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L’accordo fiscale sui frontalieri è stato ratificato dal Senato

Sostituisce il precedente accordo del 1974. Ora è atteso l'ultimo passaggio alla Camera. La soddisfazione del senatore Pd, Alfieri: "Risultato atteso da anni frutto del dialogo con il territorio"

Quella di oggi è una giornata storica nei rapporti tra Italia e Svizzera e più in particolare per i territori di confine. Il Senato ha dato il via libera, questa mattina con 142 voti favorevoli, 1 contrario e nessun astenuto, al ddl di ratifica degli Accordi Italia-Svizzera sui lavoratori frontalieri e le doppie imposizioni.. Ora manca soltanto un passaggio di ratifica alla Camera ma l’iter è ormai concluso e dal 1 gennaio 2024 entreranno in vigore le nuove regole.

«Una giornata che attendiamo da anni – commenta il senatore del Pd Alessandro Alfieri, tra i politici del territorio che in prima persona hanno seguito la nascita e il percorso del nuovo testo normativo -. C’era l’esigenza di andare a costruire un nuovo accordo fiscale tra i due paesi alla luce dei cambiamenti che ci sono stati nei decenni e alla nuova situazione delle aree di confine». Pur essendo, quella dei lavoratori frontalieri una dinamica tipicamente territoriale, la normativa che la definisce rientra nelle relazioni bilaterali tra Roma e Berna. Per questo si è dovuto attendere a lungo prima di riuscire ad arrivare a un nuovo accordo. Le istanze dei due Paesi, i rapporti economici e soprattutto in materia fiscale e l’instabilità del governo italiano (che ha visto cambiare in vent’anni quasi quindici ministri dell’economia, seppur alcuni, come Tremonti, hanno ricoperto più volte l’incarico) non hanno aiutato la conclusione delle relazioni. E attualmente questa partita è regolata dagli accordi tra Italia e Svizzera stipulati nel 1974.

«La situazione da allora è decisamente cambiata – sottolinea Alfieri -. Pensiamo che allora i frontalieri erano circa cinquemila contro gli ottantamila di oggi, la stragrande maggioranza in Canton Ticino».

“Un percorso partito dal basso”

Alfieri è convinto che la chiave di volta sia stata il dialogo con il territorio: «Rispetto ai passati tentativi questa volta l’accordo è stato raggiunto perché si è messo in atto un processo inverso. L’accordo non è stato calato dall’alto ma è stato la risposta alle esigenze emerse dal dialogo e dalla conoscenza delle economie dei territori di confine. Il testo finale è importante proprio per questo, perché finalmente riconosce la specificità di queste aree. Dal 2020 grazie al lavoro fatto con l’allora viceministro all’economia, il collega Misiani, siamo riusciti a identificare le condizioni per riuscire a raggiungere il risultato».

«Abbiamo posto due condizioni – prosegue il senatore Pd -: la prima che per gli attuali frontalieri non sarebbe cambiato nulla, fino alla pensione. Questo rappresenta una clausola di salvaguardia per gli attuali lavoratori che hanno fatto una scelta di vita sulla base delle condizioni pregresse. La seconda riguarda i comuni per quali le risorse non diminuiranno nemmeno di un euro. La trattativa era partita ma per poter chiudere serviva il consenso con il territorio. Per questo abbiamo stilato un memorandum coinvolgendo le parti sociali, i sindacati italiani e svizzeri, e l’associazione dei comuni di frontiera guidata dal sindaco Mastromarino».

Un primo esperimento di federalismo fiscale

«La grande innovazione di questo accordo, tra le altre novità, sta nell’aver previsto di far rimanere l’extragettito che ne deriverà sul territorio istituendo un fondo per lo sviluppo socioeconomico e infrastrutturale del territorio. Questo rappresenta un primo vero esperimento di federalismo fiscale. I fondi che arriveranno ai comuni potranno essere utilizzati maggiormente anche per finanziare la spesa corrente e non soltanto la partita degli investimenti. E anche questo è importante».

«Per gli attuali lavoratori frontalieri – spiega Alfieri – non cambierà nulla, l’accordo consente a chi oggi è un lavoratore frontaliere di mantenere l’attuale regime fiscale fino al raggiungimento della pensione. Per i lavoratori che verranno assunti a partire dalla data di entrata in vigore del nuovo accordo, è prevista una tassazione dell’80% dell’imponibile in Svizzera che verrà portata in detrazione in Italia e dopo l’applicazione della franchigia si pagheranno le imposte in Italia con le aliquote vigenti. In particolare – precisa l’esponente dem – oltre a quanto già previsto nell’accordo in termini di tutela degli attuali frontalieri, vengono previsti: l’innalzamento della franchigia a 10.000 euro per i frontalieri che pagano o pagheranno le tasse in Italia, garantendo un bonus fiscale aggiuntivo di 2.500 euro; la deducibilità dei contributi obbligatori per i prepensionamenti dei lavoratori frontalieri; la non imponibilità degli assegni familiari erogati in Svizzera; il mantenimento anche in futuro delle stesse risorse ai Comuni garantite oggi dal sistema dei ristorni, pari a 89 milioni; e soprattutto l’istituzione di un Fondo per lo sviluppo economico e il potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine Italo-elvetiche, alimentato con risorse provenienti dal nuovo sistema fiscale».

Il lavoro bipartisan

«Va reso atto – ha concluso Alfieri – che il risultato che festeggiamo oggi come Pd deriva anche da un vero lavoro bipartisan sul territorio. Abbiamo portato avanti l’iter anche con l’impegno dell’allora deputato Matteo Bianchi della Lega. Oggi, ad esempio, è stato approvato un emendamento ispirato dalle sue battaglie che estende il fondo per lo sviluppo alla possibilità di rafforzare le buste paga dei lavoratori della fascia di confine che restano a lavorare in Italia. Abbiamo collaborato molto positivamente inoltre con la ambasciata svizzera a Roma e con le alcune altre forze politiche del territorio.  È infatti una vittoria del territorio, così come avvenuto oggi per gli ordini del giorno sul telelavoro (sono stati approvati gli odg di Pd, Lega e 5 stelle, che sostanzialmente chiedevano al Governo il medesimo impegno, ossia attivarsi per raggiungere presto una nuova intesa sullo smartworking)».

Maria Carla Cebrelli
mariacarla.cebrelli@varesenews.it
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Pubblicato il 01 Febbraio 2023
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