La zanzara della dengue più presente in Europa, il legame con il riscaldamento globale nello studio di un ricercatore di Gallarate
L'aumento delle temperature favorisce il diffondersi della zanzara tigre, ma anche l'aumento della possibilità del contagio. Lo dimostra lo studio coordinato da Andrea Radici, che ha analizzato vent'anni di dati

Il riscaldamento globale ha già un impatto visibile e misurabile su pezzi delle nostre vite: così ad esempio in vent’anni si sono espanse le aree a rischio di contagio della chikungunya e della dengue.
Lo dice uno studio coordinato dal gallaratese Andrea Radici, ricercatore in epidemiologia all’Institut de recherche pour le développement, a Montpellier.
Lo studio monitora lo sviluppo della zanzara tigre asiatica (Aedes albopictus), l’insetto capace di trasmettere arbovirus come la dengue, che si sta rivelando un serio problema di salute pubblica in Europa. E restituisce in modo scientifico le aree esposte allo sviluppo della zanzara e del contagio. Due elementi entrambi condizionati dall’innalzarsi delle temperature medie per effetto del riscaldamento globale.
Una nuova ricerca, firmata da Andrea Radici – ricercatore di Gallarate che oggi vive e lavora in Francia – analizza con un approccio innovativo come i cambiamenti climatici stiano favorendo l’espansione di questa specie invasiva e aumentando i rischi epidemiologici legati alle sue punture.
Originaria dell’Asia, la Aedes albopictus si è diffusa nel sud Europa negli ultimi decenni, causando anche casi autoctoni di dengue. Il lavoro coordinato da Radici ha utilizzato un modello meccanicistico basato su dati climatici e ambientali per ricostruire la dinamica della sua espansione. Lo studio ha preso in considerazione oltre vent’anni di osservazioni entomologiche ed epidemiologiche, confrontando le simulazioni con un ampio insieme di dati raccolti in diversi Paesi.
«La zanzara tigre, originaria del Sud-Est asiatico, si è diffusa ovunque per effetto della globalizzazione e dell’aumento dei traffici» chiarisce subito Radici. «C’è un vettore in particolare: il traffico di pneumatici usati, un oggetto per per la sua conformazione accumula acqua, favorendo lo sviluppo della larve».
L’insetto è comparso per la prima volta in Albania, poi al porto di Genova, negli anni Novanta. Nel 2004 compare a Nizza, nel Sud della Francia,dove nel 2010 si registra il primo caso di dengue, «ma nel frattempo la zanzara si era già diffusa più a Nord grazie all’autotrasporto».
I risultati mostrano come già nel 2010 le pianure del sud Europa fossero adatte alla presenza della zanzara, mentre aree più a nord – come la Francia occidentale e grandi città quali Londra, Zagabria e Vienna – sono diventate favorevoli solo di recente. Un dato che conferma l’accelerazione impressa dal riscaldamento globale.

«Le zanzare hanno bisogno di temperature alte ma hanno dimostrato una grande capacità di adattamento ai climi europei, sviluppando uova che restano in letargo fino alla stagione calda» continua Radici. «Ormai ha colonizzato l’intera Italia, da Palermo a Bolzano, escluse le zone di alta quota».
In pianura padana periodo di contagio raddoppiato in dieci anni
Lo studio segue l’espansione della presenza della zanzara tigre, ma in parallelo anche i dati epidemiologici. Che non sono legati solo alla presenza dell’insetto, ma – ancora una volta – al dato delle temperature: «Quanto più fa caldo, quanto è più facile il contagio: da un lato perché favorisce il proliferare delle zanzare, dall’altro perché le temperature elevate consentono lo sviluppo del virus nelle zanzare che hanno punto una persona contagiosa». Aumenta così il periodo dell’anno a rischio di contagi.

L’effetto del cambiamento climatico si vede dunque anche nell’estendersi dei casi di contagio. «Di anno in anno in Francia ci sono sempre più casi di contagio», con una progressione impressionante. «L’ultimo dato aggiornato è 301 casi di chikungunya , nuovo record dopo gli 83 dello scorso anno».
Particolarmente rilevante è l’analisi del potenziale di trasmissione della dengue. Se in passato le zone a rischio erano limitate alle coste mediterranee, oggi lo scenario è cambiato: le aree vulnerabili si stanno estendendo verso la Spagna settentrionale e la Francia occidentale. Ad esempio in Francia «in vent’anni è passato dal Mediterraneo alla latitudine della Bretagna o dell’Alsazia, esclusivamente per il cambiamento climatico».
Temperature, piogge e densità di popolazione: gli elementi che aumentano il contagio
La ricerca sottolinea come siano soprattutto le città di medie dimensioni a risultare più esposte, in linea con i recenti focolai segnalati in Europa. «Anche perché le città sono più calde delle campagne. La stessa Parigi ha visto una colonizzazione più veloce rispetto all’area dell’Ile de France intorno». Un elemento che dovrebbe rendere più urgente ripensare le città con interventi urbanistici per abbassare le temperature e contenere gli effetti del riscaldamento globale a livello locale.
Ulteriori cambiamenti nelle temperature e nelle precipitazioni potrebbero aprire nuove aree all’insetto, ampliando così la mappa del rischio. Il modello mostra infatti che la combinazione tra aumento delle temperature, piogge e densità di popolazione urbana può rendere sempre più probabile la comparsa di focolai autoctoni.
Anche l’Italia si è mostrata esposta e i casi recenti mostrano la necessità di ripensare le risposte anche nell’emergenza: «Quando si trova un caso di positività autoctona solitamente si interviene con la disinfestazione nell’area locale. L’anno scorso si è registrata a Fano un’epidemia di Dengue con moltissimi casi: se nella vicina Emilia-Romagna c’è una strategia e un protocollo efficace, nelle Marche per limiti operativi la disinfestazione è stata molto poco efficace, perché non consentiva di entrare in aree private e perché si faticava a eliminare i contenitori d’acqua che sono terreno ideale per le larve di zanzare. L’azione inefficace ha favorito l’epidemia, con quasi duecento casi».

Il lavoro di Andrea Radici conferma come il cambiamento climatico non sia un concetto astratto, ma una realtà che incide direttamente sulla salute delle persone, già oggi. Anche il nostro territorio, già familiare con la presenza estiva della zanzara tigre (e con alcuni casi di contagio da chikungunya e dengue), deve fare i conti con la prospettiva di malattie fino a poco tempo fa considerate esotiche.
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