Si ribellò alla guerra ma venne decorato per gli assalti sul Grappa: il fante Mellace rivive in un modellino d’artigianato
Il figlio del soldato della brigata “Catanzaro“ fra le più decimate per i disordini in linea propone la storia del padre che viene raccolta dal carabiniere modellista di Laveno Mombello Carlo Maria Tiepolo

La storia è fatta di episodi che arrivano sui libri e guadagnano l’immortalità della memoria, ma anche di singole esistenze in grado di lasciare il segno. Avevamo raccontato di recente la passione del luogotenente dei carabinieri Carlo Maria Tiepolo per la ricostruzione di soldati specialmente del periodo pre e post rivoluzionario francese: miniature che rappresentano fedelmente fanti e cavalieri per i quali sono necessarie ore e ore di lavoro e che sono valse importanti riconoscimenti, come l’ultimo, a Versailles, dove e stata presentata un’opera nella quale veniva raffigurata una scena della battaglia di Waterloo, lo schianto della cavalleria di Napoleone contro i quadrati scozzesi.
Il carabiniere delle miniature: il genio artigiano nei soldatini del luogotenente Carlo Tiepolo
Ma, come si accennava, esistono anche figure sconosciute ai più che vengono realizzate da questo “artigiano della storia”. Come il caso di Giuseppe Mellace, nato a Catanzaro Marina il 15 marzo 1896: la sua storia è stata riprodotta a una miniatura di fante della Grande guerra che è fedele riproduzione persino del volto di un uomo comune che attraversò la tragedia del conflitto e che, nonostante l’oblio della storia ufficiale, ha lasciato una testimonianza preziosa di coraggio e dignità.
E dunque ecco che l’hobby diventa qualcosa di superiore al gesto fine a se stesso ma va oltre, prosegue addentrandosi nel campo della cultura, della storia, e della memorialistica. Arruolato nel 1915 come soldato di fanteria, assaltatore nella Brigata Catanzaro, Mellace conobbe fin da subito la durezza del fronte dell’Isonzo, dove centinaia di migliaia di giovani italiani furono mandati incontro a morte certa negli attacchi ordinati dal generale Cadorna. In quell’inferno di fango, sangue e gas tossici, molti fanti calabresi trovarono la forza di ribellarsi a ordini ritenuti insensati.
Mellace fu tra coloro che pagarono il prezzo di quell’insubordinazione: incarcerato e condannato, scampò alla fucilazione solo per la necessità di uomini al fronte. Tornato in trincea, partecipò agli assalti sul Monte Grappa e venne ferito a una gamba, episodio che lo condusse all’ospedale militare di Pesaro. Per il suo valore fu insignito della medaglia di bronzo al Valor Militare. La Brigata Catanzaro, definita “punta di diamante” nelle offensive, pagò un tributo altissimo: 4 medaglie d’oro, 3 d’argento, 244 di bronzo, ma anche migliaia di vite spezzate.

Il fante Mellace fu protagonista di episodi eroici e di disperate ribellioni (raccontate per esempio nel famosissimo “Uomini contro”, pellicola del 1970 firmata da Francesco Rosi e tratta dal romanzo “Un anno sull’Altipiano” di Emilio Lussu) , come quella del luglio 1916 a Santa Maria la Longa, dove soldati stremati dalla carneficina si opposero al ritorno al fronte, pagando con fucilazioni e pene esemplari. Giuseppe Mellace sopravvisse a quell’ecatombe, tornando alla vita contadina e costruendo una famiglia numerosa con dieci figli. Morì a Catanzaro Lido nel 1975.
Suo figlio Saverio, ancora in vita, ne ha tramandato la memoria, affinché non fosse cancellata dal silenzio calato su tante vicende della Grande Guerra. Oggi, grazie al lavoro di cesello del modellino di Carlo Maria Tiepolo si arriva alla ricostruzione storica e “fattuale“ per coronare il sacrificio di Mellace e dei suoi compagni che continua a parlare alle nuove generazioni, ricordando che dietro ogni uniforme c’era un uomo, spesso dimenticato, ma con un passato degno di essere raccontato.
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