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Il Parco della Valgrande: “Perché non possiamo accogliere l’orsa”

"Le reintroduzioni vengono realizzate solo dopo aver accertato la reale presenza storica della specie e soprattutto dopo aver verificato la vocazionalità dell’area e la superficie minima vitale"

Generico 07 Nov 2022

Il dibattito sull’orsa JJ4 tocca anche il Parco della Valgrande. Di seguito la nota del parco che interviene sulla questione con alcune precisazioni importanti. 

In seguito ai fatti accaduti in Trentino abbiamo ricevuto migliaia di messaggi con la richiesta di adozione e salvataggio dell’orsa JJ4 e di altri orsi “problematici”. Precisiamo che fin da subito abbiamo comunque risposto (in merito ad altro orso ma i motivi sottesi sono gli stessi), al Presidente dell’Associazione Rispetto per Tutti gli Animali APS inviando e-mail allo stesso indirizzo da cui era pervenuta la richiesta. Con i nostri canali istituzionali rispondiamo quindi ai tanti appelli che ci hanno raggiunto relativi alla richiesta di accogliere nel nostro parco alcuni esemplari di orso. Siamo di fronte ad una situazione decisamente complessa che va al di là dell’amore e del rispetto del singolo animale che, come ogni essere, ha diritto di godere della sua vita, pur coi limiti dettati dalla incolumità della specie umana (beninteso, laddove la specie umana sia rispettosa anch’essa delle minime regole di corretta condotta per rapportarsi con le diverse specie) e dalla preservazione dell’ecosistema.

Nel caso della specie in questione, occorre evidenziare come l’orso in Val Grande non sia stanziale. Alcuni avvistamenti e segni di passaggio occasionali non confermano la presenza stabile della specie e pertanto l’immissione di un esemplare di questa specie allo stato attuale potrebbe configurarsi come una introduzione, vietata dalla legge dei parchi. Se anche potesse configurarsi come reintroduzione questa segue protocolli e iter molto complessi con parere ISPRA. Anche il progetto Life Ursus che ha portato i primi 10 orsi dalla Slovenia nel Trentino dove erano sopravvissuti pochi esemplari ormai sull’orlo dell’estinzione (https://grandicarnivori.provincia.tn.it/L- orso/Storia-sull-arco-alpino/Il-Progetto-di-reintroduzione-Life-Ursus) seguì queste procedure.

Le reintroduzioni vengono infatti realizzate solo dopo aver accertato la reale presenza storica della specie e soprattutto dopo aver verificato la vocazionalità dell’area e la superficie minima vitale per la specie. Allo studio di fattibilità attuato in Trentino gli esperti dedicarono quasi 5 anni.

Gli orsi hanno territori vastissimi e la Val Grande da sola è insufficiente a garantire una popolazione vitale di orso, fossero anche due soli individui. Questo implica la sottoscrizione di accordi con altri enti territorialmente competenti (regioni, province e altri enti parco). Le aree protette naturali non sono luoghi recintati ed è quindi impossibile escludere che da lì l’orso potrebbe andarsene frequentando territori vicini, sicuramente non vocati e ricchi di infrastrutture pericolose per lui (strade e ferrovie) e soprattutto densamente popolati. Pur capendo il punto di vista degli ambientalisti e animalisti un destino di questi orsi, cosiddetti “problematici”, è quello delle aree faunistiche attrezzate, quindi la cattività o semi-cattività. Nostro compito istituzionale è quello di monitorare gli spostamenti naturali di questi predatori, concorrere con gli altri soggetti coinvolti a promuovere soluzioni finalizzate alla coesistenza delle specie in questione con le attività dell’uomo e promuovere iniziative di corretta informazione e sensibilizzazione.

Da tempo abbiamo infatti attivato un tavolo di concertazione dedicato al tema dei grandi predatori. Per queste ragioni, anche gli organi dell’Ente – Comunità del Parco (ovvero i sindaci dei 13 Comuni del Parco) e Consiglio Direttivo – che sono propositivi, consultivi e di indirizzo hanno condiviso come non sia possibile accogliere la richiesta di “adozione” di orsi, azione non prevista dagli strumenti normativi e di pianificazione attualmente in vigore. Il Presidente del Parco Luigi Spadone dichiara: «Vigileremo come abbiamo fatto fino ad oggi al fine di tutelare il più possibile M29, l’orso giunto in Val Grande da qualche anno (anche se, come detto, di tanto in tanto sparisce e poi ritorna) invitando turisti e curiosi a non cercarne le tracce e a lasciarlo in pace come abbiamo più volte scritto e ribadito non solo personalmente ma anche attraverso i media.»

Pubblicato il 09 Maggio 2023
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