La “Kraut Line” va alla guerra
Tre ragazzi canadesi di origine tedesca sono le stelle dei Boston Bruins quando (1941) l'America entra in guerra contro Hitler e il nazismo. E la "linea dei crauti" decide di arruolarsi
(d. f.) Con questo episodio, “La Kraut Line va alla Guerra” inizia la seconda stagione della rubrica di Marco Giannatiempo, curata dalla redazione sportiva di V2 Media/ VareseNews e dedicata alla cultura dell’hockey su ghiaccio. “Alla balaustra” ha cadenza quindicinale e viene pubblicata il primo e terzo (ed eventualmente quinto) lunedì pomeriggio di ogni mese. Gli otto racconti della prima stagione sono disponibili in calce all’articolo.
Una linea formidabile quella formata da Bobby Bauer, Milt Schmidt e Woody Dumart, tre ragazzi di origine europea, tedesca per la precisione, che contribuiscono a suon di gol e assist a mettere nella bacheca dei Boston Bruins due Stanley Cup, nel 1939 e nel 1941. Sbalorditiva la loro intesa, sono capaci di trovarsi sul ghiaccio senza neppure guardarsi, ma questa cosa ogni tanto la si vede sul ghiaccio. Capita quando c’è feeling tra giocatori della stessa linea, ma i tre hanno una caratteristica distintiva, molto rara, ovvero la capacità di compensarsi: quando uno dei tre cala leggermente il rendimento, gli altri due lo elevano, mantenendo una incredibile percentuale in termini di statistiche dello stesso blocco, soprattutto in occasione della vittoria della Stanley Cup del 1941.
Già il 1941, terzo anno della Seconda Guerra mondiale, e particolare per gli Stati Uniti che ci entrano con tutte le scarpe a dicembre di quell’anno quando, il 7 di quel mese, dopo l’assalto giapponese a Pearl Harbor l’America non può far altro che dichiarare guerra ai nipponici. Passa qualche girono, siamo all’11 dicembre, quando Adolf Hitler, dittatore della Germania nazista, dichiara guerra all’America.
Bobby, Milt, Woody ed il resto della squadra apprendono la notizia dalla radio al termine di una sessione di allenamento, in spogliatoio, quando lo speaker interrompe “Chattanooga Choo Choo“ e si prende gli insulti di mezza squadra. In quella radio passa solo bella musica e praticamente non ci sono interruzioni ma, in effetti, è accaduto qualcosa di importante perché la voce alla radio dice «Messaggio alla Nazione del Presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Delano Roosevelt». Lo spogliatoio ammutolisce quando la voce di Roosevelt, rotta da una palpabile emozione, annuncia di aver ricevuto la dichiarazione di guerra dalla Germania nazista.
La notizia rimane lì, sospesa, poi gli sguardi imbarazzati dei giocatori si volgono istintivamente verso la “Kraut Line”, la linea dei krauti, così come li chiamavano per scimmiottare le origini germaniche dei tre ragazzi. Perché sì, è vero, sono canadesi di passaporto, ma il loro sangue rimane pur sempre tedesco: di quella stessa terra che è l’origine di tutti i mali e che, dopo aver infiammato l’Europa, ora minaccia l’America.
Bauer, Schmidt e Dumart però sono prima di tutto americani, fieri delle proprie origini certo teutoniche, ma americani. A loro non serve neppure parlarsi, perché la decisione la prendono quel giorno stesso in maniera unanime, decidendo di mettere da parte la maglia dei Bruins a favore della divisa della Royal Canadian Air Force, catapultandosi nel cuore del conflitto che ormai sta infiammando il pianeta.
Schmidt in particolare ha un probelma, anzi una preoccupazione, legata appunto al suo cognome che in Germania è uno dei più diffusi, e poi suona così maledettamente teutonico. E poi solo qualche giorno prima un gerarca nazista con il suo stesso cognome era stato citato da un giornale locale per una terribile azione militare a danno di un contingente inglese.
Decide quindi di parlare con sua madre, chiedendo il permesso di trasformalo in Smith: permesso concesso, ci mancherebbe. Poi però, nel viaggio per aggregarsi al corpo di appartenenza da Montreal a Londra ci ripensa e decide di tenersi il suo cognome originale. Nel primo appello presso la base militare Royal Air Force di Middleton St George verso cui viene dislocato, l’ufficiale arriva al suo nome, fa una pausa, alza gli occhi è tuona «Schmidt«, «Milt Schmidt!». Lui fa un passo avanti, mentre il soldato che gli stava al fianco chiede se tra le loro fila c’erano anche “fottuti tedeschi”. Milt rientra nei ranghi e risponde che lui è canadese, e spara nella direzione giusta, quella contro i nazisti.
I tre ragazzi combattono la guerra in reparti diversi e, a differenza di milioni di ragazzi, torneranno tutti a casa sani e salvi tanto che la loro linea tornerà a giocare in NHL subito dopo la guerra, meritandosi a fine carriera l’ingresso nella Hall of Fame.
Naturalmente il conflitto coinvolge tutto il movimento hockeistico americano, con tantissime storie che intrecciano sport e guerra; i giocatori dell’intera formazione dei New York Rangers viene richiamata alle armi, con il solo Maurice “Rocket” Richard che, nonostante la volontà di prestare servizio, non può arruolarsi a causa di un brutto infortunio alla schiena subito nel corso della sua carriera.
Il portiere dei Boston Bruins Frank Brimsek, anche lui volontario, si distingue nel suo servizio a favore della Guardia costiera statunitense, mentre Howie Meeker dei Toronto Maple Leafs torna a casa con una serie ferite causate dall’esplosione di una granata a pochi metri da lui. Ken Reardon, granitica colonna dei Montréal Canadiens ed idolo indiscusso dei tifosi, riceve una menzione speciale per il coraggio dimostrato in battaglia: a dargliela è nientedimeno che dal Feldmaresciallo inglese Bernard Law Montgomery, uno che di complimenti ne ha fatti sempre molto pochi.
Conn Smythe, dirigente dei Maple Leafs, ma prima ancora veterano della Grande Guerra, decide che nonostante i suoi 45 anni è necessario dare il proprio contributo anche nella Seconda Guerra Mondiale, mette da parte i suoi impegni con il team e forma una batteria antiaerea operativa in Francia, contribuendo all’abbattimento di un gran numero di velivoli nazisti, fino a quando alla fine del 1944 viene ferito e rimandato in Canada dove prosegue la sua carriera di dirigente.
Syl Apps, atleta a tutto tondo che prima di infilare i pattini rappresenta il Canada nel salto con l’asta alle Olimpiadi del 1936 a Berlino, viene ingaggiato dallo stesso Conn Smythe per cui gioca 3 stagioni, prima di andare al fronte per due anni. Tornerà a giocare nel 1947, da capitano, per vincere lo stesso anno la Stanley Cup, impresa bissata l’anno successivo.
Storie incredibili, di sport e di guerra che si mischiano a momenti magici, come l’ultima partita della Kraut Line prima della partenza per il fronte dei tre ragazzi. Gara giocata il 10 febbraio 1942 al Boston Garden e vinta 8 a 1 dai padroni di casa sui Montreal Canadiens, i nemici di sempre. A fine partita l’organista intona “Auld Lang Syne”, e i giocatori dei Canadiens, assieme a quelli dei Bruins si caricano sulle spalle i tre ragazzi portandoli in trionfo, tra gli applausi e le lacrime di tutto il Boston Garden per un giro di pista che rimane tra le cose più emozionanti mai viste in uno sport che di freddo ha solo il ghiaccio.
ALLA BALAUSTRA: PUNTATE PRECEDENTI
1. La fine di un “goon”
2 . Ghiaccio nero
3. Quei “matti in gabbia”
4. Sessantotto
5. Novantasette per cento
6. Folti baffi neri
7. Il bandito e il portiere
8. Armata Rossa
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