’inclusione delle donne nel lavoro non è solo giustizia sociale, è necessità economica».

Assemblea Confapi 2025
I vertici di Confapi

PORTIAMO LE IDEE DELLA PERIFERIA FINO AL GOVERNO

Il presidente nazionale di Confapi, Cristian Camisa, ha sottolineato la necessità per gli imprenditori di uscire dal perimetro dell’azienda per partecipare alla vita associativa. «Il mondo cambia troppo velocemente, è indispensabile mettersi in gioco», ha detto, ricordando la funzione di Confapi come canale diretto tra territorio e governo.
Camisa ha richiamato l’attenzione sulla flessibilità della rete Confapi e sull’importanza di portare al centro del dibattito nazionale idee di buon senso provenienti dal territorio. Ha citato l’azione sull’utilizzo del Pnrr e sulla richiesta di credito d’imposta, risultato di un confronto diretto con il governo.
Forte la preoccupazione per i dazi Usa e per la minaccia cinese al mercato europeo: «Serve un hub logistico nazionale negli Usa per ridurre i costi e contrastare l’invasione cinese». Ma anche una ridefinizione delle politiche ESG: «Standard autoimposti che ci penalizzano rispetto ai competitor».

UNA RETE PER LA PARITÀ E LA CULTURA DEL RISPETTO

Chiara Barbieri, presidente di ConfapiD Varese, ha riportato al centro il ruolo delle imprese femminili e l’importanza della rete come strumento di crescita. «Solo facendo squadra possiamo affrontare sfide che da soli non sarebbero alla portata», ha affermato, illustrando le iniziative in corso per accompagnare le imprese alla certificazione di parità di genere (PDR 125, ndr) e promuovere il welfare aziendale.
Barbieri ha ricordato le attività in collaborazione con centri antiviolenza e le scuole superiori, sottolineando il valore educativo di progetti che uniscono formazione e testimonianza. Un nuovo approccio, anche in ambito sanitario, grazie al tavolo nazionale sulla medicina di genere.
Il suo intervento si è chiuso con un invito: «Più siamo, meglio è. Vogliamo un mondo del lavoro più consapevole, equo e rispettoso delle differenze».

OLTRE I DAZI, SERVE VISIONE STRUTTURALE

Definire “diretto” il suo stile è un eufemismo. L’economista della SDA Bocconi, Carlo Alberto Carnevale Maffè è un vero ciclone capace, dati alla mano, di rimettere in discussione la narrazione dominante sui dazi, spostando l’attenzione dal contingente allo strutturale: «La vera sfida non sono gli Usa, ma la Cina. E il nostro ritardo sull’intangibile è il vero nodo».
Nel suo intervento ha offerto un’analisi del sistema economico globale, ricordando come il vero problema non sia Trump ma la Cina che ha superato l’Europa in ricerca, sviluppo e produzione industriale. «In 20 anni – ha detto il professore di Strategia aziendale – abbiamo perso leadership perché non abbiamo investito abbastanza in tecnologia e servizi. Non sono i dazi di Trump il problema, è la nostra lentezza».
Per Carnevale Maffè, le Pmi italiane devono trasformarsi in data-rich companies, aziende capaci di valorizzare i dati e l’intelligenza artificiale con una governance moderna e strategie strutturate. «La produttività si alza con l’innovazione, non con i bonus edilizi», ha chiosato.
Ha poi lanciato un appello per politiche migratorie razionali e per l’adozione di una governance aziendale più professionale: «Non possiamo attrarre giovani, se il pesce puzza dalla testa: i consigli di amministrazione delle aziende sono pieni di commercialisti, cugini e amanti. Così non andiamo da nessuna parte.  Se l’Europa si sveglia, con le giuste politiche industriali, possiamo tornare protagonisti. Ma serve pragmatismo, visione e un’azione comune».

Pubblicato il 28 Maggio 2025
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