Un giro d’affari di 40 miliardi per la Mafia. Forti criticità anche in provincia di Varese
Il centro studi della Cgia di Mestre ha condotto una analisi sui dati della Banca d'Italia rispetto alle attività della criminalità organizzata
La Mafia è una delle organizzazioni criminali più potenti in Italia, con un volume d’affari stimato in 40 miliardi di euro all’anno, pari al 2% del Pil. Questo rende la Mafia Spa un’azienda con un fatturato inferiore solo a quello di GSE, ENI e ENEL.
Tuttavia, secondo il centro studi della Cgia, l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre, che ha esaminato i dati della Banca d’Italia, questi numeri sono sottostimati in quanto non è possibile quantificare i profitti derivanti dall’infiltrazione delle organizzazioni criminali nell’economia legale.
L’organizzazione imprenditoriale esprime un forte disappunto verso l’Unione Europea che consente ai paesi membri di conteggiare alcune attività economiche illegali, come la prostituzione, il traffico di droga e il contrabbando di sigarette, nel Pil. Ciò ha permesso di “gonfiare” la nostra ricchezza nazionale di 17,4 miliardi di euro nel 2020. Questa decisione è eticamente inaccettabile poiché lo Stato combatte le mafie da un lato, ma dall’altro le riconosce un ruolo attivo nell’economia legale.
La presenza delle organizzazioni criminali è maggiore nel Mezzogiorno, ma ci sono evidenze crescenti di una loro presenza anche nelle aree economicamente più avanzate del Centro-Nord. La letteratura specializzata dimostra che i territori in cui l’economia è fortemente dipendente dalla spesa pubblica e il livello di corruzione è elevato sono maggiormente vulnerabili alla corruzione delle mafie.
“Secondo la Banca d’Italia – prosegue la Cgia – la penetrazione territoriale della Mafia Spa non riguarda solo il Sud; purtroppo presentano un indice di presenza mafiosa molto preoccupante anche realtà del Centro-Nord, in particolar modo le province di Roma, Latina, Genova, Imperia e Ravenna.
Meno colpite delle precedenti, ma comunque con forti criticità si segnalano, sempre nella ripartizione centrosettentrionale, anche le provincie di Torino, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Varese, Milano, Lodi, Brescia, Savona, La Spezia, Bologna, Ferrara, Rimini, Pistoia, Prato, Firenze, Livorno, Arezzo, Viterbo, Ancona e Macerata. Meno investite da questo triste fenomeno sarebbero, invece, le province del Triveneto (con leggeri segnali in controtendenza a Venezia, Padova, Trento e, in particolar modo, Trieste). Anche la Valle d’Aosta e l’Umbria presentano un livello di rischio molto basso”.
IL DOCUMENTO INTEGRALE DELLA BANCA D’ITALIA SULLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
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