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Cinquestelle su Monteviasco: “Regione paghi il trasporto in elicottero”

In una lettera gli attivisti M5S propongono: "Un volo ogni due settimane da pagarsi con le risorse che si spenderebbero per riattivare la funicolare"

monteviasco

Riceviamo e pubblichiamo la nota integrale da parte del Movimento Cinque Stelle di Luino in merito alle problematiche riguardanti Monteviasco e il suo isolamento.

Se cerchiamo il silenzio e la pace,
l’aria tersa dei monti, l’azzurro del cielo, il profumo della terra, l’acqua incontaminata, la luce delle stelle….allora saliamo a Monteviasco.
Superata la Valle Dumentina lungo il versante orografico sinistro della valle del torrente Giona ci appare l’ultimo nucleo abitato raggiungibile in auto, “capoluogo” del comune di Curiglia con Monteviasco, il più “selvaggio” rimasto della nostra provincia.
Siamo a Curiglia, un piccolo borgo famoso per la squisita trattoria della sciura Marisa e per la gente di monte che fino ad oggi ha resistito a fatica in quel luogo senza mai cedere allo spopolamento della montagna e al richiamo delle città.
Poi la strada scende fino al Giona dove, raggiungibile solamente a piedi, si trova Piero, uno storico alpeggio un po selvaggio e un po hippie che con le sue poche baite, il suo antico mulino, i suoi prati, mette al viandante la voglia di fermarsi per riposare un poco ed assaggiare qualche salume, un pezzo di formaggio genuino e locale, un tozzo di pane, in attesa di intraprendere la faticosa salita verso Monteviasco o l’ alpe Rassina, il Merigetto, il monte Pola e il monte Gradiccioli, l’alpe Corte o l’anello fino alla Piancarossa e all’ alpe Cortetti e a Viasco.
Paesaggi d’altri tempi si direbbe ormai in una provincia di Varese saccheggiata, urbanizzata, antropizzata e popolata oltre il limite del dovuto.
Naturalisticamente ancora perfetta (eccezion fatta per qualche captazione idrica di troppo) per la presenza di una vegetazione “alpina” con i suoi larici, i suoi faggi, i suoi ginepri e rododendri.
Naturalisticamente ancora custode della sua pregiata fauna selvatica, il gallo forcello, la coturnice, l’aquila reale, il gheppio, l’astore, il picchio nero, il corvo imperiale, il camoscio alpino, forse ancora la martora e chissà mai, un giorno prossimo magari anche il lupo.
Storicamente custode delle tracce dei popoli che vi abitarono come i siti carbonai quando nei secoli scorsi, prima dell’avvento del gas, si utilizzava il carbone per cucinare e dove esperti carbonai costruivano piazzole nei boschi di faggio per produrvi il carbone o gli ancor più antichi massi coppellati, posti in punti panoramici con cui i popoli comunicavano tra loro a grandi distanze in particolari giorni dell’anno ed attribuiti perfino all’età del ferro.
Non si può non ricordare infine chi con fatica e coraggio ha resistito “su all’alpeggio”, con le sue capre sopra a Monteviasco e chi, con lui, contribuisce a tener vivo quel lembo di montagna isolato, al confine fra l’ Italia e la Svizzera, raggiungibile solo a piedi dal fondo della valle.
Sarebbe un sogno poter meglio custodire questo ultimo patrimonio dentro i confini di un parco, un pezzo di storia e di natura che meriterebbero di essere conservati e protetti come ultima perla della nostra provincia.
Che Regione e provincia quindi, non tirino troppo la corda… I tempi per la ripartenza della funivia si allungano, com’era prevedibile. Ci rifiutiamo di credere alle voci che danno come il consigliere regionale Cosentino, per la persona che non voglia dare l’ok perché si possa intervenire con un servizio di trasporto tramite elicottero almeno ogni 2 settimane per dare agli abitanti rimasti a Monteviasco l’assistenza e l’attenzione che meritano. Questo sistema, consentirebbe di portare un parroco, un medico e quanto necessario per il sostentamento di quelle persone, i costi sarebbero peraltro coperti dal contributo che Regione dovrebbe erogare se la funivia funzionasse.
Fate presto, basta un si e siamo certi che non tarderà ancora…

Attivisti M5S Luino

Pubblicato il 03 Febbraio 2019
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