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Miriana: “Sensazioni negative, ma cerco di essere fiduciosa. La DAD funziona”

Storie di giovani in un anno di pandemia. Una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi. Oggi parola a Miriana, studentessa di Besnate

Generica 2020

Young covid, storie di giovani in un anno di pandemia. Un nuovo spazio nato per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi. (foto di copertina: Andrea Elli)

La pandemia ha inevitabilmente tolto qualcosa (o qualcuno) a tutti durante uno degli anni più bui della storia recente del nostro Paese e del mondo intero. Tutti hanno sofferto, chi più, chi meno.

Ci sono state però anche le vittime collaterali del covid, quelle di cui nessuno parla: i giovani. Abbandonati, fin dall’inizio, loro, che sono il presente e saranno il futuro del nostro Paese.

Attraverso Varesenews e V2Media, il network dei nostri giornali, vogliamo dare voce a chi, da un anno a questa parte, non ne ha avuta, grazie ad una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio. Se volete scriverci per raccontarci come avete vissuto questo anno pandemico potete COMPILARE QUESTO MODULO.

 

Miriana Cioffi ha 21 anni e vive a Besnate nonostante sia originaria del sud Italia, dove ha ancora parenti che non vede da molto tempo. Studentessa di Scienze della comunicazione all’Università dell’Insubria, riconosce di non aver avuto problemi con la didattica a distanza.

Come hai vissuto, in generale, la pandemia? Qual è stato il tuo sentimento più ricorrente?

Ho vissuto la pandemia in modo strano, con un mix di sensazioni che si alternavano: dalla tristezza alla preoccupazione, e poi sconforto, ansia, sfiducia. Prevalentemente erano sensazioni negative.

Com’è cambiata la tua percezione dell’emergenza sanitaria dall’aprile 2020 all’aprile 2021?

Non è cambiata molto, in quanto credo a tutto ciò che sta succedendo e allo stesso modo ho fiducia nei confronti della medicina e della ricerca.

Qual è la mancanza che più hai accusato durante il periodo di lockdown?

Quella per i miei parenti e il mio fidanzato. Essendo nata nel meridione non ho ancora avuto la possibilità di andare a trovarli. Per quel che riguarda il mio fidanzato, ho avuto la possibilità di rivederlo a maggio del 2020 grazie alle prime riaperture. Credo sia stata una delle cose più difficili da reggere insieme alla preoccupazione del momento.

Hai rispettato le restrizioni imposte dalle autorità? Se sì, cosa ne pensi di chi non le ha rispettate?

Ho rispettato le restrizioni, nonostante a volte siano state molto pesanti e la mancanza sia stata difficile da sopportare.

Facevi qualche sport/attività che hai dovuto interrompere? Frequentavi regolarmente qualche luogo a cui hai dovuto rinunciare?

Non praticavo nessuno sport perché mi sono sempre allenata a casa. Frequentavo luoghi a cui ho dovuto rinunciare purtroppo, però mi è dispiaciuto maggiormente quel che è successo a loro, che sono stati costretti alla chiusura.

C’è qualche hobby/passatempo che a causa del lockdown hai riscoperto? O qualcuno di nuovo che, a causa del tempo libero, hai scoperto?

Credo di essermi appassionata maggiormente alle serie tv e ai film, ma anche alla scrittura, ispirata dalla situazione di solitudine. Purtroppo, questa condizione su di me ha lavorato al contrario: ho perso interesse e voglia di fare per determinate cose che prima mi appassionavano.

Hai partecipato a qualche iniziativa per aiutare la tua comunità in questo periodo difficile?

Ho contribuito ad aiutare la mia comunità collaborando come volontaria con la Pro Loco. Nel mio piccolo ho contribuito anche con delle donazioni create sulla piattaforma come gofundme.

Pensi che i problemi di salute mentale causati dalla mancanza di socialità, soprattutto tra i più giovani, possano diventare un problema serio?

Sì, lo credo. Penso che sia una cosa che stanno sottovalutando in molti e credo che non ci siano abbastanza progetti e campagne di sensibilizzazione, e neanche decisioni concrete per quel che riguarda questo argomento, soprattutto per le persone più fragili. Durante la pandemia, credo sia stato difficile per tutti gestire i propri sentimenti e le emozioni.

Cosa ne pensi della comunicazione dei mass media a proposito della pandemia?

Penso che sia stata molto importante durante il primo anno di pandemia, anche se c’è stata un po’ di confusione inerente alla situazione. Molti media hanno contribuito a diffondere il panico e le fake news, forse perché in un momento così era più facile scrivere qualsiasi cosa per far notizia.

Ti è mancato frequentare attivamente l’università? Cosa ne pensi della DAD? Pensi che funzioni?

Frequentare l’università mi è mancato, in quanto la mia attenzione era maggiore nei confronti delle lezioni. Mi è mancato anche l’ambiente universitario in sé. Non ho avuto problemi con la DAD. Posso solo esprimere la mia preferenza per le lezioni “in diretta” rispetto a quelle registrate. La cosa che mi è mancata maggiormente è stato il contatto visivo con i professori e avere l’opportunità di conoscerli dal vivo, ma in linea di massima credo che la DAD funzioni.

Aderirai alla campagna vaccinale? Reputi giustificato lo scetticismo attorno ai vaccini?

Aderirò alla campagna vaccinale. Lo faccio perché ho fiducia nei confronti della ricerca e della medicina. Ritengo giustificato che ci siano delle preoccupazioni, le ho avute pure io e credo che l’incertezza abbia sfiorato un po’ tutti in questo periodo.

Pensi che siamo entrati nella fase finale della pandemia? Si vede, secondo te, la luce in fondo al tunnel?

Non lo penso, ma lo spero. Dopo aver passato un anno con pensieri negativi, sto cercando di essere fiduciosa e positiva il più possibile.

Pensi che la quotidianità cambierà dopo la pandemia? Se sì, come?

Penso che la quotidianità cambierà solo per le persone che hanno rispettato le restrizioni e per chi si è reso conto di quello che stiamo vivendo. Per queste persone sarà difficile tornare alla normalità senza pensare alle restrizioni e tutto ciò che è accaduto in precedenza. Ovviamente questo non significa non voler tornare alla quotidianità “normale”, ma tenere un comportamento attento.

Qual è una cosa che farai appena ci sarà piena libertà?

Di “prime cose” che farò ce ne sono tante: andare a trovare i miei cari, fare del volontariato, andare al cinema, tornare alle mie passeggiate nella natura e trovare un lavoro.

Altro che vuoi aggiungere?

Vorrei che tutte le cose tornassero alla normalità, ma soprattutto che tutti stessero bene. La salute e il benessere (anche economico) delle persone sono tra le cose che mi hanno segnato maggiormente: sapere della gente in difficoltà mi procura delle strette al cuore. Vorrei che ci fossero più aiuti per le persone fragili e che nessuno si sentisse solo.

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Pubblicato il 27 Aprile 2021
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