Fontana: “Basta coi tagli alla sanità. Entro la fine dell’anno la riforma della Regione”
La convention, organizzata dall’Asst Sette laghi a Villa Cagnola, dal titolo “The new frontier, le nuove sfide oltre la crisi” ha disegnato lo scenario complesso della sanità in Lombardia
«Dobbiamo smetterla con i tagli alla sanità, noi venivamo da un periodo iniziato nel 2011 anno in cui è iniziato un drammatico e costante ridimensionamento delle spese sanitarie. Dobbiamo capire e far capire che la spesa sanitaria è buona, anzi è un investimento per i nostri cittadini. Noi avevamo l risorse per assumere infermieri ma una legge ci impediva di farlo. Ora bisogna guardare al futuro con un pò di ottimismo anche se la battaglia non è finita e i vaccini sono la strada efficace per vincerla». L’intervento del presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, da concretezza a quella nuova frontiera a cui aspira la sanità.
La convention, organizzata dall’Asst Sette laghi a Villa Cagnola, dal titolo “The new frontie, le nuove sfide oltre la crisi” ha messo una serie di paletti importanti, a partire dalle parole chiave che scandiscono questa fase, affidate all’introduzione del giornalista Matteo Inzaghi, direttore di Rete 55, che ha dato una traccia semantica a tutti gli altri interventi – veramente tanti e tutti qualificati – della giornata di lavori. La pandemia è stata segnata dall’Ironia e dall’incredulità, dalla consapevolezza e dai freddi numeri (che, secondo gli interlocutori, non hanno un’anima»), dalla concretezza e dalla vanità, passando per i social e la rinascita per approdare infine a una nuova consapevolezza.
LA LUNGIMIRANZA DI BAUMAN
Le parole mettono ordine e anche il direttore generale dell’Asst 7 laghi Bonelli parla di tre principi fondanti che caratterizzano le organizzazioni: lungimiranza, perseveranza e adattabilità, citando il sociologo Zygmunt Bauman secondo cui il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza l’unica certezza. L’impegno in questa rinnovata sfida dell’asst del personale sanitario è fuori discussione. La conferma arriva da Aurelio Filippini, presidente dell’ordine professionale degli infermieri della provincia di Varese, che condivide la teoria secondi cui i numeri non hanno anima: «Noi a quei numeri abbiamo dato sempre un volto e una storia», e dalla presidente dell’ordine dei medici, Giovanna Beretta, che sottolinea l’importanza di rilanciare «un impegno di cura fondato su scienza e coscienza».
Il personale sanitario è stata la prima linea nella guerra al Covid e non sempre il ricambio sulla linea del fronte è stato efficace. Angelo Tagliabue rettore dell’Università dell’Insubria ammette che il Covid «ha insegnato a ripensare i percorsi formativi tra cui ripensare la figura dell’infermiere anche in ambito territoriale per dare più spazio a questi professionisti. Abbiamo preso tutto ciò che c’è di buono in questa pandemia e l’abbiamo messo nelle nostre competenze».
Il Covid nella sua tragica manifestazione è stato un acceleratore di processi e un generatore di consapevolezza. La narrazione passa dalle parole. Ma dire «che andrà tutto bene, le cose poi vanno i tutte bene. Ci sono dei momenti della storia in cui ci si sente talmente provati che è difficile parlare di felicità». Due storici, Paolo Colombo e Gioacchino la Notte, con uno spettacolo di musica e testi, provano a ripercorrere quella narrazione cercando non di correggere la rotta ma di intravedere nuovi approdi.
Dopo la pandemia, secondo Giancarlo Cesana, qualcosa è cambiato. dire cosa non è semplice perché il concetto di salute non è scontato. La ragione sta nel fatto che «la medicina odierna non ha una propria dottrina dell’uomo malato, non c’è una visione univoca, mentre Ippocrate aveva un approccio olistico e guardava a tutta la persona». In questa fase la mancanza di univocità è aggravata dall’incertezza. E la causa, dice Francesco Maietta del Censis, è dovuta alla doppia combinazione «vaccinazioni e variante delta.
Quindi l’incertezza riguarda a possibilità stessa di uscirne in tempi rapidi». I due effetti sono evidenti: è tornata un’allerta sui temi della sanità ed è cambiato il rapporto tra cittadini e sistemi sanitari. Seppure sia difficile semplificare dove c’è complessità, Francesca Lecci della Sda Bocconi ci prova elencando le 4 cose da cui non si puo’ prescindere sei guarda al futuro. «Il covid – dice la ricercatrice -ci obbliga a considerare i posti letto delle terapie intensive perché potremmo prepararci a rimettere nuovamente in discussione l’organizzazione nelle istituzioni. Abbiamo il grande cantiere della vaccinazione, operazione che andrà avanti. Cè un tema di programmazione delle attività perché il distanziamento e la santificazione ci tolgono tempo. Infine c’è il Pnrr che ci consegna 20 miliardi per fare tante cose e noi non siamo abituati a tutte queste risorse».
Certo è che la missione 6 prevede del Pnrr prevede 7 miliardi di euro per il potenziamento territoriale. Risorse che Alice Borghini di Agenas ritiene necessarie «per creare un punto di riferimento per i cittadini con reti di prossimità e telemedicina, per dare una risposta alla cronicità. I tre fattori sono: organizzazione capillare, equipe multiprofessionale, punto di riferimento continuativo per la popolazione». Su tutti questi discorsi aleggia un rischio di fondo rappresentato dalla burocrazia su cui si basano le organizzazioni pubbliche che vivono di modelli burocratici. Uno spauracchio che Francesco Furgiuele ceo di Kopernicana, ingegnere che si occupa di trasformazione delle organizzazioni, liquidità con una battuta: «L’organizzazione pubblica vive su un modello burocratico, quel modello si può cambiare». Il tema dei numeri in questo convegno è tornato ciclicamente e Gianluca Vago, esperto di ricerca scientifica, rivendica «un sistema e una procedura di condivisione aperta e trasparente dei dati della ricerca che contrasta con il modello della ricerca biomedica. Un processo che nel corso della pandemia ha avuto uno accelerazione notevole. La medicina è una scienza probabilistica e risponde con dei numeri probabilistici».
Se la pandemia ha fatto da acceleratore ad alcuni processi già in atto, Chiara Sgarbossa del Politecnico di Milano e responsabile dell’Osservatorio sulla sanità digitale in Italia, evidenzia che i tanti problemi c’erano già prima: tempi di attesa lunghi, aumento dei pazienti che faticano ad accedere alle cure, ridotta integrazione tra ospedale e territorio, disparità territoriale. «La riorganizzazione attraverso il digitale può aiutare a risolvere queste sfide – suggerisce Sgarbossa – e supportare il cittadino a prendersi cura di se, mentre oggi c’è una frammentazione di questi servizi». Regione Lombardia ha schierato in questo convegno i suoi varesini.
Emanuele Monti, presidente della Commissione sanità del Pirellone, annuncia la lista della spesa o, meglio, dell’investimento a partire dall’accreditamento sui robot, elemento importante per portare la chirurgia robotica a Varese. «Stiamo lavorando sulla sala operatoria ibrida e poi abbiamo progetti emblematici il terzo lotto dell’ospedale Del Ponte con 17 milioni stanziati per terminare l’hub pediatrico. Siamo all’ultimo miglio per Cuasso al Monte con uno stanziamento importante per portare a livello di rilevanza regionale il polo per la riabilitazione pneumologica. Ora ci confrontiamo con la riforma: entro il 21 luglio sarà approvata la legge in giunta, dal 21 di luglio al 27 di ottobre in commissione, entro la fine dell’anno verrà approvata in consiglio regionale. Abbiamo fatto più di 150 audizioni in poco tempo. Il ruolo chiave lo avranno i distretti che afferiranno alle Asst».
In questa fase è importante distinguere tra ottimismo e speranza e l’assessore regionale Raffaele Cattaneo, spiega il perché: «La speranza è possibile quando è fondata su una certezza che io riconosco già oggi. Da quello che è accaduto c’è una lezione da imparare perché il dramma più grande della crisi è sprecarla come dice Papa Francesco. Il Covid è stata una benedizione perché ci ha messo di fronte alla necessità di capire. I numeri sono i bulloni ma non hanno un’anima e gli ospedali sono nati dalla carità, una ragione che veniva ben prima dei numeri».
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