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Sindacato medico Cimo: per fase 2 puntare su teleconsulto e telemedicina

“Delusi dalle strategie di breve termine da parte della Regione. Inesistente un pensiero strategico istituzionale sul medio e lungo periodo”

«Ancora una volta constatiamo la mancanza da parte della Regione di una strategia chiara ed efficace nel breve e nel medio-lungo periodo per fronteggiare la crisi sanitaria. Medici e Infermieri continuano a essere esposti a un alto rischio di contagio, perché i test sierologici e i tamponi non vengono fatti a tappeto, e soprattutto a oggi continuano a essere esclusi gli asintomatici, il veicolo più facile per la diffusione del Covid-19. A questo si aggiunge una totale confusione da parte dei vertici regionali sulle strategie da adottare per la Fase 2: non dimentichiamoci che non esiste solo il coronavirus, tanti cittadini con patologie croniche ma non urgenti in questo momento sono isolati a casa senza un’adeguata assistenza medica. Ieri ci aspettavamo delle risposte da chi si è presentato al posto dell’Assessore Icardi, ma non sono arrivate. Così come siamo rimasti sconcertati dalla vaghezza con cui è stato trattato il tema del contributo economico stanziato dal Governo per il personale sanitario. I 18,4 milioni di euro destinati al Piemonte, a distanza di un mese dal provvedimento, continuano ad essere fermi in Regione”. A dichiararlo è Sebastiano Cavalli, Segretario di Cimo Piemonte, sindacato dei medici, dopo la riunione convocata il 29 aprile dall’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte.

«Riteniamo – prosegue il dottor Cavalli di Cimo – che per affrontare al meglio la Fase 2 serva anzitutto lavorare in modo unitario. La gestione dell’emergenza nella nostra Regione ha mostrato grandi limiti, causati soprattutto da una mancanza di visione preventiva. Per non commettere gli stessi errori, proponiamo un’azione veramente incisiva in termini di test sierologici, tamponi e disponibilità ampia di DPI, ma non basta. Serve puntare sul teleconsulto e la telemedicina: le tecnologie aiuteranno medici e pazienti. Chiediamo concretezza e azioni veloci da parte delle Istituzioni sul breve termine e un reale cambio di passo sulle politiche sanitarie regionali da qui ai prossimi tre anni».

Pubblicato il 30 Aprile 2020
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