I numeri del Soccorso Alpino nella Lombardia occidentale: 25 morti in montagna in sette mesi
Dal 1° gennaio al 18 luglio, la XIX Delegazione Lariana del CNSAS ha soccorso 318 persone. Lecco e la Valsassina le aree più coinvolte, 28 interventi nel Varesotto. Il delegato Marco Anemoli: «Serve più consapevolezza»

In Lombardia, il lavoro del Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico continua a essere fondamentale per la sicurezza in montagna. Lo dimostrano i numeri diffusi dalla XIX Delegazione Lariana del CNSAS, che da inizio anno fino al 18 luglio ha effettuato 279 interventi di soccorso, impegnando 1.280 operatori per un totale di 7.009 ore uomo. Gli interventi hanno coinvolto 318 persone, di cui 25 purtroppo decedute per cause diverse.
Il dato conferma la complessità delle attività svolte dalle squadre del soccorso alpino, che intervengono in contesti spesso impervi e in condizioni non sempre favorevoli. Le persone soccorse sono 230 uomini e 88 donne, nella grande maggioranza (279 su 318) di nazionalità italiana.
A Varese 28 interventi, il record in Valsassina e Valvarrone
All’interno della Delegazione Lariana, che comprende sette stazioni operative, la Valsassina-Valvarrone risulta l’area con il maggior numero di interventi, ben 85, seguita da Lecco con 65 operazioni. Al terzo posto si colloca il Triangolo Lariano con 51 soccorsi, mentre il Lario Occidentale – Ceresio si ferma a 30. A seguire ci sono Varese con 28 interventi, Dongo con 16 e, infine, Pavia Oltrepò con 4.
Le cause che hanno richiesto l’intervento dei soccorritori variano, ma si concentrano soprattutto su episodi di caduta o scivolata, che hanno interessato 58 persone. Un altro gruppo rilevante è composto da coloro che hanno avuto problemi fisici o psicofisici (47), mentre 41 persone sono state soccorse a seguito di cadute dall’alto, come da scarpate o pendii. Meno frequenti, ma comunque significativi, sono stati i casi di ritardi, disorientamento o incidenti dovuti a morsi di rettili o punture di insetti.
Per quanto riguarda le attività svolte al momento dell’incidente, l’escursionismo è di gran lunga la più ricorrente: 148 persone sono state soccorse mentre stavano camminando in montagna. Ma si registrano interventi anche durante sessioni di running, trekking o turismo ricreativo, con 13 casi per ciascuna attività. Presenti anche ferrate, sentieri attrezzati, attività alpinistiche, permanenze in baite o alpeggi, uscite in bicicletta e perfino raccolta di funghi e scialpinismo.
“In montagna sempre con prudenza e preparazione”
Un quadro variegato che sottolinea quanto la montagna sia vissuta in modo trasversale, ma anche quanto sia fondamentale avvicinarsi a questi ambienti con la giusta preparazione. A ribadirlo è lo stesso Marco Anemoli, delegato per la XIX Delegazione Lariana: «I numeri confermano la necessità di una costante attenzione alla prevenzione e alla preparazione personale. Escursioni e attività in montagna sono esperienze uniche ma richiedono la consapevolezza dei propri limiti, dotazioni adeguate e rispetto delle regole di sicurezza. Ricordiamo di pianificare l’itinerario, consultare i bollettini meteorologici, di comunicare i propri spostamenti e di valutare bene le proprie competenze. Ogni intervento evitato grazie a un gesto prudente è un successo per tutti».
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