Clima fuori controllo: la scienza conferma, la fede chiama alla responsabilità
Dalla Laudato si' ai rapporti dell’IPCC. Il cambiamento climatico sfida scienza e politica. Allo spazio libero di Materia il dialogo tra il teologo Marco Vergottini e lo scienziato Giacomo Grassi del Jrc di Isora

A dieci anni dall’enciclica Laudato si‘, il messaggio di Papa Francesco sul clima è più che mai attuale. A ricordarlo, nell’incontro organizzato a Materia Spazio Libero di Castronno, sono stati il teologo Marco Vergottini e Giacomo Grassi, scienziato del Joint Research Centre di Ispra e membro dell’IPCC, il panel intergovernativo dell’Onu sui cambiamenti climatici. (da sinistra: Marco Vergottini e Giacomo Grassi)
Per Vergottini, San Francesco d’Assisi rappresenta il modello esemplare della «cura per ciò che è debole» e dell’ecologia integrale vissuta con gioia e autenticità.
È questo il cuore del messaggio di Papa Francesco, che nell’enciclica propone un forte legame tra ambiente, povertà e giustizia sociale. L’appello della Laudato si’ è rivolto a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, superando i confini della fede per parlare di un’emergenza globale: la casa comune è in pericolo e i primi a subirne le conseguenze sono i poveri e gli immigrati, spesso costretti a migrare a causa del degrado ambientale.
«Tutto è connesso» è la chiave di lettura che il Papa offre: l’interazione tra sistemi sociali e ambientali mostra come economia, cultura e società non possano essere disgiunti dalla cura del creato. La crisi climatica è quindi anche crisi sociale, culturale e spirituale. Il Papa invita a una conversione ecologica profonda, che parta dal riconoscimento del legame tra essere umano e natura, presente già nel libro della Genesi. La creazione non è solo un ambiente esterno, ma parte integrante dell’essere umano, dono di Dio da custodire con responsabilità.
Vergottini ricorda come Francesco identifichi nel paradigma tecnocratico, nell’economicismo e nella razionalità tecnico-strumentale i tre pilastri che alimentano la crisi ambientale: la fede cieca nello sviluppo illimitato, la riduzione della natura a mera risorsa da sfruttare e l’assunzione che tutto ciò che è tecnicamente possibile sia anche moralmente lecito. Da qui l’appello a costruire una nuova alleanza tra umanità e ambiente, basata sulla logica del dono, della gratuità e della condivisione, specialmente con i più poveri. Non si tratta solo di adottare tecniche e leggi, ma di un cambiamento culturale e spirituale.
Sul versante scientifico, Grassi ha mostrato come le evidenze sui cambiamenti climatici siano ormai inoppugnabili. Già negli anni ’60, le prime rilevazioni sistematiche della CO2 atmosferica dimostravano un aumento costante delle concentrazioni di gas serra. «Il clima è sempre cambiato, ma oggi abbiamo la certezza che la causa principale dell’attuale riscaldamento è l’attività umana». Nessuno dei fattori naturali storici (orbitali, solari, vulcanici) è oggi responsabile del rapido aumento di temperatura: la responsabilità è delle emissioni di gas serra legate ai combustibili fossili, all’industria e all’agricoltura.

Grassi ha mostrato come negli ultimi 50 anni l’aumento si astato di 1,5 gradi a livello globale e ben 2,5 gradi nel Nord Italia, ricordando come anche piccole variazioni medie abbiano effetti drammatici su ecosistemi, agricoltura e società. Ma se la responsabilità umana è ormai chiara, proprio questo lascia margini di intervento: «Siamo al volante della macchina», ha detto lo scienziato, «possiamo ancora decidere la traiettoria futura». Il percorso politico iniziato con la Convenzione ONU del 1992 e passato attraverso le difficili conferenze annuali sul clima, ha trovato nel 2015 un punto di svolta con l’Accordo di Parigi. Fondamentale, in quel momento, è stato anche il contributo profetico dell’enciclica Laudato si’, che per prima ha invitato esplicitamente a seguire la scienza, riconoscendo l’urgenza dell’azione politica, la centralità della giustizia sociale e la necessità di una conversione spirituale.
Tuttavia, avverte Grassi, nonostante i progressi, le politiche attuali sono ancora insufficienti per rispettare gli obiettivi di Parigi. Serve una pressione costante della società civile sui governi, affinché alle dichiarazioni seguano azioni concrete. L’ultimo anno è stato il più caldo mai registrato, ma l’attenzione mediatica sembra diminuire. «I fatti non vanno ai voti. La scienza resta, i populismi passano. Il cambiamento climatico non aspetta».
Un messaggio che richiama l’urgenza etica e politica già indicata da Papa Francesco: la conversione ecologica riguarda ognuno di noi, credenti e non credenti, ed è l’unica strada per custodire la casa comune e garantire un futuro alle generazioni che verranno.
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