Quantcast

Luino dice addio a Luigi Annoni, “passatore” e partigiano

Da giovanissimo era contrabbandiere, condusse in Svizzera anche prigionieri inglesi in fuga. Poi la Resistenza nella zona di Savona

Anpi - Associazione nazionale partigiani

È morto a Luino Luigi Annoni, partigiano e testimone del Novecento. Aveva 97 anni.

I funerali si terranno lunedì 12 dicembre, nella Chiesa di San Pietro in Campagna, alle 14.45, preceduti dal rosario. Al lutto si associa anche l’Anpi Luino.

Un uomo semplice e umile, Annoni: già da giovanissimo era passatore e contrabbandiere, come tanti sul confine con la Svizzera, “traghettò” alcuni prigionieri oltreconfine. Arruolato nelle file della Divisione San Marco dell’esercito fascista di Salò, disertò e aderì alla Resistenza sui monti sopra Savona.

Nel 2017 aveva ricevuto anche la Medaglia della Liberazione, per i reduci della Resistenza.
Qui l’intervista raccolta da Carlo Banfi per un volume che raccoglie anche le storie della Resistenza nel Luinese:

[…] Nel periodo della guerra praticava il contrabbando. “Morfina. – mi rivela – La procuravo per un farmacista che conoscevo”. Don Ferdinando, a quel tempo coadiutore a Luino, era al corrente di questa sua attività e un giorno gli chiese di accompagnare una persona importante di là dal confine. Tramite era un industriale di Busto, parente dello stesso sacerdote.

Luigi Annoni è sempre stato convinto che si fosse trattato di un ebreo. “Se è in grado di sostenere almeno un’ora di marcia, va bene”. Per queste sue ‘imprese’ raggiungeva il valico del Palone, proseguiva fino a superare il laghetto di Astano che si trova in Cantone e lì, nascosto, controllava gli spostamenti della guardia confinaria per cogliere il momento propizio per andare al di là della frontiera. E così è stato con quel tale, “solo che questa volta c’era un camion dei finanzieri e abbiamo aspettato parecchio. Quando siamo stati di là mi ha abbracciato e mi ha infilato nel taschino dei soldi”. Dall’espressione di Luigi non doveva essere stata solo una mancia! “C’è il Console a Lugano che mi aspetta. – mi ha confidato – Finita la guerra ho ricevuto una sua cartolina dove mi ringraziava. L’ho passata al tuo amico Giovanni. Il nome di quella persona è scritto qui dietro”. E mi ha mostrato una busta: Gordon Lett.

Ho cercato su internet: “Gordon Lett. Amico dell’Italia” è il titolo di un libro presentato nel 2019 in Lunigiana dallo stesso figlio di Lett, Brian.
Gordon Lett, ufficiale inglese col grado di Maggiore, catturato in Nord Africa dalle truppe italiane. E’ stato internato nel campo di Veano, nei pressi di Piacenza e da lì fuggito dopo l’8 settembre ‘43. In Lunigiana ha dato vita a un raggruppamento partigiano che ha combattuto contro tedeschi e fascisti. E’ possibile che abbia avuto bisogno di contattare i comandi inglesi oltre confine, nel Canton Ticino. La rivelazione di Luigi è plausibile.

Oltre alla busta mi passa dei fogli dattiloscritti: “Questa è la mia testimonianza di guerra. Mi raccomando di non perderli!” “Giovanni mi ha riferito che eri coi partigiani in Liguria. Ma dove?” “A Portovado. E lì è finita la mia guerra. Non sono neanche entrato in Savona dopo il 25 aprile ‘45 perché c’era un contadino che doveva recarsi ad Alessandria per il mercato del bestiame. E mi ha offerto un passaggio. Poi sono arrivato a Varese, da una zia e finalmente mi sono liberato dai miei abiti di guerra… e dai pidocchi. La zia mi ha dato un suo golfino rosa e quando mi sono presentato da mia mamma a Luino, vestito in quel modo, quasi non mi riconosceva, anche perché avevo i capelli lunghi. In seguito ho trovato lavoro presso il calzaturificio Elio, con una lettera di raccomandazione dove c’era scritto che avrei fatto il ‘bravo’ e non avrei creato problemi. Ho chiuso al setificio Stehli di Germignaga, quando a 55 anni sono andato in pensione”.
Ci salutiamo e lo assicuro che troverà i fogli che mi ha affidato dal Marco, il nostro parrucchiere, che ha fatto da tramite per questo incontro.

Memorie di Luigi Annoni – 1978

Mentre mi trovavo in ospedale voglio raccontare alcuni stralci del mio passato.

Il 27 marzo 1944 mi trovavo vicino al confine svizzero località Palone ad un tratto vengono verso di me due militari tedeschi hanno con loro un cane lupo, mi afferrano e mi accusano di accompagnare ebrei io nego decisamente, loro insistono.
Io veramente stavo controllando il tempo che la guardia di finanza della caserma Palone percorreva il tratto di strada della caserma andava verso il pianazzo e il ritorno alla caserma, tutto lì.
Mi ero preso un mazzo di agrifoglio con i pallini rossi e li ho mostrati loro che mi trovavo in quel posto perché li avrei portati al cimitero. Per tutta risposta i militari tedeschi mi condussero a Luino all’albergo Helvetia e quindi mi accompagnarono alla stazione ferroviaria dopo aver attesa un quarto d’ora, questi mi invitarono a salire su un carro ferroviario con destinazione Novara, il giorno successivo alla stazione di Novara partimmo in 8 con destinazione Germania, arrivammo in Germania il 1 Aprile in 3 mi hanno messo da parte per destinazione un campo di lavoro Lagher Papeberg qui è cominciata la bella vita quattro mesi ½ impiegati a fare buche anticarro, sono arrivato a pesare 42 kg. Tornando dal campo di lavoro trovammo un bando chi voleva andare al fronte a combattere in Italia dava la possibilità di tornare in patria firmato Mussolini. In 6 abbiamo accettato, la mattina seguente a bordo di un camion siamo stati accompagnati a Grafenvor presso la divisione S. Marco (P.S. mi ero dimenticato di scriverlo. Alla sera linterprete gli a detto al mio amico Mapelli siete stati fortunati perché la prima proposta era di andare sul confine della Russia)
siamo stati addestrati come mitragliere per otto ore al giorno (“Ero in grado di smontare e rimontare la mitragliatrice anche al buio” mi ha confidato). La divisione S. marco è rientrata in Italia la metà di Agosto 1944. (Quando Mussolini è venuto in Germania a passare in rassegna le truppe italiane prima della partenza, mi è passato davanti a meno di un metro).

La divisione S. Marco occupava tutta la Liguria io e la mia compagnia eravamo collocati a Portovado in un buncher aspettando lo sbarco americano e invece sono sbarcati in Francia.

Dopo tre settimane una sera in osteria abbiamo avuto un colloquio con delle staffette partigiane e ci siamo messi d’accordo sul da farsi, mi è stato assegnato la parola d’ordine “le stelle ci guardano”. Il giorno successivo in 6 verso sera con armi e munizioni siamo fuggiti in montagna e abbiamo raggiunto Cairo Montenotte presso questo campo siamo rimasti dal Settembre 1944 al 25 aprile 1945 peccato che dopo pochi mesi i miei compagni Spano Michele e Decicco Roberto abbiano trovato la morte.

Carlo Pastori: un alpino di Luino dalla Divisione Monterosa ai partigiani di Bobbio

A metà febbraio io e il mio amico Mapelli Carlo mentre dormivamo in una stalla verso le 5.30 del mattino il proprietario ci sveglia e ci dice scappate di fretta la zona è piena di tedeschi. Per prima cosa nascondemmo le armi sotto il fieno e quindi uscimmo da una porta posteriore percorsi una trentina di metri dico al mio amico qui non c’è nessuno e invece scopriamo che dietro 4 file di piante di gelso c’erano nascosti altrettanti soldati della brigata nera che ci intimano mani in alto. Per fortuna eravamo disarmati diversamente ci avrebbero fucilati all’istante. Preso atto che indossavamo la giacca della S. Marco, ci hanno portato in caserma e ci interrogano e a me chiedono “Di dove sei?” “Cosa Fai?” resosi conto che ero della provincia di Varese esattamente di Luino l’interrogante mi dice “Io sono di Bedero” l’osservo e lo riconosco è un certo F. sergente delle brigate nere anziché incoraggiarmi per questa nostra comune provenienza ci dice invece: “Adesso vi uccidono”. Ci conducono a Cairo Montenotte e processati per direttissima, la loro tesi siete passati alle bande armate la nostra tesi abbiamo disertato per tornare a casa. Il verdetto fù condanna a 10 anni di carcere e a 10 mila lire di multa da scontare a fine guerra. Fui messo in compagnia di disciplina. A Cairo Mointenotte c’è un ponte sopra il fiume custodito da una sentinella che non permetteva il passaggio ai militari, un giorno un militare tenta di attraversare il ponte, io passo, tu non passi e viene fucilato sul posto. Io stavo a una ventina di metri e ho visto la scena arriva il tenente medico e chiede il mio nome rispondo “Annoni Luigi” aiuto il medico a portare in infermeria il malcapitato in attesa che arrivavano i suoi famigliari. Mi guardo attorno e vedo una scatoletta di morfina e le dico io li conosco molto bene in passato li contrabbandavo riferisco al medico, bene mi risponde per il momento rimani qui con me.

Il tenente medico mi prende in simpatia e il giorno dopo mi porta con se mi mette al braccio una fascia della croce rossa e mi assegna il compito di fare il porta feriti e di controllare il posto di blocco e di controllare l’igiene ai militari così per 10 giorni. Una sera mi dice che l’indomani sarebbe dovuto assentarsi per 2/3 gg. Doveva andare a Genova per lavoro io resto un po’ perplesso perché il tenente porta con sé dei ferri di chirurgia e altri attrezzi che non dovrebbero essere toccati. Riferisco l’accaduto al mio amico Mapelli Carlo e il fatto ci insospettisce. La sera dopo mentre tutti dormivano prendemmo garze e bende e fuggimmo, al mattino raggiungemmo il nostro campo fra la gioia dei nostri compagni, dopo una settimana abbiamo saputo che il medico non è tornato più.

Dopo il 25 Aprile mi recai al distretto di Como per regolare la mia situazione e raccontare al comandante colonnello del distretto la mia storia in Germania. Il tenente colonnello si alzò in piedi e mi strinse la mano prima perché siamo coscritti e avevamo vissuto le stesse cose, il colonnello mi disse se sei in grado di trovare 4 persone che testimoniano che effettivamente in quel periodo sei stato in un campo in Germania ti aspetta per diritto una pensione. Il distretto militare di Como in seguito si è informato per mezzo dei carabinieri di Cairo Montenotte del mio processo che è risultato veritiero.

Questo per me è come un documento.

Luigi Annoni – “Piero”

 

Pubblicato il 11 Dicembre 2022
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore