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Gabriele Croppi tra i grandi maestri della galleria d’arte Lumas

Il fotografo ossolano ha realizzato due opere in esclusiva e in edizione limitata per il network tedesco

“L’artista italiano è un pioniere dell’arte fotografica di cui percorre nuovi sentieri ed amplia gli orizzonti”. La frase è riportata dalla sezione ‘Maestri’ del sito di Lumas, innovativa galleria d’arte con 25 sedi sparse in tre continenti. L’artista italiano è l’ossolano Gabriele Croppi.

Il fotografo ha realizzato due opere in esclusiva e in edizione limitata per Lumas, ‘Palazzo Della Civiltà‘ e ‘Manhattan Bridge‘. Nella stessa sezione si trovano delle serie di litografie di Takashi Murakami, foto autografe in edizione limitata di opere di Damien Hirst, serie autentiche dei disegni preparatori di Christo per i progetti di Land Art. Sono acquistabili le immagini dei grandi interpreti della fotografia come Erich Lessing o Michel Comte, o la foto iconica -tra le altre disponibili e di film diversi- che Werner Herzog scattò all’allucinato Kinski-Carraldo mentre nella foresta amazzonica guarda altrove, oltre la punta del grammofono. Lumas accoglie artisti e fotografi internazionali con stili e caratteristiche diverse e attraverso la proposta di edizioni limitate dà la possibilità di apprezzarne opere d’arte e processi artistici, al di fuori degli spazi museali e dei circuiti espositivi.

Com’è nata questa collaborazione?

Sono stato contattato, circa 5 anni fa, dalla sede di Berlino, e abbiamo cominciato a discutere sulla possibilità di una collaborazione. La difficoltà era quella di non poter adattare le tirature delle mie opere (che sono stampate in 9 esemplari) agli standard della Galleria. Infine abbiamo deciso di produrre due opere in esclusiva, in un formato per me inedito (il formato panoramico cinemascope) in omaggio a due grandi città come Roma e New York.

Cosa provi a condividere lo stesso spazio espositivo di artisti di questo livello?

La Galleria ha deciso di inserire le mie opere nella sezione più importante, quella dedicata ai grandi maestri. È una scelta che mi gratifica e che conferma un apprezzamento che il mio bianco e nero incontra da diversi anni, soprattutto in Germania e Austria, in cui ho avuto occasione di esporre in diverse occasioni.

Di questi autori c’è qualcuno che apprezzi particolarmente?

Ovviamente sì, anche se alcuni di loro (penso a Warhol o a Hirst) esprimono una poetica pop (o post-pop) che è parecchio distante dal mio modo di intendere la fotografia. Mi piace che fra i molti ci sia anche il regista tedesco Herzog di cui apprezzo alcuni film e con il quale condivido l’esperienza e l’amore per una terra -l’Amazzonia- in cui ho passato un anno della mia vita.

Quali sono i progetti per il futuro?

Vorrei riprendere e perfezionare un lavoro che porto avanti da anni e che ho in parte già esposto in una mostra che aveva un titolo molto esaustivo: ‘In Italia’. Ripercorrere il bel paese, da sud a nord, respirandone la storia millenaria per recuperare le radici della nostra identità: quelle della cultura greca, dell’ordine romano, e di tutte le cose belle e importanti che hanno dato lustro alla terra che ci ha dato i natali. Nel linguaggio che mi è proprio (in bianco e nero) e che ho perfezionato nel tempo, nel tentativo di esprimere una poetica che si rifacesse alla nostra tradizione classica.

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Pubblicato il 19 Aprile 2020
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