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Con “Bunker Kiev” di Stefano Massini, Tones Teatro Natura entra nel vivo

L'opera dello scrittore e narratore fiorentino vuole trasmettere al pubblico l'esperienza di cosa significhi vivere a Kiev durante la guerra

stefano massini

È un’inedita proposta di fondazione Tones on the Stones, realizzata in sinergia e con il sostegno del Parco nazionale della Val Grande: Bunker Kiev andrà in scena il prossimo 24 giugno presso il Museo dell’Architettura Sacra di Crevoladossola (VB): non uno spettacolo, ma un’evocazione teatrale pensata per piccoli gruppi di spettatori, al massimo 25, in quattro turni (ore 16.00, 17.15, 18.30, 20.00).

Il testo, l’ideazione e la direzione artistica di Bunker Kiev sono curati da Stefano Massini, mentre protagonisti della performance che aprirà ufficialmente il corpo centrale della stagione 2023 di Tones Teatro Natura saranno l’attore italiano Lorenzo Antolini e l’attrice ucraina Anna Donchenko.

A più di un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, Stefano Massini prende la parola per far vivere al pubblico l’esperienza di cosa significhi sopravvivere oggi, a Kiev, sotto le bombe. Lo scrittore e raccontastorie fiorentino, unico autore italiano ad aver vinto un Tony Award, ha sentito l’urgenza di un lavoro che sia innanzitutto un potente atto politico.

Dalle testimonianze vere, riferite non solo negli articoli di giornale o nei video, ma anche nei messaggi social e blog di chi ha vissuto l’esperienza dei bunker, Massini ha tratto una drammaturgia potente e spietata, già richiesta da case editrici e teatri internazionali, un’opera paradigmatica e semplicissima, capace di far rivivere alle persone l’esperienza di simili rifugi, concentrati di umanità e di dolore. È un puzzle di esistenze rotte, incrinate, messe a rischio da una follia militare che costringe a rinunciare alla luce del sole, rifugiandosi sottoterra come animali in letargo. La guerra in Ucraina non è un fatto di cronaca, è una ferita aperta nel cuore dell’Europa. Bunker Kiev conduce tra le macerie e le tenebre, dove riconoscere il coraggio e la paura, la sofferenza e la speranza. Là dove anche il silenzio dei pensieri è rotto dal rumore delle esplosioni.

Il Parco nazionale della Val Grande sostiene questo appuntamento per sottolineare l’impatto ambientale della guerra, drammatico e spesso non abbastanza evidenziato: un’occasione unica, dunque, per Fondazione Tones on the Stones e l’Ente Parco, che ha l’obiettivo di sollecitare riflessioni non convenzionali sulla tragedia di un conflitto.

«È evidente – spiega il Parco nazionale della Val Grande – come l’impatto delle guerre e delle armi sull’ambiente sia duplice: diretto e indiretto, in ogni caso deleterio. E il recente conflitto in Ucraina non è da meno: si stima che già ora ben il 20% delle numerose aree naturali protette di questo Paese siano state danneggiate e 3 milioni di ettari di foresta andati perduti. Ma come avviene questo danneggiamento? Nei modi più vari: la costruzione di trincee, per esempio, ha devastato chilometri di aree naturali, che sono state scavate, deforestate, bombardate, depredate oppure inquinate dagli sversamenti provocati dalla distruzione di industrie e aziende. I bossoli delle munizioni, che restano nel terreno, lo contaminano con metalli quali ferro, carbonio, zolfo, rame e cromo, capaci di arrivare fino alle falde acquifere, rendendole inutilizzabili. Il movimento di truppe, inoltre, distrugge interi habitat: il sud-est dell’Ucraina era un sito di svernamento e riproduzione per intere colonie di uccelli migratori. Ora, non c’è più niente. In mare, decine di sonar di sommergibili e navi da guerra alterano l’orientamento dei cetacei che finiscono a decine per spiaggiarsi e morire di stenti. Ma quante sono queste vittime? Impossibile dirlo. Quello che è certo è la devastazione che, quando taceranno le armi, rimarrà con le successive tonnellate di anidride carbonica che, ancora una volta, verranno prodotte per la ricostruzione, in un ciclo che appare senza fine».

Foto di Filippo Manzini

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Pubblicato il 23 Giugno 2023
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