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Le analisi del Dna per restituire un nome agli ignoti degli eccidi nazisti

Lo scopo è ricostruire l'identità delle 33 vittime delle stragi di Fondotoce, Pogallo e Baveno. La ricerca permetterà di fornire informazioni sugli ultimi giorni di prigionia e sul periodo di vita partigiana

Grazie alle più sofisticate tecniche di antropologia e odontologia forense e di analisi del Dna, l’équipe diretta dalla profesorressa Cristina Cattaneo, con il supporto del gruppo di ricerca storica coordinato dalla Casa della Resistenza, tenterà di restituire l’identità alle 33 salme di ignoti, vittime nel giugno 1944 degli eccidi di Fondotoce, Pogallo e Baveno.

Il 17 febbraio l’Associazione Casa della Resistenza, i Comuni di Verbania e Baveno e il Parco Nazionale Val Grande hanno firmato una convenzione triennale con il Labanof, il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano.

Prende così il via il progetto ‘Diritto al nome, diritto alla memoria‘. La ricerca permetterà in ogni caso di ricostruirne il “profilo biologico”, fornendo informazioni inedite sugli ultimi giorni di prigionia e più in generale sul periodo precedente di vita partigiana.

“L’impegno alla restituzione di un’identità ai resti degli ignoti – sottolineano dalla Casa della Resistenza- , al di là dell’indiscutibile valenza storica, rappresenta, anche a distanza di 76 anni, il riconoscimento di un diritto sancito dall’art. 6 del codice civile italiano, il diritto al nome, che è dovere morale garantire per estensione anche ai defunti”.

Pubblicato il 20 Febbraio 2020
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