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Massimo Pericolo tra il carcere e il lago: “Non sono qui solo perché mi son fatto la galera”

Il rapper di Brebbia protagonista della prima puntata di "25", il podcast di RockIt che racconta gli ultimi 25 anni di musica in Italia attraverso 25 storie

Musica Generica

«La prima cella non si scorda mai». Massimo Pericolo torna davanti al carcere di Varese, otto anni dopo.
La battuta è pronta e sintetica, da rapper, ma il racconto è intenso e spoglio: c’è solo la voce a raccontare, nella prima puntata di “25”,  il podcast di RockIt e Lifegate che racconta 25 anni di musica italiana attraverso venticinque storie. (Foto cover di Giulia Bersani artwork di Giulia Cortinovis)

Che spesso partono dalla grande provincia d’Italia, fatta di cittadine periferiche, posti dove spesso ci si annoia ma che diventano anche terreno fertile. È una provincia che per certi versi però offre strade d’incontro più inattese di quelle che si trovano in città, come racconta in un passaggio Massimo Pericolo: i paesi tra il Lago Maggiore e Varese sono microcosmi dove si trovano «Qui è la periferia della periferia, dove tutto si mischia. Un miscuglio di persone che ce la fanno e altre che non ce la fanno, di chi sta bene e chi sta male, di soldi e di salute», dice il rapper, mentre elenca i luoghi dove ha abitato, saltando da Gavirate alla Cina. «Una disarmonia che a me piace, trovo ispirazione. Non lo capisci questo posto, se non ci sei cresciuto».

Massimo Pericolo, Scialla Semper e il ritorno ai Miogni

«Ogni puntata è un po’ un audiodocumentario a sé: usiamo strumenti giornalistici ma creiamo anche una narrazione un po’ cinematografica, accompagnando chi ascolta» dice Dario Falcini, direttore di RockIt, che ha scritto il podcast “25” con Giacomo De Poli, direttore artistico di LifeGate Radio, e con l’audiodocumentarista Marco Rip.

Si sale in auto con Massimo Pericolo e si mette su google maps l’indirizzo dei Miogni, le carceri varesine un po’ dove è nato il suo successo.
«Quel vissuto, quell’argomento, il carcere, è stata la mia forza, mi ha aiutato ad emergere, ma non è sufficiente per continuare. Non sono qui solo perché mi son fatto la galera» rivendica Massimo Pericolo, prima di raccontare i giorni in cella, arrestato nell’operazione Scialla Semper, condotta dalla Questura di Varese «featuring l’antidroga di Gallarate».

La puntata con Massimo Pericolo è la prima (uscita questa notte) di venticinque.
«Quest’anno RockIt compie 25 anni» spiega ancora il direttore di RockIt Dario Falcini. «Parecchi anni per l’editoria e anche per l’Internet italiano. Ci sembrava una buona occasione per capire cosa è successo nella musica, quella vicina a noi, dalle sottoculture, da quelle che una volta si chiamavano le scene. Ci siamo chiesti con quale strumento raccontarlo e abbiamo scelto qualcosa che esiste da migliaia di anni: le parole».

LA PUNTATA DI “25” CON MASSIMO PERICOLO

Massimo Pericolo, tra la meditazione e le sabbie d’oro

Cinque storie che raccontano «il cambiamento della discografia, della cultura, del sociale di questo paese». Tra le prime puntate – oltre a quella del rapper di Brebbia – ci saranno quelle dedicate a Levante e Carmen Consoli (non vogliamo togliere la curiosità sulle successive).

«Abbiamo scelto Massimo Pericolo perché dice cose chiare e interessanti. Per esempio sull’idea dell’abolizione del carcere: un artista mainstream che dice cose che un tempo erano degli anarchici, anche se non lui non ha quel tipo di formazione». Ma il riferimento al carcere non è insistito, perché Massimo Pericolo non è personaggio, chiuso in quello stereotipo. Lo stesso racconto delle celle evoca elementi inattesi: la meditazione (imparata in Cina), la lettura prima della scrittura.

La provincia italiana, fertile di musica

L’altro motivo che ha portato RockIt a iniziare il suo viaggio dalle sponde del Lago Maggiore (e del Lago di Comabbio) è l’idea che «i luoghi sono altrettanto centrali rispetto agli artisti, anche per questo ci piaceva partire da una storia di provincia, dove si elencano nomi di piccoli paesi» continua Falcini.

«Massimo Pericolo li elenca nome dopo nome: quei suoni, che per qualcuno non significano nulla, finiranno invece a dire qualcosa. Volevamo mettere al centro la provincia, che è ovunque in Italia, dove crescono anche la cultura e l’arte, scintille che escono da posti sperduti. Questa idea sarà anche un filo conduttore di tutta la serie». Da Brebbia a Catania, da Cuneo a Ferrara, la storia della musica italiana nell’ultimo quarto di secolo passa spesso dalla provincia.

State sintonizzati: le puntate escono a mezzanotte tra martedì e mercoledì, ogni settimana.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 11 Maggio 2022
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