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Orsini (Confindustria): “Per essere competitivi serve la siderurgia. Perdere l’Ilva sarebbe una pazzia”

Dal commercio globale alla crisi energetica, passando per burocrazia, difesa e investimenti: il presidente di Confindustria chiede al governo e all’Europa un cambio di passo

Ci vuole visione e al tempo stesso concretezza. Emanuele Orsini, presidente nazionale di Confindustria, all’assemblea generale degli industriali varesini ha dato alcune indicazioni chiare. Stimolato dalla relazione del presidente Roberto Grassi, con cui si è complimentato a lungo, e dalle riflessioni innescate dagli ospiti, Orsini ha evidenziato con nettezza le difficoltà e anche le opportunità dell’industria italiana.
Dalla centralità dell’export ai rischi geopolitici, dalla crisi energetica alle inefficienze burocratiche, Orsini non cerca scorciatoie: «Siamo il quarto paese esportatore al mondo, con 626 miliardi di export e un saldo attivo di 100 miliardi. Ma se non agiamo, rischiamo delocalizzazioni massicce e la perdita di migliaia di posti di lavoro».

La sfida principale resta la competitività. «L’Europa deve riscoprirsi come progetto industriale comune. Serve un negoziato che rimetta al centro il valore della produzione e dell’interscambio. Abbiamo già condiviso 18 punti di azione con le altre Confindustrie europee: Spagna, Francia, Germania, Polonia, Slovacchia. Solo insieme possiamo incidere sui trattati».

Sullo sfondo, il nodo del legame con gli Stati Uniti e il confronto sempre più stretto con la Cina: «Siamo legati all’Occidente per vocazione economica e culturale. Ma attenzione: se i dazi interni europei e la burocrazia non calano, 300 imprese leader potrebbero spostarsi negli USA, portandosi dietro intere filiere. Parliamo di 1000 aziende e fino a 100.000 posti di lavoro».

Orsini è lapidario per quanto riguarda il settore siderurgico e il destino dell’Ilva che ritiene strategico per l’industria italiana: «Sarebbe una pazzia perdere l’Ilva e andare a comprare l’acciaio all’estero. È una filiera che serve se il Paese vuole essere competitivo. Ne parlerò a Milano con il minsitro Urso».

Poi c’è l’emergenza energetica: «Ad aprile abbiamo pagato l’energia 99 euro a megawattora, la Spagna 26. Non è sostenibile. Dobbiamo disaccoppiare i costi e favorire contratti a lungo termine per portare il prezzo sotto i 65 euro. Le nostre imprese non possono reggere una tale distorsione di mercato. E la speculazione sul gas, senza controllo, è una vergogna europea».

Il ragionamento si allarga al tema della difesa e della tecnologia: «Serve una strategia condivisa europea: le nostre imprese sono pronte a contribuire a una filiera della difesa. Ma serve anche educazione alla difesa, non solo armi. E dobbiamo uscire dal torpore sull’innovazione: le nostre norme ETS e SIMA rischiano di espellere settori strategici come la ceramica dal mercato».

Orsini chiude con una riflessione sugli investimenti e sulla visione necessaria: «Senza una nuova idea di sviluppo, restiamo fermi. Servono piani da 3 a 5 anni, misure semplici e strumenti come i contratti di sviluppo, rapidi e accessibili. Gli investimenti non devono essere ostacolati, ma accompagnati. Dobbiamo rafforzare le filiere e sostenere chi ha già dimostrato di poter trainare l’Italia. Ma per farlo, serve coraggio».

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Pubblicato il 19 Maggio 2025
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