3 dicembre 1943: i fascisti arrestano don Piero Folli, il parroco che aiutava gli ebrei a scappare
80 anni fa la retata a Voldomino durante la quale don Piero Folli venne arrestato. L'Anpi di Luino ripercorre quella vicenda e chiarisce quanto accaduto
Il 3 dicembre 1943 è una data storica per la seconda guerra mondiale nel Varesotto. In quella data di 80 anni fa i fascisti arrestavano don Piero Folli, parroco antifascista di Voldomino e figura che aveva aiutato tanti perseguitati a scappare in Svizzera. Giovanni Petrotta per conto dell’Anpi di Luino ripercorre quanto successo in quelle ore.
Alla canonica di Voldomino, in piazza Piave viene arrestato don Piero Folli ed una quindicina di persone scoperte casualmente nell’oratorio di Santa Liberata. Si tratta di un gruppo di ebrei (uomini, donne, bambini), quasi tutti non italiani, provenienti da Genova che la sera precedente avevano tentato di entrare in Svizzera, ma furono respinti dalle Guardie svizzere. Di questo gruppo abbiamo rintracciato solo la famiglia tedesca di Francoforte Rosenbaum con la bambina Zilla e l’ebreo austriaco Harry Klein. Insieme al gruppo fu arrestato il loro accompagnatore, il prete genovese, don Gian Maria Rotondi.
Sempre a Voldomino vengono fermati Ludovico Berzi, “passatore antifascista”, Dante detto Gino Moroni , postino; a Germignaga il fabbro Secondo Sassi, comunista, futuro sindaco della Liberazione; a Luino i fratelli Jelmini ed un certo Sirio, uno sfollato antifascista. Sfuggirono all’arresto, fra gli altri, la giovane ragazza ebrea Myriam Pirani, salvata dalla proprietaria della trattoria Franzoni di Piazza Piave (informazione Bernardo Pastori), lo studente universitario milanese Mario Bongrani, poi comandante partigiano (informazione Aldo Mongodi) e Mario Baggiolini della Gera, allievo di don Folli, futuro famoso entomologo svizzero.
Ecco come il postino Dante (Gino) Moroni descrive a Pier Angelo Frigerio la scena dell’arresto di don Folli, riportata nella pubblicazione Travaglia nel 1975 a pagina 66:
Il 3 dicembre 1943 stavo vuotando la cassetta per le lettere che c’è in piazza a Voldomino quando arrivò un camion con una ventina di miliziani fascisti ed alcuni tedeschi. Scesero come per un assalto e si precipitarono verso la canonica sparando contro le finestre. Poi entrarono e trascinarono fuori don Folli, incatenandola ad un inferriata lì presso. Lo insultavano chiamandolo “traditore” e “prete rosso” e lo percuotevano a sangue, mentre dall’interno della casa giungeva il rumore di masserizie infrante poi gettate anche dalla finestra. Trovarono subito gli ebrei e gli altri ospiti del parroco; furono schierati fuori e posti a braccia alzate contro un muro. Vi era fra loro una donna anziana che teneva le mani in un manicotto di pelliccia e che restò qualche momento impacciata. Dei soldi le caddero per terra ma nel frattempo le si era fatto addosso un milite colpendola violentemente con il calcio del fucile. La caricarono sul camion già morta: i soldi li raccattò il capo della spedizione.
Di questa storia -e di altre che si sono svolte lungo il fiume Tresa- vi abbiamo parlato in questo reportage.
Ora l’Anpi di Luino, dopo un’attenta analisi dei fatti accaduti e dei documenti pubblicati ritiene di chiarire storicamente gli arresti del 3 dicembre 1943. Per quanto riguarda l’arresto di don Folli, si è scritto che il parroco fu tradito dal comportamento poco prudente degli Ebrei, accolti nell’oratorio di Santa Liberata; si è anche detto che a tradirlo fu un giovane alto che scappò all’arrivo dei fascisti e tedeschi. Da nostra ricerche sappiamo che molti cittadini luinesi e tutti gli abitanti di Voldomino erano a conoscenza dell’attività antifascista e umanitaria di don Folli, compreso i fascisti della locale Guardia di Frontiera, ma non denunciarono.
Il giovane alto che scappò all’arrivo dei fascisti era Pio Alessandrini, antifascista, futuro senatore democristiano al Parlamento italiano. Allora operava alla Villa Fonteviva della Compagnia San Paolo ove si nascondevano Ebrei. Per noi dell’Anpi Luino la responsabilità della retata fu opera di fascisti venuti da fuori ed in particolare dalla Legione Autonoma Mobile “Ettore Muti” di Milano, accompagnati dalle SS tedesche presenti nell’ hotel Elvezia di Luino.
Nel novembre del 1943, infatti, quattro militi della Legione fascista della “Ettore Muti” di Milano: Pasquale Beretta, di Lesmo; Dante Peroni, di Milano; Enea Colombo, di Meda; Nicolò Bertola, di Novara vennero in borghese a Luino. I quattro spacciandosi per partigiani prendevano contatto con alcuni antifascisti luinesi promettendo loro armi e munizioni. Secondo Sassi, capì l’inganno e li mandò via. I quattro presero nota degli antifascisti, prepararono la trappola ed il 3 dicembre brigatisti neri della “Muti” di Milano guidati da un certo Parenti e tedeschi SS presenti a Luino fecero irruzione nelle abitazioni degli antifascisti, arrestandoli e facendo razzia di quanto di prezioso trovavano. Il bottino è stato accertato in 350 mila lire. Al Sassi i fascisti saccheggiarono la casa rubando anche i soldi di un suo cliente per un lavoro che avrebbe dovuto fare. Al Berzi i fascisti rubarono tutto l ‘oro della moglie conservato nel comò.
Tutti i luinesi arrestati, dopo un breve soggiorno all’hotel Elvezia di Luino, sede delle SS tedesche dove vennero interrogati, furono inviate al carcere milanese di San Vittore. Anche gli ebrei vennero trasportati San Vittore, dove l’austriaco Harry Klein, della DESALEM di Genova, spacciandosi per pugliese, riuscì a salvarsi. A San Vittore, tutti gli arrestati vennero dai tedeschi e fascisti interrogati ed anche torturati, ma non parlarono. Don Piero Folli e don Gian Maria Rotondi dopo alcuni mesi, grazie all’intervento della Curia milanese, vennero rilasciati. Anche Secondo Sassi, Ludovico Berzi e Gino Moroni dopo interrogatori e inutili confronti alla ricerca di prove a loro carico, vennero rilasciati lunedì di Pasqua 1944.
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