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I “dem” del VCO ribadiscono: il PD sia forza d’opposizione

L'analisi della batosta elettorale dell'assemblea provinciale del PD

I “dem” del VCO ribadiscono: il PD sia forza d’opposizione L’analisi della batosta elettorale dell’assemblea provinciale del PD

S'è riunita martedì a Pieve Vergonte, l’assemblea Provinciale del Partito Democratico del Verbano Cusio Ossola. All'ordine del giorno, l'analisi della sconfitta elettorale dello scorso 4 marzo sia a livello nazionale che locale. Notevole la partecipazione.

Nel comunicato a firma del segretario provinciale, Pino Grieco, le risultanze dell'incontro: 

«Il dato nazionale, 18,72%, è di per sé severo ma non basta – da solo – a giustificare lo sconforto.

Leggendo i dati più in profondità abbiamo sempre più nitidamente compreso che l’elettorato da noi rappresentato negli scorsi decenni oggi non si sente più rappresentato dal PD: i collegi uninominali vinti da noi si trovano nei quartieri centrali e più prosperi delle città italiane e non nelle periferie urbane; questo è stato riscontrabile anche Verbano Cusio Ossola

Stante il 18,8 % del nostro dato elettorale nazionale alla camera sorprende il 15,3% tra gli under 34 e il 27,3% tra gli over 65. Analogamente fa riflettere il 22,5 % tra imprenditori e dirigenti, il 27,6% tra pensionati e percentuali oscillanti tra il 10 e 11% tra operai e disoccupati.

Le prossime settimane sottoporranno il nostro partito a dure prove: saranno necessari nervi saldi e spirito di appartenenza. Tempi duri si annunciano e gli aderenti al PD dovranno sentirsi ed essere una comunità.

Il dibattito politico delle prossime settimane, con tutta probabilità, presenterà scenari tra i più vari; i democratici del Verbano Cusio Ossola ritengono che le proposte politiche del PD siano state bocciate dagli elettori e che, pur accettando il dialogo con tutte le altre forze politiche, il ruolo del PD in questa legislatura debba essere di opposizione.

Tra qualche mese questi tatticismi avranno un loro esito e ci si ritroverà come oggi ad interrogarsi sull’identità, sulla funzione nel quadro politico italiano ed europeo del PD.

Senza un punto di riferimento che vada oltre l’occasionale, il contingente o il leader del momento, è difficile mantenere in vita un soggetto politico. Far vivere un partito non può essere una questione solo organizzativa, è necessario partire dalle idee; se manca la base morale, una stella polare, è quasi impossibile attrarre la gente e in particolare i giovani.

È necessario ricominciare a confrontarsi sui temi fondamentali della convivenza civile, a titolo d’esempio pongo due temi fondamentali e ricorrenti in questi tempi: Italia europeista o sovranista? Europa protezionista o libero scambista?

Le organizzazioni politiche di massa, nate dalla fine dell’800, si sono sviluppate con la nascita e lo sviluppo di nuovi modelli produttivi e la loro azione politica era concentrata sulla distribuzione della ricchezza prodotta e l’ottenimento di maggiori diritti civili e migliore qualità della vita per sempre maggiori quote di popolazione; i partiti riformisti rappresentavano gli individui per cui facevano queste battaglie; questo è stato vero in Italia e in tutta Europa.

La globalizzazione, culturale, produttiva ed economica ha spazzato via questo ordine delle cose e l’Europeizzazione dell’economia si è fermata a metà. La robotizzazione farà il resto.

La libera circolazione di persone e capitali tra paesi che hanno una moneta unica europea inserita in una comunità che ha 25 diversi sistemi fiscali ha fatto sì che l’Europa fosse vista più come minaccia che come opportunità.

I populisti si sono inseriti in questo sentiero di paura in modo scientifico. Il PD ha una cultura certamente europeista, il 4 marzo abbiamo capito con chiarezza che la maggioranza dell’elettorato italiano, anche i cittadini che a lungo abbiamo rappresentato, in nome della sicurezza e di presunti interessi nazionali ritengono più accattivante la suggestione sovranista.

Seguire l’onda può essere facile ma poco credibile, cercare di convincere della bontà della scelta europeista è più difficile ma certamente più utile a noi e all’Italia.

Da salvare in questa vicenda sono la rielezione di Enrico Borghi in Parlamento e l’impegno di tutti i militanti e della nostra candidata all’uninominale Vittoria Albertini.

Le vicende riguardanti le candidature lasciano ovunque degli strascichi, anche nel PD: la rappresentanza parlamentare del Piemonte 2 è uscita falcidiata da queste elezioni infatti in tutte le province della circoscrizione solo il VCO (maggior percentuale di tutta la circoscrizione Piemonte 2) e Cuneo hanno eletto un parlamentare.

Su molti temi il PD avrà necessità di confrontarsi e lo farà rimanendo unito e sentendosi una comunità, anche in vista delle prossime elezioni amministrative, in occasione delle quali il ruolo dei militanti ed amministratori locali potrà essere più incisivo».

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Pubblicato il 16 Marzo 2018
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