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Tutta Mesenzana in lacrime per l’ultimo saluto a Giada e Alessio

Fiori, palloncini e tanto dolore nei funerali dei due ragazzini morti per mano del loro papà. Per accogliere tutti allestiti anche dei gazebo e delle casse acustiche all'esterno della chiesa

Generica 2020

Migliaia di persone dentro e fuori la chiesa parrocchiale di Mesenzana per i funerali di Giada e Alessio. 

Per permettere a tutti coloro che si sono presentati per l’ultimo, durissimo saluto ai due ragazzini morti per mano del loro papà, che si è poi suicidato, sono stati anche allestiti dei gazebo e delle casse acustiche all’esterno della chiesa.

Fiori, palloncini e occhi spenti ascoltano le dolci e spezzate parole della dirigente scolastica e del sindaco, intervenuti all’inizio della cerimonia: «Se la famiglia è d’accordo intitoleremo la parte pubblica antistante all’istituto Istituto Comprensivo Statale Domenico Zuretti di  Mesenzana» ha detto il sindaco di Mesenzana Alberto Rossi all’inizio della Cerimonia.

«Non ci saranno mai parole per descrivere e accettare una tragedia come questa. Come dirigente che ha scelto questa professione per passione e guidata dai valori mi rivolgo a chi resta, e soprattutto alle ragazze e ai ragazzi: dovete credere sempre nell’amore – ha aggiunto Katia Fiocchetta, la dirigente scolastica dei ragazzi, con voce spezzata dalla commozione  – come vi dico sempre, quando c’è un problema esternatelo agli adulti di riferimento. Perché i problemi e le preoccupazioni se condivisi si sgretolano, se tenuti dentro invece diventano un macigno. Voglio salutare così Giada e Alessio: ricordandoli sorridenti a scuola e dediti alle loro passioni, equitazione per Giada e il rugby per Alessio, e voglio abbracciare virtualmente la mamma a nome di tutta comunità scolastica».

«Ci portiamo dentro da tanti giorni questa domanda: perché? La stessa domanda che ha fatto Gesù sulla croce. Perché mi hai abbandonato? E quella risposta non c’è. È una domanda che continua, che continuerà a risuonare. Non c’è risposta –  si è domandato don Michele Ravizza nella predica – Forse allora questa domanda deve rimanere così, in sospeso. Perché abbiamo un’altra domanda che ci rimane dentro alla quale possiamo trovare una risposta.. come, come faremo ad andare avanti? A vivere la nostra vita? E come rimarremo cambiati, tutti noi, da quanto è successo. E allora, la prima parte di questo tentativo di risposta può essere nel libro di Giobbe: è uno sguardo sul futuro, e la prospettiva dell’attesa, ci troveremo con Giada e Alessio. Quando sarà il momento. E ci vedremo faccia a faccia e contempleremo con i loro bei volti».

«La sofferenza non ce la toglie nessuno – ha aggiunto il celebrante – Un dolore che forse potrà rimarginarsi ma non andrà via, rimarrà una cicatrice La presenza di tanti di noi oggi e nei giorni passati e spero nel futuro, dicono una presenza del signore che si fa carne nelle persone che visitano, che ascoltano, che sanno rimanere in silenzio. Come abbiamo fatto con compagni di Alessio, renderemo questa croce fiorita: perché la morte non è l’ultima parola sulla vita di un uomo, non è l’ultima parola nella vita di Giada e Alessio. È una croce che fiorisce. Quello sguardo faticoso faticoso e triste del presente, diventerà uno sguardo fiducioso che diventerà come la primavera uno sguardo fiorito».

Pubblicato il 02 Aprile 2022
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