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Il presidente di Regione Lombardia Fontana ha nominato la Commissione sulle Rsa

L'assessore Gallera ha anche ribadito che "nelle Rsa lombarde non sono stati messi a rischio gli ospiti dalle decisioni prese dalla Regione"

hospice la provvidenza

L’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha annunciato che il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana ha nominato la Commissione sulle Rsa.

La presiede Mauro Agnello (ex direttore dell’Agenzia per il controllo del sistema sociosanitario lombardo) e ne fanno parte
i professori Furio Zucco, medico chirurgo in anestesiologia, rianimazione, riabilitazione e cure palliative; Roberto
Bernabei, ordinario di medicina interna all’Università Cattolica; Giuliano Rizzardini, responsabile del reparto di
Malattie Infettive al Sacco di Milano; Mattia Cesari, ordinario dell’universita’ di Milano; Pierachille Santus, responsabile del
reparto di Pneumologia dell’ospedale sacco di Milano; Carlo Signorelli, direttore della scuola di Igiene e Sanita’ Pubblica
del San Raffaele di Milano e i dottori Roberto Blaco, dirigente dell’Osservatorio Statistico regionale e presidente della Scuola di Specializzazione in Geriatria; la dottoressa Luciana Bevilacqua, esperta di Risk Management, e la dottoressa Maria Cristina Opezzo medico legale.

Il tema è emerso potentemente negli ultimi dieci giorni. VareseNews ha chiesto chiarezza all’autorità regionale, nella sua articolazione locale di vigilanza, l’ATS. A questoo è seguita la valutazione complessiva della situazione delle case di riposo in una intervista ai vertici di Ats Insubria, che ha competenza sulle province di Varese e Como (qui).

«Questo è il modo più trasparente, oggettivo e chiaro – ha detto Gallera – per fare una serena ma seria e scientificamente forte
valutazione su questo tema. Si tratta di una commissione di altissimo valore, autonoma e indipendente che godrà della massima libertà anche sulle singole strutture per capire cosa hanno fatto i gestori delle Rsa che sono strutture private o fondazioni afferenti a enti locali quindi ai Comuni. Alla Regione spettano le linee guida, che Regione ha fatto in maniera ampia con la delibera del 30 marzo, e di sorveglianza, e verrà valutata anche questa”.

Gallera ha anche precisato che «nelle Rsa lombarde non sono stati messi a rischio gli ospiti dalle decisioni prese dalla
Regione». Per questo l’assessore ha anche detto che le linee guida che la Regione ha dato nel tempo sulle Rsa «spesso oggetto di deformazione».

«Quindi – ha precisato – vogliamo che tutti abbiano contezza delle strategie messe in campo dalla Regione. Il 23 febbraio abbiamo dettato le prime linee guida per limitare al massimo la presenza di esterni, anche parenti, all’interno delle Rsa. L’8 marzo abbiamo fatto un’ulteriore linea guida chiudendo ulteriormente le Rsa alle persone esterne, specificando come dovevano essere trattati gli ospiti con sintomi simil influenzali o Covid positivi. L’indicazione è stata di isolare immediatamente gli ospiti che avevano sintomi simil influenzali. Nella stessa delibera, data la necessita’ di decongestionare gli ospedali, abbiamo chiesto alle strutture private, comprese le Rsa la disponibilita’ di ospitare pazienti covid in via di guarigione e con sintomatoligie non gravi. Condizione indispensabile per candidarsi era però possedere padiglioni o strutture indipendenti con relativo organico indipendente. Solo 15 Rsa su 708 presenti sul territorio regionale si sono offerte per un totale di 147 pazienti, su 60.000 a disposizione».

D’altra parte alcune Rsa, all’opposto, si è lamentato come il sistema sanitario abbia rimandato pazienti Covid nelle strutture (qui il caso della Rsa Sant’Erasmo di Legnano)

«Il 30 marzo – ha concluso l’assessore – e’ stata poi approvata un’ulteriore delibera che ha messo insieme i protocolli con cui
trattare questi pazienti nelle Rsa con delle istruzioni precise anche riguardo alla richiesta del trasferimento in ospedale in
caso di necessita’. Un trasferimento che doveva avvenire solo dopo un primo trattamento nelle residenze per evitare lunghe
attese nei Ps, molto rischioso in pazienti over 75 e con patologie».

A conferma di ciò il direttore di Areu, Alberto Zoli, ha ricordato che «le chiamate al numero unico 112 sono passate da
12.000 a oltre 40.000 al giorno, con un inevitabile rallentamento del trasferimento di quelle dedicate al soccorso, cioè al 118, che faceva comunque fatica a processarle, considerato che erano nell’ordine di 5.000 al giorno. Un numero significativo che ben rappresenta di quanto fossero sovraccarichi i Pronto soccorso e di quanto fossero lunghe e rischiose le attese per pazienti over 75».

Pubblicato il 10 Aprile 2020
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