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Ora o mai più: così Donatella Di Pietrantonio, finalista allo Strega, è diventata scrittrice

Finalista al Premio Strega 2021 con Borgo sud (Einaudi), la Di Pietrantonio racconta l'emozione di essere in cinquina e l'origine della sua scrittura, tra Silone, Ungaretti e Agota Kristof

Finalisti del premio Strega sul Lago Maggiore

Essere oggi in finale allo Strega con “Borgo sud” (Einaudi) dopo aver vinto il Campiello con “L’Arminuta”, essere stata tra i semifinalisti sempre allo Strega (2014) con “Bella mia” e aver vinto il Premio tropea all’esordio con “Mia madre è un fiume”, rende Donatella Di Petrantonio una scrittrice più che affermata.

StregaVarese: la forza della sorellanza in Borgo sud, di Donatella Di Pietrantonio

. L’essere scrittrice è oggi la sua professione?

Ho cominciato a scrivere molto prima di fare la dentista, ero alle elementari. Ai tempi si usava imparare poesie a memoria e così ho cominciato bambina a scrivere poesie che erano dentro di me.
Figlia unica, nel piccolo borgo in cui abitavo allora con la mia famiglia, vivevo in solitudine in un ambiente molto a contatto con la natura e gli animali che sono stati per me fonte d’ispirazione. Crescere in un luogo così isolato mi ha permesso di vivere un tempo più lungo di quello strettamente legato alla mia età, dalle radici antiche e anche magiche della cultura contadina abruzzese alla frenesia delle città di oggi.

. Però poi ha studiato medicina ed è diventata dentista pediatrica, professione che continua ad esercitare…

Non ho mai rinnegato la mia scelta professionale. Curare un bambino è sempre innanzi tutto una sfida con se stessi e continua a darmi grandi soddisfazioni. Quando ero ragazza non avrei saputo come dire in famiglia che avrei studiato lettere. Così mi sono avviata per una professione più rassicurante, concreta e comprensibile per la mia famiglia, che desse un senso ai sacrifici che i miei genitori facevano per permettermi di studiare. La scrittura è quindi rimasta confinata per anni nel tempo libero. Mentre ora prende sempre più spazio, è diventata un’urgenza, una necessità vitale.

. Qual è stato il punto di volta che ha permesso a una scrittura privata di diventare romanzo?

Non ho mai smesso di scrivere, per lo più racconti. Avevo quasi 50 anni quando ho provato a esprimermi in una forma più distesa, quella del romanzo, con “Mia madre è un fiume”: è come se in me fosse scattato il meccanismo del “adesso o mai più.” Sostenuta dal mio compagno e dalle amicizie più strette ho cominciato a contattare alcuni editori, inviandogli dei racconti e aggiungendo che stavo scrivendo un romanzo. La Eliot di Roma mi ha risposto prima interessata poi entusiasta del Romanzo, che ha proposto per il premio Tropea che poi ho vinto.

. Cosa si prova a vincere un premio letterario?

Per me è bellissimo, è stato bellissimo. Prima di quel premio non avevo consapevolezza del mio essere scrittrice, ma essere riconosciuta  come tale non dagli affetti, ma dall’esterno, dai lettori e dagli addetti ai lavori, ha permesso di riconoscermi anch’io come scrittrice.
Poi è arrivato il premio Campiello con l’Arminuta, che è un romanzo molto amato, fortunato, premiato e tradotto. L’apprezzamento nei miei confronti si è ampliato e anche per me è stato importante: una conferma. Al terzo romanzo ho cominciato a sentire davvero di avere qualcosa da dire nella scrittura.

. Cosa significa per lei oggi essere tra i cinque finalisti del Premio Strega?

Essere finalista al Premio Strega è bello ed emozionante, come essere in vacanza! Lo strega è il più prestigioso dei premi letterari italiani. Ero stata tra i 12 semifinalisti con Bella Mia nel 2014, un’emozione grandissima che ora, in cinquina, si moltiplica perché mi porta a viaggiare molto, a incontrare gli altri autori e a toccare località meravigliose del nostro paese (tra cui le sponde del Lago Maggiore, lo scorso weekend, ndr).

. Nella scorsa intervista in diretta Facebook per VareseNews (qui sopra il podcast) ci ha raccontato che uno scrittore è prima di tutto un grande lettore. Quali sono gli autori che più l’hanno segnata o ispirata?

Sicuramente le letture dell’adolescenza sono fondamentali per la mia scrittura. A partire da Silone che mi ha aiutata e influenzata molto, perché della mia terra e perché con ha dato dignità letteraria al ceto dei contadini cui appartenevo. Il suo Fontamara ha proprio contribuito a formare la mia coscienza politica e di classe. Significativi per me anche i poeti ermetici che leggevo alle medie, soprattutto Ungaretti: quelle poesie lette a quell’età credo siano state determinanti nell’individuare il ritmo della mia scrittura e la sua forma, così prosciugata e riarsa.
Con riferimento all’età più adulta, una scrittrice che cito sempre è l’ungherese Agota Kristof e la sua “Trilogia della città di K” per temi, punti di vista e per quel suo stile di profondissima concisione.

. Tra gli scrittori contemporanei c’è qualcuno che apprezza particolarmente e che magari ha avuto modo di conoscere?

Di sicuro c’è Paolo Giordano, che ho conosciuto e di cui seguo l’opera sin dall’inizio come lettrice e poi stimo anche i finalisti in cinquina allo Strega, che sono i miei compagni di viaggio e con cui si è instaurato un clima divertente, amichevole e disteso in queste intense giornate.

. Un’ultima domanda sui suoi romanzi così femminili e ricchi di sorellanza. L’essere sorelle comporta che quando una diventa madre trasformi l’altra in zia. Rispetto alla letteratura tradizionale che riserva alla zia il ruolo di cinica zitella, i suoi romanzi ridanno dignità e anzi centralità a questa figura familiare….

Essendo figlia unica non ho avuto la possibilità di essere zia, ma lo avrei tanto desiderato. Credo sia una dimensione particolarmente bella del rapporto che si può avere con un bambino o un adolescente, perché libero dalle responsabilità genitoriali ma con grande possibilità di godere degli aspetti positivi e affettivi del legame di sangue quindi le zie, come i nonni, sono autorizzate a viziare, non devono necessariamente dare regole o imposizioni. Il legame della zia con i nipoti è molto stretto ma anche molto libero, con una differenza di età mediamente inferiore a quello che riguarda i nonni, e che quindi apre a un ventaglio di relazioni e possibilità speciali che ho osservato e invidiato ad alcune mie amiche e che mi sarebbe piaciuto sperimentare.

Lidia Romeo
lidiaromeo@gmail.com
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Pubblicato il 30 Giugno 2021
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