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Aiuti al Giappone: l’allerta è partita dal CCR

Nel centro europeo sul lago Maggiore è stato messo a punto, insieme a organizzazioni delle Nazioni Unite, un sistema che permette di avvertire decine di migliaia di volontari in un colpo solo

immagini del terremoto in GiapponeÈ partita da Ispra l’allerta alle organizzazioni Onu di tutto il mondo sulla tragedia del Giappone. È nel centro europeo sul lago Maggiore infatti che è stato messo a punto, insieme a organizzazioni delle Nazioni Unite, un sistema che permette di avvertire decine di migliaia di volontari in un colpo solo, aggiornandoli in tempo reale della situazione dei paesi colpiti da tragedie naturali. Per capire meglio di cosa si tratta, ne abbiamo parlato con Alessandro Annunziato, ricercatore del Centro, responsabile dell’attività di allerta precoce

«L’attività del mio gruppo al centro di Ispra è lavorare nel campo dell’allerta precoce in caso di disastri naturali, ed è evidente in un sito, http://www.gdacs.org/, sviluppato dal centro di Ispra in collaborazione con l’agenzia delle Nazioni Unite Ocha (Office for the Coordinationo of Humanitarian affairs) che coordina l’invio di team di aiuto nei luoghi dei disastri».

Il sito provvede a dare in tempo reale l’allerta sui grandi disastri naturali in tutto il mondo: «Più precisamente per quei disastri che hanno potenzialmente bisogno di un aiuto umanitario – spiega Annunziato – Perchè l’obiettivo del sito e dell’allerta è realizzare il coordinamento di questi team. Per esempio, questo genere di allerta non è scattato per il terremoto d’Abruzzo, perchè a quel livello di scossa il nostro paese era considerato in grado di gestire in proprio l’emergenza. Se la stessa scossa si fosse avuta in Bangladesh, la questione sarebbe stata diversa»

Ad incidere sulla “decisione” di inviare l’allerta sono in particolare tre fattori: «L’intensità degli eventi, che nel caso del Giappone si misura in magnitudo (nel caso del terremoto) o in altezza dell’onda (nel caso dello tsunami). La densità della popolazione – ovviamente un terremoto devastante in Siberia o al Polo non crea allarme sociale –  e la vulnerabilità della zona colpita».

Per questo, inizialmente, il terremoto giapponese – registrato come 7.9, con un’onda di circa due metri, in una zona molto poco vulnerabile perchè preparata a questi avvenimenti – era considerato come “allerta arancione”: solo dopo quasi un’ora l’allerta è diventata “rossa”.

In ogni caso, 20 minuti dopo il terremoto, da Ispra sono partiti circa 12mila sms (tanti quanti sono gli utenti del sito che si sono registrati), con priorità per quelli destinati alle organizzazioni umanitarie. Dopodichè, sulla pagina sono stati raccolti i dati del sisma, le previsioni di altezza onda dello tsunami e le previsioni di arrivo dell’onda stessa sulle coste interessate. «Tutto quello che si vede nella pagina parte in automatico: i computer collegati generano le pagine web. Noi non registriamo personalmente le onde sismiche: abbiamo accordi con le organizzazioni internazionali che registrano i dati, poi elaborati da noi. Di solito, specie per il terremoto, è una allerta che avviene a fatto avvenuto: per lo tsunami invece si può parlare di previsione, visto che partendo dal sisma si può prevedere dimensione dell’onda e suo tragitto. Nel caso del Giappone, per esempio, avevamo allertato anche alcune coste del pacifico. A quel punto, i volontari sono pronti e preparano le valige. Poi resta solo al paese colpito di richiederne l’aiuto».

Pubblicato il 15 Marzo 2011
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