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Sono passati 40 anni dalla legge che ha smilitarizzato la polizia

La Legge 121/1981 ha ridisegnato l'assetto delle forze di polizia in Italia, creando quel sistema-sicurezza moderno valido ed efficace ancor oggi

Avarie

Oggi compie 40 anni la Legge 121/1981, che ha ridisegnato l’assetto delle forze di polizia in Italia, creando quel sistema-sicurezza moderno e coraggioso centrato sulle Questure che è valido ed efficace ancor oggi, anche nel ben più ampio contesto europeo. Pubblichiamo il commento di Francesco Cianci segretario provinciale Uil polizia Varese.

Questa ricorrenza cade in un momento drammatico per il paese, da oltre un anno assediato da una pandemia che ancora non mostra cedimenti, e che ha tracciato la sua linea del fronte attraversando le strutture sanitarie, i cui operatori hanno dovuto e saputo combattere una dura e lunga battaglia ancora in corso. Ma anche le Forze di Polizia hanno resistito saldamente, e fuori dagli Ospedali hanno fatto da riferimento per tutti. Nel mettere alla prova anche le istituzioni, la pandemia ha però segnato ancor di più la differenza fra quelle essenziali, che nell’emergenza hanno continuato a rendere il loro servizio ai cittadini, e quelle complementari, che invece l’hanno sospeso, così come ha rimarcato la differenza fra operatori che ogni giorno si sono dovuti esporre direttamente al rischio di contagio, e quelli che invece hanno fatto ricorso allo smart-working.

Quel che risulta tanto evidente quanto paradossale, è che in prima linea ad affrontare l’emergenza siano state proprio quelle due categorie di lavorarori, della sanità e della sicurezza, che nel nostro Paese da venti anni sono fra le più mortificate dell’intero contesto europeo. Per quanto riguarda il Comparto Sicurezza, addirittura un recente intervento legislativo ha deformato la progressione professionale nelle Forze di Polizia, imponendo un deludente modello gerarchico che – purtroppo anche per gli anni a venire – continuerà a deprimere le possibilità di crescita professionale dei ruoli operativi, a vantaggio delle qualifiche dirigenziali, qualunque sia l’effettiva qualità e l’efficienza del servizio da esse reso.

Da un tale punto di partenza, per non peggiorare le condizioni di lavoro nel Comparto Sicurezza, una seria riforma della Pubblica Amministrazione che (oltre a quelle del fisco e della giustizia) l’Europa pretende dal nostro Paese quale precondizione per l’erogazione del Recovery-Fund, non potrà prescindere dal prevedere per il personale operativo quei meccanismi di reale riconoscimento della competenza, dell’impegno, e della crescita professionale che fino ad oggi sono stati falliti o negati. Ma questo è un obiettivo che necessita di un sistema centrato sull’assoluta trasparenza negli atti, sulla chiara documentazione dei processi decisionali, e sulla pubblica rendicontazione di ogni singolo euro di spesa pubblica, e che a sua volta non potrà eludere la questione del costo reale complessivo della dirigenza dello Stato e degli Enti (stipendio, trattamenti accessori, benefit di mobilità, alloggi di servizio) rispetto al trattamento previsto per il personale operativo. Segnali positivi si registrano invece in ambito provinciale, dove sono state recentemente sanate proprio le criticità su cui Silp/Cgil e UIL-Polizia avevano concentrato i loro sforzi: in questi giorni è stata infatti pienamente recuperata quell’operatività h.24 delle unità della Sezione Polizia Stradale che è essenziale per assicurare la sicurezza stradale, e prima ancora si è registrata l’effettiva riattivazione della Sezione di Polizia Postale, che anziché essere soppressa, può finalmente tornare ad essere il centro della sicurezza delle comunicazioni e di contrasto ai reati informatici. Anche questo è un risultato non secondario, perché libera l’intera provincia dalla dipendenza dalla Sezione di Como, e segna la sconfitta di quel piano Ministeriale di “razionalizzazione” che qualche anno fa aveva raccolto il consenso anche di Questori e Prefetti.

Francesco Cianci segretario provinciale Uil Polizia

Pubblicato il 01 Aprile 2021
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