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Peste suina, in Piemonte nuove misure per gestire l’emergenza

Giorgio Sapino è stato nominato commissario per l’emergenza nel territorio della provincia di Alessandria. 78 i comuni di quell'area ritenuti "zona infetta"

cinghiale apertura

Sono in atto nuove misure per contrastare il focolaio di peste suina che ha interessato alcune aree del nord Italia. L’assessore regionale alla Sanità della Regione Piemonte, Luigi Genesio Icardi, ha nominato Giorgio Sapino commissario per l’emergenza della Peste suina africana nel territorio della provincia di Alessandria. Sapino, già responsabile dei Servizi Veterinari e direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl Cn1, dovrà occuparsi della corretta applicazione delle misure di controllo e prevenzione disposte dal Ministero della Salute per la zona infetta.

D’intesa con i presidente delle Regioni Piemonte e Liguria, Alberto Cirio e Giovanni Toti, verrà inoltre richiesta al Ministero della Sanità la nomina di un commissario interregionale nella figura di Angelo Ferrari, attuale direttore dell’Istituto sperimentale zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, che già opera con valenza sovraregionale.

A livello nazionale, il Ministero della Salute ha emanato ulteriori misure stringenti per fermare il focolaio. Oltre a ribadire il divieto di attività venatoria, stabilisce per la zona infetta regole per la ricerca attiva e la gestione delle carcasse di suini selvatici. Per i suini in allevamento, inclusi i cinghiali, è disposto il censimento di tutti gli stabilimenti, la macellazione immediata dei suini detenuti in allevamenti bradi e semibradi e allevamenti misti che detengono suini, cinghiali e i loro meticci e negli allevamenti di tipo familiare, il divieto di ripopolamento per 6 mesi. Il decreto impone regole anche per un’area entro i 10 km dai confini della zona infetta: rafforzamento della sorveglianza, regolamentazione della caccia e delle altre attività di natura agro-silvo pastorale limitando al massimo il disturbo ai suini selvatici con l’obiettivo di ridurne la mobilità, il censimento di tutti gli stabilimenti che detengono suini, l’adozione di misure di biosicurezza rafforzate.

Altre precauzioni riguardano l’intero territorio nazionale: censimento di tutti gli stabilimenti che detengono suini, verifica dei livelli di biosicurezza degli allevamenti, obbligo di recinzione degli allevamenti della tipologia semibrado.

Ristori urgenti

In una lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa hanno chiesto che vengano stanziate risorse a sostegno dei comparti danneggiatiprovvedimenti per fronteggiare la situazione, a cominciare dagli operatori del settore agricolo.

La zona infetta

Sono 114 (78 in Piemonte e 36 in Liguria) i Comuni inseriti dal Ministero della Salute nella “zona infetta” da Peste suina africana.

I 78 Comuni piemontesi, tutti in provincia di Alessandria, sono: Cavatore, Castelnuovo Bormida, Cabella Ligure, Carrega Ligure, Francavilla Bisio, Carpeneto, Costa Vescovato, Grognardo, Orsara Bormida, Pasturana, Melazzo, Mornese, Ovada, Predosa, Lerma, Fraconalto, Rivalta Bormida, Fresonara, Malvicino, Ponzone, San Cristoforo, Sezzadio, Rocca Grimalda, Garbagna, Tassarolo, Mongiardino Ligure, Morsasco, Montaldo Bormida, Prasco, Montaldeo, Belforte Monferrato, Albera Ligure, Bosio, Cantalupo Ligure, Castelletto d’Orba, Cartosio, Acqui Terme, Arquata Scrivia, Parodi Ligure, Ricaldone, Gavi, Cremolino, Brignano-Frascata, Novi Ligure, Molare, Cassinelle, Morbello, Avolasca, Carezzano, Basaluzzo, Dernice, Trisobbio, Strevi, Sant’Agata Fossili, Pareto, Visone, Voltaggio, Tagliolo Monferrato, Casaleggio Boiro, Capriata d’Orba, Castellania, Carrosio, Cassine, Vignole Borbera, Serravalle Scrivia, Silvano d’Orba, Villalvernia, Roccaforte Ligure, Rocchetta Ligure, Sardigliano, Stazzano, Borghetto di Borbera, Grondona, Cassano Spinola, Montacuto, Gremiasco, San Sebastiano Curone e Fabbrica Curone.

Sospesa la caccia

Il 12 gennaio il presidente Alberto Cirio ha emanato un’ordinanza che sospende l’attività venatoria in tutta la provincia di Alessandria fino al 31 gennaio 2022.

Nei giorni precedenti l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi aveva annunciato “l’innalzamento al massimo livello di allerta la vigilanza sulle misure di biosicurezza nel settore domestico, con particolare riguardo a tutte le operazioni di trasporto e di movimentazione degli animali, di mangimi, prodotti e persone” e sostenuto che “serve la collaborazione di tutti gli operatori del settore per offrire la massima protezione alla filiera produttiva del comparto suinicolo”.

Riforma della legge sulla fauna selvatica

L’8 gennaio il presidente Cirio e l’assessore Protopapa avevano fatto presente che “è necessario che le istituzioni preposte riprendano definitivamente in mano la legge 157/92 per adeguarla alle esigenze attuali con una riforma radicale della legge sulla fauna selvatica. Con le norme attuali e la carenza di personale per il controllo non si è più in grado di contrastare il fenomeno della proliferazione dei cinghiali”. Avevano anche ricordato che, nel limite delle possibilità concesse, a dicembre la Giunta regionale aveva adottato per la prima volta una delibera che estende la possibilità per la stagione venatoria 2021-2022 di applicare dei piani di prelievo numerico-selettivi della specie cinghiale per il periodo compreso tra il 1° ed il 31 gennaio. “L’intensificarsi dei casi di Peste suina africana in tutta Europa – avevano aggiunto – deve aumentare l’attenzione delle istituzioni ad ogni livello, anche UE, per tutelare le produzioni zootecniche e l’economia delle nostre aziende, attivando decisioni urgenti che mettano in condizione le Regioni di poter operare su questa annosa criticità”.

La Peste suina africana è una malattia infettiva altamente contagiosa, tipicamente emorragica, causata da un virus appartenente al genere Asfivirus che colpisce solo i suidi domestici e selvatici causando un’elevata mortalità. Non si trasmette all’uomo, quindi non ci sono rischi per la popolazione. Il virus è molto stabile, rimane infettante per diverse settimane anche nelle carcasse abbandonate sul territorio viene inattivato solo dalla cottura e da specifici disinfettanti.

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Pubblicato il 21 Gennaio 2022
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