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Il giudice ha deciso: 800 mila euro di risarcimento per la frana di 9 anni fa a Cerro di Laveno Mombello

Condannati a pagare in sede civile il Comune e il privato proprietario del fondo da cui nel 2014 si staccò una parte di montagna che uccise Giorgio Levati, di 70 anni e la nipote sedicenne Adriana De Pena Moya Rochely

Frana di Cerro, i primi soccorsi (inserita in galleria)

Per le morti di Giorgio Levati, 70 anni e della la nipote Adriana De Pena Moya Rochely, di 16, il tribunale civile di Varese ha deciso per il risarcimento dei danni subiti dai congiunti, danni che per il 75% verranno liquidati dal Comune di Laveno Mombello e per il restante 25% dal proprietario del fondo da cui si staccò la frana: una cifra nel complesso che si aggira attorno agli 800 mila euro.

LA SUPER CONSULENZA

Per decidere il tribunale ha incaricato una consulente tecnica che ha realizzato una perizia d’ufficio che ha “fotografato“ quanto avvenuto nella zona nei decenni precedenti da cui è stata evidenziata la presenza di smottamenti nel 1987, nel 1998, nel 2002, nel 2009 e nel 2011. «Il versante di via Gattirolo è stato cartografato», si legge nella sentenza «come area in dissesto stabilizzata, con status di “frana attiva”». Dopo l’azione civile promessa dagli eredi delle vittime patrocinati dagli avvocati Enzo Cosentino, Andrea Boni e Luca Marsico, che hanno chiamato in causa il proprietario del fondo Sironi e il Comune di Laveno Mombello, sono seguite da questi due ultimi soggetti a vario titolo le chiamate in causa di Regione, Provincia, Autorità di Bacino del Po, Governo e «Società Germanica», cioè il soggetto su cui ricade la proprietà di un campo di calcio vicino all’area da cui si è staccata la frana. Secondo il giudice «non risulta configurabile una responsabilità diretta della Regione nel causare l’evento, non potendo nemmeno in tal caso individuarsi un’ipotesi di responsabilità oggettiva» e «analoghe considerazioni valgono anche per quanto attiene alla Provincia», inoltre deve ritenersi rigettata ogni responsabilità civile in capo all’Autorità di Bacino del Po.

QUELLA NOTTE

La frana si è sviluppata nella notte tra il 15 ed il 16 novembre 2014 alle ore 23:15 circa, come risulta da alcune testimonianze rese ai Carabinieri e si è innescata dalla sommità di un versante di circa 35 metri di altezza prospiciente via Gattirolo di proprietà di Carlo Sironi. La frana ha invaso la strada ed ha impattato con il fabbricato di proprietà Levati dopo aver distrutto un muro in calcestruzzo di confine; nell’impatto con la parete Est del fabbricato la frana ha distrutto le pareti in muratura del primo piano dell’edificio ed ha invaso il seminterrato, attraverso alcune finestre e lucernai che sono stati in gran parte distrutti. L’impatto della frana ha provocato due vittime, una nella camera da letto del primo piano, l’altra in una stanzetta del seminterrato.

TANTA ACQUA

Certo, il giorno in cui si è verificato lo smottamento arrivava nel mezzo di un periodo di pioggie eccezionali, Nello specifico, tra il 3-7 novembre si sono prodotti complessivamente 300,2 mm di pioggia, tra il 9- 12 novembre sono caduti, invece, 282,6 mm di pioggia. Nel giorno di accadimento della frana si sono registrati complessivamente 150,2 mm di pioggia nelle 24 ore. Il proprietario dei terreni, Sironi, – si legge in sentenza – aveva imputato la frana al ristagno idrico in un campo da calcio di proprietà della «Associazione Germanica» ma proprio in virtù della perizia disposta dal giudice si è potuto appurare che «le acque provenienti dalla proprietà Associazione Germanica non abbiano, in realtà, provocato l’innesco della frana» e quindi la chiamata in causa della proprietà del campo da calcio va esclusa. Beninteso: la stessa perizia ha evidenziato come nel corso egli anni siano stati realizzati progetti e lavori di regimentazione idrica, “gabbbionature“ e tagli piante che tuttavia non sono stati ritenuti sufficienti al verificarsi del fenomeno franoso: «Le opere di sistemazione predette hanno avuto carattere localizzato interessando sovente solo le aree sorgenti o le nicchie di frana e non l’intero versante», si legge nella sentenza a richiamo della perizia.

IL RISARCIMENTO

In merito alla responsabilità del Comune di Laveno Mombello: per i giudici è vero che l’area del distacco della frana è privata ma «risulta sufficiente a ritenere provato un profilo di colpa anche in capo all’ente (il Comune ndr), che non ha diligentemente operato al fine di garantire, nei limiti delle proprie competenze, un’efficiente salvaguardia dello stato dei luoghi, non potendo per tutte le ragioni anzidette rinvenire un’ipotesi di colpa esclusiva in capo alla proprietà». La cifra da liquidare agli eredi congiunti è di 824.873 di cui 618.655 al Comune di Laveno Mombello (in parte coperto da massimale di polizza Axa Assicurazioni fissato in 300.000 euro), e 206.218 alla proprietà Sironi; in più, Comune di Laveno e proprietà Sironi sono condannate a rifondere alte spese di lite e di consulenza tecnica d’ufficio richiesta dal giudice.

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Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 02 Aprile 2023
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