Amani for Gede. Emozioni da ultimo giorno: scarpe, mahamri e preghiere universali
Finito il campus estivo, a Gede resta la speranza di una scuola nuova: un sogno che potrebbe finalmente realizzarsi
Ultimo giorno di scuola, in versione campus estivo. All’Amani Gede School si finisce con la distribuzione delle scarpe, un momento molto atteso, anche se i bambini sanno già da subito che non ci sono mai scarpe per tutti perché sono frutto di donazioni spontanee: per cui, se il tuo numero è disponibile può darsi che gli insegnanti te ne assegnino un paio, se non c’è, bisogna aspettare la donazione successiva, quando la scuola sarà già ricominciata (a dicembre).

Il criterio di assegnazione è stabilito dagli insegnanti, che conoscono bene le famiglie e i reali bisogni dei bambini: ci sono casi di povertà davvero estrema e altri che avrebbero meno bisogno. Ma siccome le scarpe sono molto ambite da tutti, quando si avvicina il giorno della distribuzione, molti genitori mandano a scuola i figli senza scarpe o con ciabatte semidistrutte. L’insegnante sa, in questi casi, riconoscere chi le scarpe non le ha davvero e chi, magari, almeno un paio le possiede, ma ne vorrebbe un secondo paio. I bambini vivono tutto questo con una certa tensione, o emozione, che poi fortunatamente si stempera. Chi ha avuto le scarpe, le nasconde sotto il banco per portarsele a casa senza indossarle, chi non le ha avute si consola comunque perché l’ultimo giorno di scuola prevede i mahamri, le frittelle dolci preparate a mano dalle cuoche e dalle insegnanti.

I giochi e i canti disegnano facilmente sorrisi su tutti i volti dei bambini, l’Africa sa cogliere il valore della gioia anche nelle briciole. E prima di tornare alle proprie case, quasi tutte capanne nei villaggi poveri interni, c’è la preghiera globale: è una cantilena che tutti i bambini recitano chiudendo gli occhi e mettendosi la mano sul cuore. E’ una meravigliosa preghiera universale, perché qui alla scuola di Gede studiano, giocano e mangiano assieme bambini musulmani, cristiani battisti, pentecostali, anglicani, avventisti e cattolici. Prima di pranzare, col piatto in mano, ognuno prega il suo dio. E poi, nelle occasioni importanti, c’è la preghiera comunitaria, universale. E ognuno ci mette le proprie speranze che quasi sempre coincidono perché un futuro migliore, a Gede, può arrivare da una comunità che cresce con gioia e con meno differenze.

I vecchi edifici si svuotano, le cuoche finiscono di ripulire, le lavagne rimangono impolverate, cala il silenzio, ma nei volti di tutti, insegnanti e bambini, c’è uno sguardo di speranza: e una scuola nuova è un sogno che potrebbe finalmente realizzarsi.






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