“Tornare al lavoro? Sì, ma solo se in sicurezza”
Ci sono poi categorie che non si sono mai fermate. Il PCI chiede di partire da "controlli a tappeto agli operai, ai lavoratori della logistica e del commercio, agli edili"
«Tornare al lavoro? Si, ma in sicurezza». È la parola d’ordine che il Partito Comunista Italiano lancia anche in provincia di Varese.
«La macchina produttiva del paese va rimessa in moto in tempi brevi; così chiedono in molti tra politici, economisti ed imprenditori e lo comprendiamo anche noi, perché gli effetti di un blocco ad oltranza delle attività avrebbero conseguenze devastanti per la già fragile struttura economica del paese e, consci dei rapporti di forza sia interni (di classe) che esterni (nella “catena globale del valore”) non ci facciamo illusioni: il conto sarà salato e verrà presentato ai lavoratori, ai pensionati e alle loro famiglie» premettono i comunisti.
«Questo non vuol dire però che si possa accettare, magari tra pochi giorni (il nuovo termine è il 13 Aprile secondo l’ultimo decreto del Presidente del Consiglio), che fabbriche, uffici e magazzini possano diventare nuovi focolai di infezione, così come lo sono stati gli ospedali, con i sanitari costretti a lavorare in condizioni indegne per un paese civile e privi delle protezioni necessarie, o i supermercati e le industrie rimaste aperte».
«Non possiamo accettare che venga vanificato quanto fatto fin’ora (tardi e male a dire il vero, particolarmente in Lombardia) per limitare la diffusione del virus e ritrovarci, in nome del profitto, con una nuova ondata di ricoveri, decessi e ulteriori restrizioni dei diritti civili.
Per questo chiediamo che ci si mobiliti al più presto per uno screening generale almeno sui lavoratori ancora attivi e su quelli che verranno richiamati al lavoro, si mobilitino ed attrezzino i laboratori anche privati e tutti gli ambulatori e il personale della Medicina del Lavoro o quant’altro sia necessario affinché siano in grado di effettuare tamponi in tempi rapidi e controlli a tappeto agli operai, ai lavoratori della logistica e del commercio, agli edili, agli impiegati in modo da isolare i contagiati (a questo punto utilizzando la cassa malattia e non le ferie o la cassa integrazione come sta accadendo per molti lavoratori) perché possano riprendere almeno a lavorare e produrre in sicurezza continuando poi a monitorarne lo stato di salute e vigilando sul rispetto delle direttive sanitarie».
«Il costo di questa operazione, per quanto elevato, sarà sicuramente minore (economicamente ma soprattutto in termini di “costo umano”) sia di un blocco ad oltranza della produzione che di un rientro al lavoro “indiscriminato” e senza controllo». Il PCI, anche in provincia, chiede a tutte le forze politiche e sindacali di spingere perché le istituzioni tutte si attivino per assicurare sicurezza sul lavoro.
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