Sergio Michilini guida la rinascita artistica della chiesa di San Giovanni a Rocchetta Sant’Antonio
L’artista friulano, da oltre quarant’anni in Nicaragua e autore del blog La bottega del pittore su VareseNews, trasforma l’antico edificio settecentesco in un laboratorio d’arte partecipativo grazie al progetto PNRR Linea Borghi
Un luogo che per decenni è stato silenzioso e sguarnito torna ora a vivere grazie all’arte. La chiesa di San Giovanni, costruita nel XVIII secolo nel cuore di Rocchetta Sant’Antonio — borgo arroccato tra Daunia e Irpinia — è protagonista di un progetto di rigenerazione che fonde memoria storica e creatività contemporanea. L’edificio, danneggiato dal terremoto del 1930 e privato di ogni decorazione, per anni è stato adibito a deposito. Oggi, invece, la navata unica si anima con impalcature, pennelli e colori, trasformandosi in un laboratorio d’arte permanente.
Sergio Michilini: un artista “glocale” con radici internazionali

A condurre il progetto è Sergio Michilini, artista friulano nato nel 1948, attivo da decenni nel campo della pittura, ceramica, mosaico, scultura e arte pubblica. Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha realizzato importanti interventi in Italia e in America Latina, specialmente in Nicaragua, dove vive e lavora da oltre quarant’anni.
Attualmente risiede a Managua, dove ha creato la propria casa/studio “TALLERA LA PORZIUNCOLA”, sede del suo archivio personale con più di 200 opere realizzate tra il 2003 e il 2023. Inoltre, da tempo tiene un blog sul quotidiano VareseNews intitolato La bottega del pittore, una piattaforma bilingue dove racconta la sua arte, le riflessioni, i progetti e la sua esperienza tra Italia e Nicaragua.
Una metodologia che nasce dall’analisi dello spazio
Il lavoro, attualmente nella fase iniziale, prevede l’applicazione di pannelli di compensato distanziati di dieci centimetri dalle pareti originali, così da non operare direttamente sulla struttura storica. Il punto di partenza è un’approfondita analisi dello spazio architettonico e plastico dall’interno dell’edificio, da cui si sviluppano due “reti” che costituiscono lo scheletro delle immagini.
La prima è la rete geometrica, che dipende dallo studio dell’architettura: forme, proporzioni e linee che collegano la struttura all’individuo che la osserva. La seconda è la rete poliangolare, che nasce dal movimento dello spettatore e dalle deformazioni ottiche che si generano durante la fruizione dell’opera. Questo approccio, ispirato al “moralismo cinematografico” teorizzato in Messico da Davide Farosicherus, considera due punti di vista principali – l’ingresso e la metà della navata – per costruire un dialogo visivo “dall’individuo all’architettura”.
Dall’analisi alla “magia visiva”
Michilini sottolinea che tutte le linee utilizzate sono il frutto di rilievi e osservazioni scientificamente dimostrabili. L’analisi, ad esempio, di un arco a tutto tondo può generare riflessi e punti focali inattesi, come un “rettangolone” che diventa elemento strutturale dell’immagine. La definizione di una linea d’orizzonte a 1,60 metri dal pavimento permette di individuare tre punti centrali sui quali ancorare la composizione pittorica.
A partire da questi schemi, le immagini finali saranno intimamente legate sia alla struttura architettonica sia al movimento dello spettatore, creando una “magia visiva” capace di trasformare lo spazio in un’esperienza immersiva.
Un lavoro corale e con finalità didattiche
In questa fase preparatoria, il pittore e incisore Salvatore Lovaglio ha già iniziato a tracciare le linee per un bozzetto dedicato a San Giovanni Battista. Il progetto ha anche un’importante valenza didattica: tutte le fasi di analisi e realizzazione verranno documentate e raccolte in un volume, con l’obiettivo di condividere la metodologia applicata e offrire strumenti utili ad artisti e studiosi.
La chiesa di San Giovanni, oggi cantiere creativo, si prepara così a diventare un laboratorio permanente di arte contemporanea, capace di custodire la memoria del luogo e, allo stesso tempo, di aprirlo a nuove interpretazioni e prospettive.
Un progetto aperto e partecipativo
Voluto come un’opera “in-finita”, il lavoro è destinato a evolversi nel tempo grazie al contributo di cittadini, studenti, visitatori e creativi, in un processo partecipativo. L’edificio diventa così un cantiere permanente per arte e comunità, capace di restituire vita a un patrimonio dimenticato e di lanciare un segnale di rinascita per i borghi interni dei Monti Dauni.
Cultura come medicina contro lo spopolamento
L’iniziativa di Michilini si inserisce in un contesto più ampio: a Rocchetta e in altri 28 comuni dei Monti Dauni, sono in corso attività culturali e residenze artistiche sostenute dalla Linea Borghi del PNRR. Arte, partecipazione e rigenerazione diventano strumenti per contrastare lo spopolamento e promuovere la rinascita dei territori.
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