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Frontalieri e decreti: attenzione ai “contagi di ritorno“

Secondo l'avvocato Furio Artoni, già intervenuto sul tema, l'unica soluzione sensata sarebbe quella di chiudere le frontiere subito

La questione frontalieri va vista nell\'insieme delle problematiche del nostro territorio di frontiera

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’avvocato Furio Artoni in merito ad alcune problematiche legate all’applicazione dei decreti anti covid e alla disciplina giuridica dei lavoratori frontalieri.

Dopo aver letto le risposte dei parlamentari locali in merito alla questione sollevata relativa al pernottamento dei frontalieri in Svizzera per ragioni di lavoro i dubbi si sono moltiplicati.

In primo luogo il decreto del 18 marzo 2020 (si badi bene 18 marzo 2020), all’articolo 1 lettera b) si riferisce ai frontalieri in ingresso e in uscita. Quindi quello che si sapeva già. Nessun riferimento a chi permane durante la settimana e rientra il fine settimana presso i propri familiari.
E ritorniamo al punto già oggetto del mio precedente intervento.

Chi soggiorna per più di una giornata all’estero come frontaliere, deve sottostare alle norme di sicurezza previste dalla protezione civile ?

E’ chiaro che in assenza di una specifica esenzione la risposta è si !E questo per tutelare i familiari e i residenti nell’area italiana interessata.
La Svizzera in questi tempi ha dimostrato di essere notevolmente in ritardo per quanto riguarda la procedura di sicurezza, (vedasi carnevale di Bellinzona), e non garantisce un’adeguata tutela ai nostri lavoratori.

Ci sono già frontalieri risultati positivi al COVID 19 ? Se la risposta fosse positiva non si deve aspettare altro tempo!
A me personalmente è stato riferito di aziende svizzere che fanno lavorare i nostri frontalieri in situazioni dove vi sono casi di soggetti positivi al Covid.

Se per caso un nostro frontaliere dovesse risultare positivo al COVID 19 riscontrato in Svizzera, non potrebbe essere ricoverato di là perché gli ospedali Svizzeri sono già al collasso e lil nostro concittadino non potrebbe rientrare in Italia, primo perché rischia, come già detto, un procedimento penale estremamente pesante ed in secondo luogo rischia di portare un virus ai suoi familiari…

Sembra che la soluzione sia il decreto del 18 marzo 2020 secondo i nostri parlamentari, ma è ovvio che non lo è.
Ci vuole un intervento che dai Comuni arrivi sino alla Regione e poi al Governo.
Si tratta di difendere i nostri lavoratori e la nostra zona di confine che potrebbe essere devastata da un virus di ritorno.
Quale soluzione : chiudere le frontiere nell’immediato !.
Poi interventi bilaterali per garantire il posto di lavoro e gli stipendi dei nostri cittadini. Ma prima la loro salute e della nostra comunità.
Ci si deve muovere alla svelta. Non c’ è tempo.
Va aggiunto inoltre che le decisioni, non dovrebbero essere solo politiche ma supportate da competenti medici nel settore virale. Non ho sentito nessuno dei nostri politici affidarsi a qualche medico competente.
E’ indispensabile che vi siano medici specializzati che possano illustrare ai nostri politici le soluzioni migliori.

avvocato Furio Artoni

Pubblicato il 21 Marzo 2020
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