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Grande interesse attorno alle ceramiche di Ghirla

Numerosi gli interessati che dal 4 ottobre scorso giorno dell’inaugurazione visitano la rassegna in corso a Palazzo Verbania

Avarie

Prosegue con grande partecipazione del pubblico la mostra dal titolo “Le ceramiche dei laghi. Ghirla e Laveno 1900-1955”. Sono infatti numerosi gli interessati che dal 4 ottobre scorso, giorno dell’inaugurazione, visitano la rassegna in corso a Palazzo Verbania di Luino.

In particolare, numerosi ex lavoratori delle due manifatture sono accorsi all’esposizione: testimoni di due maestrie locali, oggi studiate e ricercate e che hanno reso il nostro territorio fecondo di lavoro e di successo artistico nella prima metà del XX secolo. Sono esposte nelle sale 43 opere, per la maggior parte inedite e provenienti da collezioni private del territorio, che illustrano in modo dettagliato la capacità produttiva e artistica delle due manifatture: la Ceramica di Ghirla e la Società Ceramica Italiana di Laveno (S.C.I.).

I manufatti di Ghirla esposti in mostra si riferiscono alla produzione degli ultimi cinquanta anni della fabbrica artigianale: le origini della manifattura risalgono infatti agli inizi del XIX secolo, ma per i primi cento anni circa la produzione fu legata a oggi d’uso quotidiano. Con l’avvento nel 1896 agli ultimi proprietari della ceramica: la famiglia Ghisolfi, la produzione divenne molto più florida e innovativa dal punto di vista tecnico-artistico.

L’azienda perfezionò la propria tecnica di produzione e iniziò una linea artistica grazie anche alla presenza, dalla fine degli anni ’20, di due tra i più importanti decoratori che furono attivi presso la manifattura: Giuseppe Talamoni, esperto pittore del naturalismo lombardo, e Guerrino Brunelli che da Pesaro portò le conoscenze e le tradizioni della ceramica del Centro Italia. Le forme proposte e i decori dipinti sulle ceramiche sono spesso dei richiami al passato, alle ceramiche del Cinquecento dell’Italia centrale, come il “ticchio pesarese”, il decoro “a palmetta persiana”, il motivo “a occhio penna di pavone”.

La manifattura creò inoltre due decori caratteristici: “a fioracci”, fiori dei campi della Valganna dipinti in policromia in diverse dimensioni e le girali continue di vegetali. In questi anni la fabbrica arrivò ad avere circa 70 operai e realizzò gli oggetti più significativi dell’intera produzione.

Una realtà artigianale, quella di Ghirla, che nelle sale di Palazzo Verbania viene esposta assieme alle ceramiche prodotte presso la Società Ceramica Italiana di Laveno (S.C.I.): realtà industriale fino dagli albori, nella metà del XIX secolo. La manifattura lavenese, proprio per la sua struttura industriale, la fama che raggiunse e i circa 3000 operai, ha prodotto e realizzato numerosi cataloghi, campionari, riviste e ha partecipato a numerose esposizioni nazionali e internazionali, consentendo oggi di studiare in mondo approfondito la sua storia. Infatti, se a differenza di Ghirla dove sono stati pochi i documenti ritrovati finora, per Laveno è ben chiaro il percorso tecnico-produttivo ed evolutivo, anche dal punto artistico. La produzione lavenese era suddivisa tra quella ad uso quotidiano, marcata “Laveno” e quella artistica, marcata “Lavenia”. Queste ultime sono le opere appartenenti al filone artistico e presenti nelle sale espositive del Palazzo. Dal primo periodo Liberty con un vaso di Giorgio Spertini del 1903, per passare alle opere d’art déco prodotte da Piero

Portaluppi e in seguito da Guido Andlovitz fino a giungere alle sculture realizzate da Angelo Biancini allineate al pensiero politico, al razionalismo, unitamente a rappresentazioni di usi e costumi. Infine, le opere informali di Antonia Campi, oggi esposte in alcuni musei internazionali, come il Moma di New York. Un percorso artistico all’avanguardia e attento ai cambiamenti epocali.

Due manifatture diverse che sono riuscite a rendere le nostre terre feconde di attività lavorative, a trovare l’innesco giusto per inserirsi nel vivere quotidiano del nostro territorio, ed a resistere alle avversità storico-economiche che, tra i due secoli, si sono succedute.

La mostra resterà aperta fino al 14 novembre tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Mercoledì apertura dalle 10.00 alle 15.00 e giovedì dalle 15.00 alle 18.00. Chiuso il lunedì.
Prossimi appuntamenti con i curatori Marco Dozzio ed Enrico Brugnoni per visita guidata: sabato 26 e sabato 9 novembre ore 16.00. Info e prenotazione: 0332/530.019.

Pubblicato il 22 Ottobre 2019
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