Gli anabolizzanti proibiti venduti a Luino erano prodotti in India: ai domiciliari anche il secondo arrestato
L’uomo ha ammesso le sue responsabilità rispetto ai pesanti reati contestati. Il legale Giancarlo Trabucchi verso la decisione per un rito alternativo

È finito lunedì ai domiciliari anche il primo degli arrestati (in tutto due) nell’ampia indagine coordinata dalla procura della repubblica di Varese sul traffico illecito di sostanze dopanti dai paesi dell’Est Europa al Luinese dove due culturisti avevano attivato – è l’accusa – un fiorente traffico di nandrolone e anabolizzanti.
Sostanze per la maggiore proibite ma che, anche se sul mercato, necessitano di una apposita disciplina per la vendita e la somministrazione. Non a caso i reati contestati sono l’esercizio abusivo della somministrazione di farmaci («Somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica») e l’importazione di sostanze stupefacenti, in particolare il reato previsto dal testo unico sugli stupefacènti del 1990 (dpr 309) dal famigerato articolo 73 comma primo, cioè le “droghe pesanti”, finite nelle tabelle di applicazione della legge.
Un guaio, per chi è accusato di questo reato, che nel solo ultimo caso prevede pene da 6 a 20 anni e multe da 26 a 260 mila euro. Durante l’interrogatorio avvenuto venerdì scorso, due giorni dopo l’arresto, l’indagato, assistito dal suo legale avvocato Giancarlo Trabucchi, aveva ammesso le sue responsabilità collaborando col magistrato per chiarire la sua posizione. In pratica le due misure restrittive rientrano nell’operazione “Op shield 2023“ partita dalla segnalazione della autorità bulgare di spedizioni controllate di sostanze prodotte da un’azienda farmaceutica indiana che dopo aver fatto scalo in Bulgaria e Polonia venivano inviate a compratori italiani.
Stiamo parlando di importanti quantità: la polizia giudiziaria che ha seguito le indagini, dunque il Nucleo tutela della salute dei Carabinieri – i “Nas” – ha trovato durante le perquisizioni centinaia di scatole di sostanze proibite pronte per la vendita e che permetteva agli indagati di «vivere» di quei traffici, secondo quanto rivelato dagli inquirenti. Seguire le spedizioni e successivamente raccogliere elementi sufficienti per sostenere un’ordinanza di custodia cautelare è stato il certosino lavoro d’indagine dei militari che sono entrati in azione su ordine del gip di Varese cha ha firmato la richiesta di arresto e di perquisizione; è durante quest’ultima attività che i carabinieri hanno poi fatto scattare le manette in flagranza di reato al secondo arrestato, messo però subito ai domiciliari.
Il resto lo hanno fatto le copie forensi dei cellulari sequestrati, dunque la messaggistica whatsapp dal contenuto piuttosto esplicito circa gli accordi e i prezzi delle contrattazioni per le sostanze; inoltre gli investigatori hanno eseguito un’ampia indagine patrimoniale sul “giro“. Elementi solidi raccolti dal Sostituto Lorenzo Dalla Palma e per i quali il difensore sta elaborando una strategia procedurale che non escluderà in prima battuta riti deflattivi come il patteggiamento, o l’abbreviato (che in caso di condanna prevede la decurtazione di un terzo della pena). Gli approfondimenti principali hanno fatto emergere per il momento anche altri soggetti indagati, ma a piede libero.
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