Dieci anni senza il professor Guido Petter, “ora a Luino le sue opere”
Nel ricordare la storia del lustro personaggio Colmegnino, Guido Petter, viene chiesto che la Biblioteca civica di Luino possa dotarsi di uno spazio riservato alla sua saggistica e narrativa
Il 24 maggio di dieci anni fa ci lasciava Guido Petter, una figura nota per i suoi lavori scientifici, narrativi e
divulgativi, per il suo costante impegno sociale, la sua integrità morale, la sua generosità e il suo ottimismo
contagioso. Nato a Colmegna il 20 aprile 1927, rimase sempre legato alle sue radici.
Un professore di Psicologia all’Università di Padova, ex partigiano, nonché medaglia d’oro della Presidenza della Repubblica per i Benemeriti della cultura e dell’arte. Famoso per aver contribuito a diffondere il pensiero di Jean Piaget in Italia, ha compiuto numerose ricerche su temi dello sviluppo cognitivo, della psicologia dell’adolescenza, della genitorialità e della psicologia dell’educazione. Un nome che rimarrà per sempre legato anche alla violenza terroristica degli anni di piombo: nel 1979 subì un’aggressione da parte di esponenti di Autonomia Operaia di Padova. Sprangato a martellate da un commando in prossimità della sua casa, riuscì a malapena a sottrarsi alla loro furia omicida.
Nell’estate 1944, superato ogni indugio, il giovane studente si avvicina alla Resistenza, prima in un gruppo
clandestino di Milano e poi, in inverno, raggiungendo le formazioni che operavano sul lago d’Orta. Petter
racconta la sua esperienza di giovane partigiano nel libro, pubblicato solo nel 1978 e vincitore del Premio
Bancarellino 1996, dal titolo Che importa se ci chiaman banditi: «Fossi entrato ragazzo, ne uscii uomo» cita,
sottolineando la centralità di quel periodo per il rafforzamento della sua identità e per l’assimilazione di
valori su cui orientare la vita.
A soli diciotto anni, affronta valorosamente le brigate nere, prima in una raccogliticcia formazione giovanile
aggregata alla Divisione Garibaldi “Mario Flaim“ con il nome di battaglia di “Nemo-Tre“ e poi nella “X
Rocco“ (“Renzo“) comandata da Luciano Raimondi, un professore di Filosofia.
Tra le sue opere più importanti ricordiamo anche il libro Sempione 1945. Il salvataggio della galleria, , Ragazzi di una banda senza nome pubblicato nel 1972 che risulta essere il primo romanzo per ragazzi evocativo del clima drammatico di quella stagione bellica, e Una pedagogia della Costituzione e della Resistenza, un documento che può essere considerato il suo testamento, nel quale egli ribadisce la necessità di difendere con intrepido ardimento i valori contenuti nella nostra Costituzione repubblicana.
“Occorre, infatti, – afferma Petter – un atteggiamento di costante attenzione a ciò che accade sia nell’ambiente vicino sia nel più vasto mondo, accompagnato dalla capacità di indignarsi ogni volta che dei valori vengono violati, negati, calpestati, ogni volta che viene compiuta un’ingiustizia o una sopraffazione, anche quando tali violazioni o ingiustizie non colpiscono direttamente noi o le persone che ci sono vicine”.
Un uomo, quindi, da ricordare forte, intraprendente, ricco di umanità̀ e capace di lavorare sempre per il bene degli altri.
Fino a quando è stato possibile, prima dell’avvento della pandemia, a Luino si ricordava ogni anno Guido Petter attraverso una biciclettata organizzata dal Prof. Giovanni Petrotta, a cui partecipavano un nutrito gruppo di alunni delle medie di Luino.
Con l’augurio di riprendere il prima possibile questa tradizione, per chi volesse approfondire la conoscenza di questo nostro concittadino, potrà visionare sul sito www.anpiluino.it il filmato realizzato sulla base della biografia scritta dalla prof.ssa Franca Tessari, collaboratrice per tanti anni di Petter nell’ateneo di Padova, e pubblicata a cura di ANPI Luino.
«Noi ci auguriamo che la Biblioteca civica di Luino possa dotarsi di uno spazio riservato alla saggistica e alla narrativa di Petter. Il suo nome potrà affiancarsi ai Luinesi che hanno dato lustro alla nostra città», conclude il professor Emilio Rossi.
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