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Spada: “Eolo ci sarà per il progetto della Rete unica della banda larga”

Il fondatore e Ceo della società di telecomunicazioni racconta in una intervista come vede la nascita del progetto per un nuovo soggetto pubblico e privato che gestirà la rete per la connessione a banda larga e ultra larga

EOLO kometa

«Sono sempre stato un grande fautore della rete unica per la banda larga. Dopo tanto parlarne questa volta ci sono seriamente le condizioni per un progetto serio».

Luca Spada, fondatore e Ceo di Eolo spa, interviene sugli ultimi sviluppi per la costituzione di un nuovo soggetto pubblico privato che gestisca lo sviluppo dell’infrastruttura per la connettività.

Recentemente Spada è finito sulla prima pagina del Corriere economia perché è una delle figure più competenti e attive nel mondo tecnologico. Da oltre venticinque anni mastica internet dalla parte dei servizi essenziali e l’ultima sua creatura, Eolo, oggi porta la connessione a oltre un milione e duecentomila italiani. Da piccolo operatore locale  in quindici anni è diventato un player nazionale e nello specifico del wireless è di fatto leader.

“Giorno dopo giorno,  –  si legge sul loro sito – abbiamo costruito la rete radio FWA più grande e performante d’Italia e così abbiamo connesso più di 1 milione e 200 mila persone e raggiunto oltre 6.000 comuni che prima erano isolati. Siamo stati i primi a farlo perché noi, per primi, abbiamo vissuto il digital divide e abbiamo capito l’importanza di essere connessi ai luoghi, ai fatti, ma soprattutto alle persone. Ora che tutto il Paese deve ripartire, noi continueremo a viaggiare sempre con lo stesso obiettivo: portare internet dove gli altri non arrivano”.

Eolo, varie

La digitalizzazione del Paese passa dal portare la banda larga e ultra larga nelle case, nelle aziende e nelle amministrazioni. Se ne parla da anni, ma l’Italia è sempre stata il fanalino di coda dell’Europa.

Nei giorni scorsi l’accelerazione ha avuto anche azioni formali come quella di Tim che porterà alla costituzione di una nuova società, FiberCop insieme con Kkr, un fondo americano e Fastweb. Dall’altra parte i soggetti saranno Open fiber e Cdp (cassa depositi e prestiti il cui 83% è nelle mani del Governo). Le due realtà nel 2021 costituiranno AccessCo che gestirà tutta la infrastruttura di rete.

Spada, quello che vediamo è uno scenario nuovo, cosa ne pensa e come siamo arrivati fin qui?

«Durante i giorni dell’emergenza del Covid con Eolo siamo partiti con una campagna forte sollecitando il Governo perché trovasse una quadra soprattutto nelle aree bianche dove non c’è spazio per fare due reti. Quelle zone comprendono circa 7200 comuni e nove milioni di abitazioni. Oggi vedo più possibile la nascita di un vero progetto perché è interesse di tutti i soggetti in campo che questo accada».

Partiamo da Open Fiber che è la componente pubblica dell’operazione…

«Cinque anni fa quella società si aggiudicò i bandi per portare la banda larga nelle aree bianche. Abbiamo seguito con attenzione lo sviluppo dei loro piani e sono in ritardo sia nel far partire i lavori che nell’organizzare i processi di progettazione e dei roll out delle reti. Per recuperare la tempistica, visto il ritardo di almeno 4 anni, si sono decisi a fare una rete wireless anche in un 30 percento delle aree dove avrebbero dovuto farla in fibra. Questa è una rivisitazione del piano originale per cui avevano vinto il bando. Una scelta non corretta perché avrebbe significato due cose entrambi negative: nessuna innovazione tecnologica e concorrenza sleale a chi sta già operando e in più facendolo con i soldi pubblici.

Noi su questo tema abbiamo avviato una procedura di infrazione alla Commissione Europea. L’Italia per farsi approvare gli aiuti di stato per fare i bandi ha dovuto chiedere l’autorizzazione all’Europa perché questi avrebbero potuto creare una turbativa al mercato. Sono consentiti solo se in funzione di progetti fondamentali e irrinunciabili per lo sviluppo senza che questo ledesse gli interessi dei privati. Open fiber entro la fine del 2020 avrebbe dovuto completare i lavori. Oggi hanno fatto lo 0,4 percento e sanno bene che nemmeno tra tre anni avrebbero completato il progetto. Loro hanno firmato un contratto con tempistiche e penali. Sono quindi in una situazione di grande empasse. Cercavano una soluzione politica e la più logica era quella di unirsi a Tim che è l’unica ad avere una rete fisica e arriva già in tutte le case. Ci arriva con il rame, ma ha già la fibra negli armadietti e gli manca solo l’ultimo miglio».

E Tim che vantaggi avrebbe?

«Per avere la rete ottica per Open fiber era strategico unirsi a Tim. I movimenti di quest’ultima invece si sono chiariti un mese fa quando il fondo Kkr fece una offerta per realizzare una nuova società. Tim l’operazione l’avrebbe fatta da sola, ma quando Bassanini, presidente di Open fiber ha conosciuto la cosa fece intervenire il Governo perché si aspettasse a definire l’accordo. Si tenga conto che l’Esecutivo può intervenire in base alla Golden power perché la connettività è un interesse strategico per il Paese. Il vantaggio per Tim sarà quello di avere già le autorizzazioni per intervenire perché le porterà in dote  Open fiber».

Che ruolo potrà avere Eolo in tutta questa vicenda?

«Sulla rete unica come Eolo abbiamo intenzione di fare la nostra parte. Finora siamo stati alla finestra per capire cosa sarebbe successo a livello politico. Ora che le cose iniziano a essere più chiare lavoreremo per entrare anche noi con la nostra rete che permetterebbe di accelerare il raggiungimento degli obiettivi del piano. A suo tempo se Telecom avesse fatto le cose per bene una realtà come Eolo non avrebbe dovuto esistere. Ora la cosa più logica sarebbe far entrare la nostra infrastruttura nella nuova realtà della rete unica. Sarà un percorso lungo perché per arrivare ad AccessCo serviranno diverse diligence per conoscere quanto valgono le varie società. Ci vorranno almeno nove mesi e durante questo periodo lavoreremo anche noi per entrarci».

Come è possibile?

«Le aziende che hanno infrastrutture rilevanti come Fastweb e noi possono sdoppiare la propria attività tra la parte dei servizi e quella della rete. Tutti compreremo l’ultimo miglio da AccessCo. Questo nella teoria delle cose poi ovviamente non è facile come dirlo perché dipenderà da come sarà governata AccessCo, da quali poteri avrà lo Stato e tanto dipenderà anche dall’Europa. Ora però, dopo tanti voli pindarici, c’è un progetto vero e sono fiducioso che accadrà anche se avrà un processo lungo».

I vari operatorio rischiano di essere svantaggiati da questa operazione?

«No, perché chi ha infrastrutture da cedere avrà tutto l’interesse ad entrare in AccessCo. Per gli altri non cambia niente. I piccoli operatori che già acquistano il servizio della rete avranno solo benefici. Il nodo è il peso che ognuno avrà all’interno della nuova società».

Pubblicato il 02 Settembre 2020
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