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“Esiste ancora la spensieratezza?”, l’intervista a Sandro Mai

Il duo del Lago Maggiore, formato da Alessandro Masci e Andrea Cometti, da anni è impegnato in questo progetto musicale e qui ci parlano del loro ultimo album

Sandro Mai musica album artista

Con Sandro Mai parliamo prima di tutto di spensieratezza, ma anche di molte altre cose. Il duo del Lago Maggiore, formato da Alessandro Masci e Andrea Cometti, da anni è impegnato in un progetto musicale che con il finire del 2023 li ha visti realizzare l’album dal titolo “Esiste Ancora La Spensieratezza?”, distribuito da The Orchard e con la collaborazione di Marco Ulcigrai, sempre di Luino, che ne ha curato produzione e mix. Ma le collaborazioni sono anche altre: il brano “Al bar” è stato interpretato insieme a Il triangolo, Elton Novara, i Gospel, Donno, Ben Belward, Ivan Stray, Smatick e Paolino. Le fotografie sono di Gaja Marelli.

Partiamo dal titolo dell’album, esiste ancora la spensieratezza?
Non sapendo dare una risposta precisa abbiamo provato a trovarne una scrivendo canzoni. È nato questo album in cui un po’ di spensieratezza si trova ed è spesso fatta di momenti. Il segreto sta nel far durare quei momenti il più a lungo possibile. Crediamo sia importante trovare momenti di leggerezza e gioia nella vita quotidiana. La musica ha il potere di influenzare le emozioni e creare un’atmosfera positiva, distogliendo temporaneamente dalle preoccupazioni e regalando momenti di spensieratezza. È capace di suscitare emozioni positive e connettersi con esperienze piacevoli aiutandoci a creare un’atmosfera spensierata.

Qual è il brano che vi rappresenta di più in questa produzione?
Difficile sceglierne uno. Sarebbe come dire di preferire un figlio rispetto a un altro. Siamo affezionati a tutte le canzoni e pensiamo che dentro a ognuna ci sia una parte di noi. Diciamo che in quasi tutte le canzoni il ricordo e la nostalgia hanno un ruolo importante e sono il punto di partenza per conoscere meglio sé stessi e guardare il mondo con occhi diversi. Per esempio in “Basterebbe” l’andare a fondo assume una connotazione positiva, è un viaggio dentro sé e alla riscoperta di sé. Questa canzone insieme a “Cinque anni” e “A due passi dal mare” è sicuramente tra quelle che consigliamo di ascoltare con maggiore attenzione. Ma anche tutte le altre dobbiamo dire che non sono male, anzi.

Qual è stato il vostro percorso da quel pomeriggio in spiaggia, quando avete iniziato, ad oggi?
Non è cambiato più di tanto. Continuiamo a fare quello che ci piace e continuiamo a suonare. Il lago rimane un elemento importante che può essere una fonte significativa di ispirazione per un album che, come il nostro, esplora la nostalgia e la spensieratezza. La sua presenza tranquilla e maestosa può evocare ricordi di momenti spensierati, alimentando la componente nostalgica della musica. Allo stesso tempo, la serenità e la bellezza del lago possono contribuire a creare atmosfere rilassate e gioiose, enfatizzando il tema della spensieratezza. Dipende da come lo si vive e come lo si guarda. Per esempio un estivo pomeriggio di sole porta un determinato tipo di emozioni e ricordi. Mentre la contemplazione di un tramonto o una notte passata sulle sue sponde a scrutare la sua profonda oscurità accompagnati dal leggero sciabordio delle sue acque ti fa vivere e rivivere emozioni e ricordi totalmente opposti. Le melodie riflettono così questo connubio di sentimenti alternando momenti malinconici a tratti di leggerezza.

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Chi sono i Sandro Mai?
Siamo due persone a cui piace scrivere canzoni e suonare dal vivo. Non abbiamo purtroppo una storia strappalacrime alle spalle anche se in qualche occasione qualche lacrima ci è stata strappata. Ormai suoniamo insieme da più anni di quanti ne avevamo quando ci siamo trovati la prima volta. Siamo partiti come tutti con delle cover poi come è normale la voglia di fare qualcosa di nostro ha preso il sopravvento e abbiamo messo su una band che suonava indie rock. Si chiamavano WYNS e non erano niente male e vi consigliamo di dargli un’ascoltata perché ci siamo divertiti parecchio. Per fortuna la voglia di scrivere e suonare è rimasta intatta. Ora siamo rimasti in due e abbiamo iniziato a cantare nella nostra lingua madre. La cosa non ci dispiace e vediamo che anche il pubblico sembra più coinvolto. Ci piacerebbe poter fare della musica il nostro lavoro in modo da poterle dedicare il tempo che merita.

Quali sono i vostri riferimenti musicali? Da dove parte la vostra ricerca artistica? Come definireste il vostro genere?
Non siamo mai stati soliti dare etichette o definizioni ai generi. Scrivere canzoni è per noi un processo liberatorio e appagante. Preferiamo concentrarci sulla nostra espressione personale e sulle storie che desideriamo raccontare senza per forza conformarci a etichette di genere specifiche. In questo senso crediamo che la musica che facciamo sia il più indipendente possibile. Detto questo, in tutto quello che creiamo crediamo che tutto ciò che abbiamo visto, letto, ascoltato e vissuto ci abbia senza dubbio influenzato.

Il Lago Maggiore, terra dalla quale negli anni sono nati diversi progetti artisti interessanti, cosa dà e cosa toglie essere della provincia?
Spesso non c’è molto da fare questo può essere un propulsore per avere voglia di fare musica. Essere della provincia, come ad esempio del territorio intorno al Lago Maggiore, può avere sia vantaggi che sfide per gli artisti. Da un lato la ricchezza culturale e paesaggistica può influenzare positivamente la creatività. D’altro canto, la presenza di un ambiente artistico più limitato rispetto ad altre zone, come possono essere le grandi città, può implicare minori opportunità di visibilità e sostegno. Si corre il rischio di sentirsi isolati rispetto alle reti culturali più ampie. In definitiva, essere della provincia può contribuire a un’identità artistica unica, ma richiede grandi sforzi aggiuntivi per raggiungere un pubblico più vasto e sfruttare opportunità al di là del contesto locale.

Stiamo già parlando del Festival di Sanremo, Sandro Mai sogna il palco dell’Ariston?
Sicuramente potrebbe essere un’esperienza che darebbe visibilità alla nostra musica e ci potrebbero essere numerose opportunità. Conoscere altri artisti, gente del settore, confrontarsi con il grande pubblico ecc. Tuttavia quello che più ci interessa è fare la nostra musica, raccontare le nostre storie e cercare di trasmettere le nostre emozioni. Troviamo difficile vedere la musica come una gara in quanto per noi è espressione di un sentimento e non crediamo che questo possa essere oggetto di competizione. Tutto ciò senza tralasciare il fatto che sarebbe pressoché impossibile essere presi in considerazione per un evento di tale portata.

Adelia Brigo
adelia.brigo@varesenews.it
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Pubblicato il 09 Gennaio 2024
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