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Arrestato a Rozzano uno dei ricercati della grande retata antidroga della polizia di Luino

Aveva in casa 15 chili di hascisc e 30 mila euro: fondamentale l'intuizione della squadra investigativa di Scalo Romano e la collaborazione fra reparti di polizia

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Un gesto strano all’interno dell’auto, risultata poi rubata, che non è sfuggito all’occhio attento degli uomini dell‘Investigativa del commissariato «Scalo Romana» che a Rozzano hanno fermato un giovane marocchino irregolare di 22 anni che già nell’abitacolo aveva 57 grammi di cocaina e 3 mila euro in contanti, oltre che un bilancino di precisione. E la prova del nove, fatta salva la presunzione d’innocenza, è arrivata quando gli agenti hanno eseguito una perquisizione domiciliare d’iniziativa, possibile nei casi di sospetto di spaccio di droga, dove dall’appartamento del ragazzo è saltata fuori una scorta di hascisc di tuto rispetto: 15 chili, oltre a 30 mila euro e 500 grammi di cocaina (immagine di repertorio).

Manette scattate subito, e arrivo in commissariato dove ecco palesarsi la sorpresa col riconoscimento che assegna nome e cognome al fermato per identificazione – e poi arrestato – : si tratta di uno dei ricercati per la grande inchiesta contro lo spaccio nei boschi portata avanti dalla Procura di Varese che ha raccolto grazie alle indagini della polizia di Frontiera di Luino solidi elementi per richiedere e ottenere dal giudice per le indagini preliminari un’ordinanza di misure cautelari, in tutto 17 di cui 12 in carcere e cinque ai domiciliari.

È bastato un controllo e un rapido consulto coi colleghi di Luino per capire che il pece finito nella rete degli uomini della polizia di Milano non era un semplice pusher ma un dente di un ingranaggio che funziona su diversi stadi e a cerchi concentrici: l’arrestato è probabilmente un cavallo che funge alla rete di approvvigionamento che arriva a Milano coi carichi di droga poi preparata e spedita fuoriporta, fino ai boschi intorno a Varese e nelle valli dove è in corso una vera e propria guerra con violenze estreme, armi da fuoco e addirittura l’uso della tortura per il controllo dei boschi.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 22 Giugno 2022
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