Dipendenti del JRC di Ispra senza tessera sanitaria: la Lombardia blocca la decisione del Ministero
La regione si è ritirata dal tavolo ministeriale dove si decideva del trattamento sanitario di chi lavora o aveva lavorato nelle istituzioni europee. Emanuele Monti e Isabella Tovaglieri spiegano le ragioni di una battaglia per il diritto universale alla salute
Dipendenti ed ex lavoratori del Centro di ricerche di Ispra senza tessera sanitaria. La novità, arrivata come un fulmine a ciel sereno, ha messo in allarme i duemila dipendenti del JRC, oltre alle loro famiglie e ai tanti pensionati che vivono in provincia.
DIPENDENTI ESCLUSI DAL SISTEMA UNIVERSALISTICO ITALIANO
« L’epidemia ha messo in evidenza tutte le criticità della nostra situazione – spiega Dario Scotto che, insieme ad alcuni ex colleghi, ha dato vita all’Associazione Articolo 32 – La campagna vaccinale ha dimostrato l’ingiustizia del trattamento che ci era stato riservato escludendoci dalle convocazioni. Solo un atteggiamento molto pragmatico di Ats Insubria ha permesso di risolvere la situazione e di vaccinare anche i lavoratori ed ex del Centro di Ispra. La questione, però, è molto più complessa perchè a noi non è riconosciuto il sistema universalistico che l’Italia applica a chiunque viva nel suo territorio. E questo perchè, come dipendenti dell’Istituzione europea, abbiamo un’assicurazione sanitaria. Peccato che questa assicurazione copra solo parzialmente i costi e preveda solo un rimborso delle spese sostenute».
Davanti a un trattamento ritenuto iniquo, il Comitato comincia a studiare e scopre che la novità legata al ritiro della tessera sanitaria trova spiegazione in una richiesta di chiarimento che la Regione Emilia Romagna nel 2018 aveva presentato al Ministero della Salute circa il trattamento di questi lavoratori dell’UE. In quell’occasione, il Ministero, valutando la presenza di una copertura assicurativa collegata ai contratti di lavoro con l’Unione Europea, decide di negare a loro il sistema nazionalistico e dei LEA.
« Scoperta la causa del cambio di atteggiamento – spiega Dario Scotto – ci siamo rivolti a due avvocati costituzionalisti per avere un parere. Nella loro relazione, molto dettagliata e approfondita, ( ParereDirittoSaluteDipendentiCommissione) emerge la violazione dell’art 32 della Costituzione e del diritto alla salute. Così iniziamo a scrivere a tutte le istituzioni e a ogni politico. Finché ci risponde Regione Lombardia, che ci chiede ulteriori documenti di chiarimento. È il primo passo verso un ripensamento del pronunciamento ministeriale».
EMANUELE MONTI: ” E’ UN VULNUS AL SISTEMA UNIVERSALISTICO ITALIANO”
È Emanuele Monti, Presidente della Commissione Welfare di Regione Lombardia, a interessarsi alla vicenda : « Si intuisce immediatamente il vulnus che il pronunciamento ministeriale ha creato nel sistema universalistico italiano – commenta Monti – Un trattamento peggiorativo verso gli italiani residenti, lavoratori o ex dipendenti, con le loro famiglie. Il tema era stato sollevato dall’Emilia ma è in Lombardia che esiste il nucleo di lavoratori più grosso, ed è al JRC di Ispra. Quindi anche la Lombardia si rivolge al Ministero per capire come fare. Si apre un tavolo negoziale con i tecnici del Ministero e i rappresentanti di 5 regioni italiane interessate. La discussione parte da un presupposto errato: il sistema sanitario alternativo riconosciuto ai dipendenti. Il Regime Assicurativo di Copertura dei Rischi Malattia (“R.C.A.M.”), previsto per i funzionari europei, si valuta che sia alternativo ed incompatibile con il modello assistenziale italiano. Da qui la decisione di ritirare le tessere sanitarie di coloro che beneficiano di quella assicurazione. La direttiva arriva alle direzioni degli assessorati al Welfare regionali che la diramano al sistema sanitario. Le incongruenze e le discriminazioni emergono con evidenza e la pandemia con la campagna vaccinale lo dimostra. Così, la Lombardia inizia a studiare il caso e ad approfondire. Nel giugno scorso, il Consiglio regionale approva all’unanimità una mozione urgente (MOZIONE) che obbliga la giunta a “ fermare l’iter di approvazione dell’accordo concernente la revoca della tessera sanitaria ai dipendenti e agli ex dipendenti delle istituzioni europee, al fine di tutelare il diritto costituzionale di tutela della salute”. La giunta, nel luglio scorso, annuncia al Ministero che si ritira dal tavolo per tutte le criticità riscontrate. Il Ministero allora sospende il tavolo e lo rinvia ai lavori nella prossima legislatura. È stata un’importante azione di Regione Lombardia che si è messa al fianco di questi cittadini italiani e del loro diritto alla salute».
TOVAGLIERI: “UNA BATTAGLIA DI CIVILTA’ “
La partita è ancora aperta ma il pressing perchè l’ART 32 della Costituzione sia davvero universale avviene anche a livello europeo: «La questione non è risolta ma la posizione della Lombardia è un passo decisivo in questa battaglia civiltà – commenta l’Eurodeputata della Lega Isabella Tovaglieri – È assurdo che questi italiani non possano godere dei diritti costituzionali. Parliamo di cittadini italiani che vivano in Italia e contribuiscono pagando le tasse. Il regime particolare di chi è funzionario della UE è stato definito sulla base del sistema belga che è di natura contributiva mentre in Italia abbiamo adottato il modello universalistico. La questione non è di competenza dell’UE perchè la sanità è gestita da ogni singolo stato membro in modo esclusivo. Noi , come eurodeputati, ci eravamo attivati con la Commissione europea ma il tema appartiene al Ministero italiano».
I giochi, dunque, non sono ancora fatti ma per Dario Scotto aver fermato quel tavolo ministeriale è già un ottimo segnale. Il primo, si spera, di un cambiamento netto per la tutela dell’Art 32.
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