Nel 2023 continua la discesa della cassa integrazione : Varese -11%
La diminuzione è relativa all'intero anno, ma nell'ultimo trimestre in tutte le province lombarde la Cig è tornata a crescere
Nel 2023 si registra una riduzione annuale della cig del 22% sull’anno precedente, dopo la precedente riduzione dell’84% tra il 2021 e il 2022. Continua quindi la discesa della cassa integrazione, che sarebbe stata anche più significativa, senza l’incremento dell’ultimo trimestre dell’anno.
Andamento analogo nell’Italia del nord (-18%) e nel dato nazionale (-29%). In Lombardia la riduzione del dato complessivo deriva dalla somma algebrica dell’aumento della cig ordinaria (16%) e della flessione di tutte le altre gestioni (straordinaria -26%, deroga -98%, FIS -89%). La cig viene pertanto azzerata nel settore terziario, mentre nel settore manifatturiero l’andamento è più complesso, sale nella gestione congiunturale, mentre scende in quella strutturale, in particolare diminuiscono le situazioni di crisi aziendale (-36%).
Tra i territori si distribuiscono pariteticamente le riduzioni e gli incrementi, cinque a cinque, mentre in uno, Sondrio, la situazione resta invariata. La flessione riguarda le province di Lodi (-51%), Milano (-30%), Mantova e Pavia (-23%), Varese (-11%). L’aumento tocca invece le province di Cremona (114%), Brescia (31%), Lecco (27%), Bergamo (11%), Como (3%).
I SETTORI
Analoga situazione tra i settori, dove prevalgono però le riduzioni, sei contro quattro. La cig risulta in flessione nel credito (-97%), nel commercio (-82%), nei trasporti (-79%), nel tessile (-13%) e nell’agro-alimentare (-8%). Cresce invece nel chimico-plastico (34%), nel metalmeccanico (23%), nelle costruzioni (15%) e nel grafico-editoriale (6%).
I DATI DELL’ULTIMO TRIMESTRE
L’anno si chiude con un trimestre in salita, in controtendenza con i primi tre. In Lombardia il quarto trimestre segna infatti un incremento del 39% sul trimestre precedente, con più di 23 mln di ore richieste, un valore superiore anche a quelli dei primi due trimestri dell’anno. La differenza l’ha fatta soprattutto il mese di ottobre con di 10 mln e più di ore richieste, mentre a dicembre la richiesta di cig è tornata a valori vicini a quelli dei mesi in cui è stata più bassa, attorno ai 5 milioni di ore.
Anche nel nord Italia e nel dato nazionale si è registrato un incremento, ma leggermente più basso che nella nostra regione, rispettivamente del 38% e del 31%. In Lombardia la crescita è stata trascinata soprattutto dalla cig ordinaria (53%), ma un contributo è venuto anche dalla gestione della cig in deroga e del FIS, anche se con valori assoluti che restano marginali. Si è mantenuta invece su valori stabili la richiesta di cig straordinaria, sia nel comparto delle crisi, che in quello dei contratti di solidarietà.
IN LOMBARDIA CRESCE LA CIG ORDINARIA
Rispetto al IV trimestre del 2022 i valori complessivi restano allineati in Lombardia (2%), in leggera crescita nel nord Italia (7%), in diminuzione nel dato nazionale (-10%). Il valore della Lombardia è il risultato dell’incremento della cig ordinaria (10%) in parte compensato dal decremento della cig straordinaria (-2%) e soprattutto del FIS (-67%), il Fondo di integrazione salariale.
In tutte le province, tranne che a Mantova (-49%), la richiesta di cig risulta in crescita. Si va da valori molto alti, come a Sondrio (854%), Cremona (130%), Bergamo (84%), Milano (80%), Lecco (74%), a valori più contenuti, come a Pavia (54%), Lodi (49%), Varese (45%), Brescia (15%), Como (5%). Milano e Brescia assorbono ciascuna più del 20% della richiesta regionale, seguite da Bergamo con il 18% e da Varese con il 12%.
Rispetto all’anno precedente sono sempre Sondrio e Cremona a segnare gli aumenti più significativi (435% e 69%), seguite da Bergamo (39%) e Lecco (33%). Vicine o inferiori al 10% gli incrementi nelle province di Lodi, Milano, Como e Brescia, mentre a Mantova, Pavia e Varese la richiesta di cig risulta in diminuzione.
Tra i settori, trasporti e grafico-editoriale trainano gli incrementi con il 258% e il 142%, insieme al credito, che però presenta valori assoluti del tutto marginali. Seguono i settori chimico, edile e dei servizi vari con valori compresi tra il 70% e il 60%, quindi il metalmeccanico (36%), il tessile (23%) e l’agro-alimentare (10%). In flessione invece il commercio (-47%). Il metalmeccanico da solo assorbe il 46% della richiesta complessiva di cig regionale. Seguono il chimico (17%) e il tessile (15%), mentre gli altri settori si assestano su valori decisamente più bassi. Rispetto all’anno precedente, oltre al commercio (-62%), flettono l’agro- alimentare (-59%) e il chimico (-5%). Cresce invece la richiesta nel settore dei trasporti (249%), nel tessile (17%), nel grafico-editoriale (12%), nel metalmeccanico e nei servizi vari (10%), nelle costruzioni (9%) e nel credito (6%).
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