Ossola in lutto per la scomparsa del pittore e musicista Giuliano Crivelli
Il funerale si svolgerà a Villadossola nella chiesa di Cristo Risorto mercoledì alle 15

Lutto in Ossola per la morte del noto e apprezzato pittore e musicista Giuliano Crivelli. Era nato a Novara nel 1935, ma la famiglia si trasferì Ossola in seguito all’apertura di un’attività quando lui aveva 10 anni. Da un anno era malato e si spento serenamente nella sua casa. Dal 1972 era residente a Trontano.
La sua attività si è sempre divisa tra la pittura e la musica; ha studiato pittura negli anni ’50 con il Maestro Nino Di Salvatore. Ha iniziato giovanissimo lo studio del violino presso l’Istituto Brera di Novara; flauto traverso negli anni ’60 con Marlaena Kessick sino al diploma conseguito nel 1971 presso il Conservatorio B. Marcello di Venezia. Ha dato vita a diversi gruppi musicali, spaziando dalla musica classica al jazz, perfezionandosi con Raf Cristiano, Gianni Bedori e al Berklee College di Boston nel 1981. Ha tenuto numerosi concerti jazz e mostre personali. Ha collaborato con la Proloco di Trontano e fino a qualche anno fa era lui a realizzare un manifesto artistico della “Sagra del fungo” regalando poi il quadro originale al Comune di Trontano. Aveva una predilezione per la tecnica dell’acquerello e aveva scritto diversi libri sulla pittura. Tra questi “Passando il Sempione – disegni e acquerelli”. Ha eseguito opere anche per la Comunità Montana Valle Ossola e per la parrocchia di Villadossola. Seguiva con interesse gli eventi culturali in città qualche anno fa aveva partecipato alla conferenza che si era svolta al teatro Galletti con lo storico d’arte Philipe Daverio.
Il funerale si svolgerà a Villadossola nella chiesa di Cristo Risorto mercoledì alle 15 mentre il rosario sarà recitato domani sera alle 18.30. Lascia i figli Stefano e Fanny.
Ecco un estratto da una presentazione di una sua mostra personale che racchiude il suo pensiero sull’arte. “Con il trascorrere degli anni ho cercato incessantemente di costruire dei fatti pittorici, piuttosto che ricostruire fatti aneddotici, non accontentandomi di puntigliose minuzie che non mi avrebbero portato più in là dei luoghi già imbevuti dalle ondate iperrealiste, preferendo inserire nella scompaginazione di moduli e nella disintegrazione di oggettività, guardando instancabilmente verso ogni senso del quotidiano, anche quando la sua banalità neppure sminuisce o ingigantisce le proprie perversioni.
Come è vero che non è necessario dipingere delle belle cose ma piuttosto dipingere bene delle cose, mi sento più pittore del tempo di oggi, piuttosto che pittore ‘moderno’, osservando il mondo come esso è, filtrando e ritenendo lo stretto necessario da tutto ciò che osservo, sbrogliando da complicazioni il senso delle cose fino a scompaginarne l’ordine e la funzione originale per poi riassemblare ogni possibile elemento espressivo utile, sia figurativo che astratto, letterario o poetico, metafisico o psicologico, nella forte convinzione che la conoscenza sia inseparabile dal mistero ed il visibile al servizio dell’invisibile”.
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