«Volare in deltaplano è gioco e scoperta», la storia di Gregorio
Il lato più poetico di uno sport che porta l'uomo tra le nuvole e in cui dominano le sensazioni, non la tecnologia

Per chi lo pratica, il deltaplano non è mai soltanto uno sport. Emozioni, meraviglia e nuove scoperte accompagnano ogni volo. Ma per Gregorio il deltaplano è anche qualcosa di più: uno strumento capace di accompagnare l’essere umano (animale tipicamente terricolo) a visitare il cielo senza l’aiuto di tecnologie avanzate: solo lui e le sue sensazioni.
Il primo volo «oltre le Colonne d’Ercole»
Gregorio abita a Laveno Mombello e ricorda ancora perfettamente il giorno in cui ha spiccato il volo in cui per la prima volta ha superato la quota dalla quale era decollato. «Sul finire del giorno eravamo rimasti il mio istruttore ed io in decollo – racconta -. L’ora dorata allungava le ombre delle montagne e colline circostanti; il manto verde delle chiome ribolliva di vita accarezzato dalle brezze serali di un tiepido giorno di inizio estate. Ci si prepara e si decolla: l’obiettivo, oltre a praticare manovre di decollo ed atterraggio, è quello di rimanere in aria per conoscerne il comportamento e il rapporto con l’ala».
«È stata – aggiunge – la prima volta in cui volando ho oltrepassato la quota da cui ero decollato. Lasciate le colonne d’Ercole alle spalle non c’è stato timore e angoscia, ma solo euforia e meraviglia. Verso nord si adagiava il lago in tutto il suo splendore; inondato dalla luce vespertina i suoi colori e le forme sembravano smussati per adattarsi ad una familiarità bonaria e accogliente. Il bianco candido delle vele, puntini sperduti nell’enorme massa d’acqua, così vicine e così lontane da me e dal mio cielo in quel momento. E’ stato così piccolo il mondo per una volta che in quel momento ho sentito di poterlo abbracciare tutto con il mio sguardo e carpirlo e capirlo completamente nella mia coscienza e nei miei pensieri».
I primi voli sono sempre i più intensi. Sono i momenti in cui si apprende di più, durante i quali si impara e si assorbe tutto. «Il volo è gioco e scoperta – spiega Gregorio -. Un fascino eterno che investe ogni fibra del corpo e ti lascia stremato tanto è intimo e potente».
Uno sport in cui dominano le sensazioni
Guidare il deltaplano è un’esperienza straordinariamente umana. A bordo, infatti, non si trovano strumenti tecnologici che ci si potrebbe aspettare sulla plancia di un aereo. Il pilota può fare affidamento solo su se stesso. «Niente strumenti: niente altimetro o variometro. Nessuna indicazione esogena sulla condotta del mezzo, nessun suono artificiale – spiega Gregorio -. Dominano i sensi e le sensazioni, domina la sensibilità in quello che è il momento in cui un umano, bipede e terricolo, visita il mondo delle creature volanti».
In vista del Campionato mondiale di deltaplano che si svolgerà a Laveno Mombello dal 1 al 14 giugno, VareseNews raccoglie e racconta le storie degli appassionati di questo sport affascinante. Hai anche tu una storia che vuoi far conoscere? Raccontacela tramite il modulo a questo link.
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