Laveno Mombello, botta e risposta sull’organizzazione della biblioteca
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Laviana Fontana, ex bibliotecaria che riflette sul progetto di valorizzazione dello spazio. A seguire la risposta dell'Amministrazione Comunale

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Laviana Fontana, ex bibliotecaria che riflette sul progetto di valorizzazione dello spazio della Biblioteca Comunale a Villa Frua presentato in consiglio comunale dove individua delle criticità. A seguire la risposta dell’Amministrazione Comunale.
Buongiorno.
Ho letto con interesse l’articolo recentemente pubblicato a proposito della biblioteca comunale di Laveno Mombello, e vorrei esplicitare alcune riflessioni. Nell’articolo non si fa cenno al particolare patrimonio librario della biblioteca, cosa del resto poco presente anche nei discorsi del Sindaco e dell’Assessora Gomiero. I libri sono di solito considerati la principale ricchezza di una biblioteca. Anche nel nostro caso si tratta di una grande quantità testi, negli anni accuratamente acquisiti e selezionati, presentati al pubblico a scaffale aperto, cosa molto apprezzata dai lettori. Sembra invece ora di parlare di un pesante fardello di cui liberarsi, almeno in parte, al più presto.
Certamente, per rispettare le norme antincendio, non potranno più essere esposti totalmente ma bisognerebbe, prima di ogni altra cosa, fare uno sforzo per cercare di dare alla biblioteca il maggior numero di spazi possibile. A questa esigenza l’Amministrazione risponde proponendo una redistribuzione dei locali addirittura di 20 mq inferiore a quella attuale. Dov’è la logica? Andiamo avanti. I posti a disposizione degli studenti nella futura aula studio saranno 14. Peccato le presenze fossero – quando la biblioteca era aperta – mediamente di 30/40 ragazzi al giorno.
Ancora. A proposito dell’orario di apertura, l’Assessora dice che, anche con l’apertura di sole 36 ore settimanali, siamo al di sopra degli standard regionali, e che la biblioteca di Varese apre 33 ore la settimana. Se proprio vogliamo fare dei raffronti, suggerirei di dare uno sguardo agli orari di apertura di Busto Arsizio e Gallarate. Se però vogliamo giocare al ribasso…
Continuiamo. Si parla della futura modernità: gaming, ricerche, lettura ad alta voce e spazi per i più piccoli. Diciamo allora che ricerche, lettura ad alta voce e sala ragazzi risultano in essere da qualche decennio. In cosa consista poi nel nostro caso il gaming (vocabolo inglese per designare videogiochi e affini) proposto dovrebbero spiegarlo. E spiegare anche perchè viene considerato prioritario. Sinceramente la realtà mi sembra molto più terra terra. Semplicemente si vuole privare la biblioteca di due bei locali per metterci uffici comunali. Molto all’avanguardia.
In realtà credo che la vera modernità di una biblioteca sia quella di offrire un patrimonio librario adeguato, servizi efficienti, spazi piacevoli e accoglienza alle persone e alle loro esigenze e passioni, in rapporto stretto con l’associazionismo e gli altri enti del territorio. Il resto è solo fumo negli occhi.
Grazie per l’attenzione.
La risposta dell’Amministrazione Comunale
È doveroso precisare nuovamente, in aggiunta all’incontro con la cittadinanza e alla discussione avvenuta in Consiglio comunale, che la Biblioteca Antonia Pozzi, aperta nel 2000 a Villa Frua, non è mai stata messa a norma. Per oltre vent’anni dipendenti comunali – tra cui la stessa dottoressa Fontana, autrice della lettera – e cittadini hanno lavorato e frequentato spazi privi delle condizioni di sicurezza richieste dalla legge e colpisce che questo aspetto non sia posto al centro della lettera aperta da parte di chi per due decenni ha operato in quegli ambienti.
Proprio questa è la ragione principale per cui l’Amministrazione Civitas ha deciso di sospendere temporaneamente l’attività e avviare una riorganizzazione complessiva. Gli spazi studio non saranno ridotti ma ampliati, con un servizio esteso oltre l’orario ordinario per agevolare studenti e utenti.
Quanto al patrimonio librario, l’attuale eccedenza di circa 35.000 volumi non può essere ospitata negli spazi disponibili senza violare le norme di sicurezza: per contenerli tutti occorrerebbe l’intera Villa Frua. Non si tratta dunque di una scelta discrezionale del Comune e di questa Amministrazione, ma del rispetto di un obbligo imposto dalla legge.
L’attuale Amministrazione si sta pertanto assumendo la responsabilità di risolvere un problema che avrebbe potuto e dovuto essere affrontato per tempo negli anni dal 2000 al 2020, con l’obiettivo di restituire entro la fine dell’anno una struttura sicura e fruibile dalla comunità in sicurezza.
L’Amministrazione Civitas