Italoconnection accende la notte bianca di Sesto Calende: “Presi per matti, ma per fare la nostra musica bisogna esserlo”
Il live di Fred Ventura e Paolo Gozzetti porta il sound dell’italo disco in Piazza Guarana: club culture, memoria elettronica e nuovi inediti per la Notte Bianca del Riverside Festival. L'intervista al duo

(foto copertina a cura di Vins Baratta)
Il sound dell’italo disco sbarca sul Ticino: sabato 12 luglio, a Sesto Calende, la Notte Bianca del Sesto Riverside Festival accende piazze e strade con concerti, performance e dj set fino a tarda sera. In Piazza Guarana, una delle piazze maggiormente frequentato dai giovani, arriva Italoconnection, il live ad alto contenuto elettronico firmato da Fred Ventura e Paolo Gozzetti.
Attivi da oltre quindici anni tra club europei, studio e ricerca sonora tra dischi e vinili, Ventura e Gozzetti hanno costruito una traiettoria personale rileggendo l’italo disco con strumenti del presente.
«Suonare a Sesto, vicino al fiume, sarà sicuramente un unicum»
Li abbiamo intervistati alla vigilia dell’esibizione: si è parlato di archivi, di futuro, e di cosa significa portare la propria estetica musicale in una piazza di provincia.
ItaloConnection nasce dalla vostra amicizia e da anni di musica vissuta da dentro: cosa vi tiene ancora così affiatati in studio e sul palco? Quanti anni ha questo vostro progetto?
Paolo e Fred: «Sono 15 anni che portiamo avanti questo progetto, dal 2010. Inizialmente ci occupavamo più che altro di remix, ma strada facendo tutto si è trasformato: abbiamo cominciato a scrivere brani, a spaziare, a conoscere e a conoscerci. Poi un giorno abbiamo iniziato a pubblicare con Italoconnection. Quando è iniziato portare dal vivo queste sonorità non era comune. Suonavamo in piccoli concerti ma visti i buoni riscontri ricevuti abbiamo maturato una certa consapevolezza. E oggi portiamo ancora avanti un nostro concept tutto particolare. La novità e la continua mutevolezza del genere ci spinge ogni giorno a fare musica con entusiasmo».
A Sesto Calende portate un set live: su cosa avete lavorato per costruirlo e che tipo di atmosfera volete creare?
Paolo: «Noi siamo assolutamente da club, è un po’ quella la nostra dimensione. Quindi siamo molto curiosi di sapere come verrà percepito il nostro suono live all’aperto, en plein air. Suoniamo soprattutto all’estero: Berlino, Parigi, Amsterdam ma anche in Norvegia e Spagna qualche volta. In Italia solo recentemente c’è stata una riscoperta del nostro genere, non più percepito come vecchio ma cool. Quando è nata questa possibilità di suonare a Sesto e noi abbiamo accettato subito perché suonare vicino a casa fa sempre piacere. Esibirsi all’aperto, vicino al fiume sarà sicuramente interessante. L’evento di questo sabato può essere davvero un unicum».
Fred: «Suonare per un pubblico giovane, come è quello di Piazza Guarana, può essere una grande cosa. Vogliamo far conoscere ai giovani l’italo disco facendoli ballare. Speriamo che il pubblico “locale” sia partecipe e curioso. A Sesto faremo pezzi inediti sui quali abbiamo lavorato negli ultimi mesi».
In un’intervista a Billboard, Fred hai detto che l’italo disco è nata da una “folle
incoscienza imprenditoriale”. Estendo la domanda a entrambi: cos’ha significato per voi, vivere quella fase dall’interno?
Paolo:«“Folle incoscienza imprenditoriale” è un’espressione che riassume bene ciò che l’italo disco è per noi. Con Fred siamo amici, un vero team di produzione oltre che una band con un progetto musicale. La nostra è folle incoscienza perché ci siamo inventati un po’ noi la nostra strada; non promuoviamo la musica che funziona in classifica, facciamo la nostra. Ci hanno presi per matti, ma per realizzare un progetto musicale come il nostro bisogna esserlo».
Produzione, remix, archivi: che ruolo ha la memoria sonora, quindi concretamente il disco come oggetto, per voi? E come si maneggia, senza cadere nella nostalgia?
Paolo: «Beh, Fred è il re del vinile»
Fred: «Io non faccio testo, ne ho troppi di vinili. Ho ben cinquant’anni di acquisti di vinili alle spalle. Le nostre influenze comunque sono: new wave, post punk, elettronica inglese post anni 80. Come non cadiamo nella nostalgia della prima italo disco? Conservando la nostra origine italiana ma guardando alla scena internazionale. Abbiamo ripreso il genere italo disco non con nostalgia del ritorno ma con desiderio di rinnovamento, desiderio di riscoprirlo adattato alle novità attuali. Sicuramente il fatto di suonare all’estero ci fa bene. Come al Berghain, famoso club techno di Berlino».
Potete dirci com’è cambiata la ricezione dell’italo disco e dell’elettronica italiana nel tempo?
«Negli Anni 80 non si parlava tanto volentieri di italo disco, non aveva, diciamo, una buona reputazione. Nei primi Anni 2000 però la situazione è cambiata. Si è sviluppata una nuova scena in discoteca, con produttori legati ai club notturni. È nata così l’occasione perfetta per far riscattare un sound bistrattato. Sono 25 anni che si parla di italo disco con alti e bassi. Un paio di anni fa la canzone The Kolors ha favorito la conoscenza del nostro genere musicale. Anche se non lo rappresenta, questo pezzo ha costituito una svolta per la diffusione del genere».
«Questo genere è stato riscoperto soprattutto all’estero perché la gente che arriva dalla techno, dalla dance cercava un suono oscuro, strano, particolare. Un suono che noi da italiani, con un passato musicale di altro genere, fatichiamo ad apprezzare; ecco perché la nostra passione è nata all’estero, in Italia non sarebbe potuto accadere».
Potete anticiparci qualche data dopo quella di Sesto Calende?
Paolo: «In questo periodo abbiamo lavorato molto come produzione e studio. Stiamo cominciando adesso a prendere contatti per l’autunno, perora non in Italia, non ancora. In realtà stiamo cercando di capire meglio anche noi. Che progetti abbiamo? Quello che ci andrà di più di fare. È entusiasmante avere stimoli e non sapere esattamente cosa ci riserva il futuro musicale. Chi ci seguirà, saprà».
Di Marco Tresca e Nicole Pecchio
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