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Passeggiata alla Quassa tra fiori e arbusti

Con Teresio Colombo alla scoperta della vegetazione locale

Teresio Colombo alla Quassa

Il giorno 18/11 appena alzato ho guardato il cielo che mi è apparso grigio, il terreno era ancora umido, squilla il telefono è la mia figlia Eliana che ci chiede dove vorremmo andare la avvertiamo che non ci sono le condizioni per uscire e lei affermando che a Ispra vi è il sole e la terra è completamente asciutta e che, se non abbiamo niente in contrario verrebbe a prenderci.

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Teresio Colombo alla Quassa di Ispra 4 di 17

Avendo aderito alla sua richiesta ci siamo attrezzati per l’uscita, infatti dopo poco arriva la figlia che ci invita a salire sulla sua auto e ci trasporta ad Ispra dove lascia l’auto in un posteggio vicino alla Quassa, zona che ci ha invitati perché la visitassimo.

La zona un tempo paludosa è stata teatro di un grosso scontro fra le truppe del Vescovo Ottone formanti un esercito di 4/5 mila uomini e le truppe schierate dai Torriani formanti un esercito di 10.000 uomini, vinta da questi ultimi. Fatti pochi passi nella zona una targa indica una via dedicata al Generale Cadorna e chiedo spiegazione sul perché sia stata attribuita una denominazione di tale rilievo ad una strada di scarsa importanza e periferica ad un uomo che, pur con i limiti successivamente riconosciutigli, gli è stato affidato l’incarico di capo dell’esercito Italiano per affrontare la guerra del 1915-18.

Le risposte ottenute non sono state convincenti per cui ho consultato il testo di Giuseppe Armocida “ISPRA E BARZA Una lunga storia sul lago Maggiore” ed. 2009 a cura del Comune di Ispra da cui si evince che la via è stata intitolata nel 1916 per ricordare una residenza tanto amata dal giovane Luigi che aveva passato in quella che fu proprietà dei Cadorna molti anni della sua infanzia e luogo in cui avvenne il suo rapimento e liberazione.

Arrivati al confine con Ranco ho deciso che al ritorno avrei scattato una serie di fotografie iniziando dal Poligono del Giappone (Reynoutria japonica) (01) la poligonacea infestante da alcuni anni appartenente alla flora locale e purtroppo in decisa espansione; come pure il Poligono delle siepi (Fallopia dumetorum) (02,03) altra poligonacea molto diffusa nelle zone a scarsa vegetazione: da una villa spunta il fiore di un Ibisco (Hibiscus syriacus) (04) che è oggettivamente al termine della fioritura. Eccoci arrivati alla villa “la rocchetta” (05) bella costruzione degli anni 30 del secolo scorso e che nel suo giardino si trova un grosso masso erratico lasciato dai ghiacciai nel corso della loro evoluzione una signora ci dice disponibile a farci visitare la villa in un giorno qualsiasi ma in questo momento è impossibile causa impegni precedenti, ne approfitto comunque per fotografare l’Olea fragrans (06,06b) che non ho visto ma che la moglie mi ha suggerito che è presente perché il profumo che sente è senza dubbio quello, entro nel giardino vedo l’olea faccio le foto ed esco; poco più avanti una Vite del Canada a foglie intere (Parthenocissus tricuspidata) (07) mi fornisce l’occasione di riprendere oltre le foglie anche i frutti; anche la presenza della Malva selvatica (Malva sylvestris) (08) sembra più spontanea che non coltivata e anche le 2 qualità di composite: Astro americano (Aster novi-belgi) (09) e Astro del New England (Aster novae-angliae) (10) che sono i vecchi settembrini di importazione dal nord America ma ricondotti ad una crescita sub-spontanea.

Finalmente vedo alcune piante di Luppolo comune (Humulus lupulus) (11) la cannabinacea dal frutto particolarmente aromatico utilizzato per dare sapore e profumo alle birre, la nostra provincia è particolarmente ricca di questa pianta dal fusto particolarmente volubile che può arrivare a 5 metri di lunghezza ma trovando idoneo sostegno non si deve dimenticare le proprietà calmanti e quelle digestive di questa erba perenne; il finalmente è giustificato che il luppolo visto al Sacro Monte una quindicina di giorni fa non aveva ancora i fiori e quello trovato nella zona del molinetto era stato tagliato fino ad oltre 2 metri di altezza. A questo punto mi sembra opportuno non trascurare le piante di Sorgo selvatico (Sorghum halepense) (12) che dalla metà del mese di agosto lo ritroviamo ai bordi dei campi.

Una pianta di cui non avevo ancora scritto quest’anno è la Cremesina uva turca (Phytolacca americana) (13,14) è una pianta di origine nord-americana che da noi è diventata spontanea che da noi si sviluppa fino ad oltre 2 metri di altezza con un fusto erbaceo superiore a 5 cm di diametro il frutto viola scuro a maturazione è ricercato dagli uccelli è sconsigliato l’uso per l’alimentazione perché anche in piccoli quantitativi potrebbe provocare disturbi indesiderati nell’apparato digerente, in medicina è utilizzato per le malattie del ricambio; anche l’Atriplice erba correggiola (Atriplex patula) (15) la  pianta chenopodiacea dei fossi è una erba comune. Ma la vera sorpresa è stata di ritrovare più di una piantina di Euforbia catapuzia (Euphorbia lathyris) (16) una euforbiacea una volta ricercata dai contadini per metterla nell’orto dove si riteneva che la sua presenza avrebbe allontanato le talpe dalla zona coltivata, è stata usata sin dall’antichità come violento purgante ma per fortuna si è dismesso tale uso assai pericoloso, è in uso di utilizzare il succo da mettere strofinando leggermente sulle verruche che il giorno successivo con leggera pressione si distaccherebbero.

Teresio Colombo

P.S. è pronto anche l’inventario delle foto pubblicate nel mese di settembre, gli interessati potranno richiederlo in qualsiasi momento al solito indirizzo colter@alice.it; ricordo che l’invio è gratuito.

Pubblicato il 26 Settembre 2017
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