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Nursing Up, infermieri pensionati in servizio? Over 65 categoria più a rischio

Il segretario Delli Carri: “La soluzione alle necessità di personale sono le assunzioni straordinarie”

“Siamo assolutamente contrari al progetto di cui si sta parlando in Regione”, è netta la posizione del Nursing Up. Secondo il sindacato degli Infermieri Italiani e delle professioni sanitarie tra le ipotesi al vaglio in queste ore a palazzo Lascaris, per fare fronte all’emergenza Coronavirus, ci sarebbe anche quella del ritorno in servizio di medici, in prima battuta, e poi di infermieri in pensione. Un modo per fare fronte alla carenza di personale causata dalla necessità di contrastare la diffusione del Covid-19.

“La ragione di questa nostra contrarietà è molto semplice -spiega il sindacato-. Gli infermieri, come anche i medici, sono la prima linea di fronte per la gestione dell’emergenza contagio, ma sono anche la categoria più esposta al rischio di essere contagiati. Già oggi sappiamo che più del 10% tra infermieri e professionisti della sanità, che hanno operato in prima battuta con pazienti affetti da coronavirus, sono stati a loro volta contagiati. La categoria più a rischio sono proprio le persone con più di 60/65 anni. È una follia che rischia solo di aumentare il numero delle persone malate in modo grave”.

La soluzione all’emergenza sottolinea Claudio Delli Carri, segretario regionale del Piemonte e Valle d’Aosta del Nursing Up “non è esporre infermieri già in pensione, ma piuttosto fare da subito assunzioni straordinarie a tempo determinato o indeterminato, scorrendo le graduatorie e pensando anche alle agenzie interinali”. In questo modo: “Si aggiungerebbero forze fresche all’attuale corpo di professionisti che operano nella sanità. Rimettere in servizio personale vecchio, in pensione, per quanto ci riguarda, non solo non ha senso, ma potrebbe essere dannoso”.

“L’emergenza di questi giorni -conclude Delli Carri- va affrontata con responsabilità e senza panico, mettendo in atto tutte le procedure di sicurezza che sono state descritte dal Ministero e che discendono da ciò che la scienza medica impone. Le chiusure, le misure di contenimento messe in atto, per quanto possano essere comprensibilmente impopolari sono assolutamente necessarie. La loro riduzione, come sta avvenendo in Piemonte, è un segnale positivo, ma va fatta con grande cautela e con un attento monitoraggio della situazione ”.

Pubblicato il 02 Marzo 2020
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