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Rain garden, i “giardini della pioggia” contro i danni del maltempo

Un sistema di facile applicazione che potrebbe aiutare a prevenire allagamenti nei centri abitati a causa di piogge violente e inaspettate

giardini della pioggia

Le precipitazioni improvvise e a volte furiose che hanno interessato le sponde del Lago Maggiore e di molte altre zone in tutta Italia hanno reso evidente la necessità di attivare nuovi sistemi di mitigazione soprattutto nei centri abitati. Tra le soluzioni per contenere i disagi legati al maltempo ci sono i “giardini della pioggia”.

Il sito regionale Piemonte Parchi ha rilanciato questa buona pratica spiegandone funzione e modalità di creazione: «È ormai evidente – si legge sul sito – la necessità di contenere il rapido deflusso delle acque meteoriche per evitare gli allagamenti e la contaminazione delle aree naturali: una delle soluzioni può essere la costruzione all’interno dei centri abitati di giardini pluviali, i “rain gardens”, o nell’utilizzo di tetti verdi. Ma se la realizzazione di questi ultimi è limitata alle nuove costruzioni, i “rain gardens” sono più semplici da realizzare».

In particolare, i giardini della pioggia sono aree verdi caratterizzate da bacini depressi (massimo 50 centimetri sotto il livello delle strade e dei marciapiedi circostanti), che grazie alla loro pendenza raccolgono e assorbono l’acqua che si accumula sulle superfici impermeabili vicine (asfalto, cemento ma anche tetti).

«La superficie dei giardini pluviali – affermano gli esperti di Piemonte parchi – deve essere pari almeno al 10% della superficie impermeabile di riferimento. La struttura si basa su di una sorta di bacino costituito da un livello più profondo in ghiaia, uno strato intermedio a grana più fine e uno superficiale composto per il 50-60% da sabbia, per il 20-30% da compost organico, e per altri 20-30% da terreno del sito. Questi strati consentono all’acqua di defluire gradualmente nel terreno evitando così di congestionare il sistema fognario urbano: attraverso il lento e continuo assorbimento, l’acqua è filtrata dal terreno che la rilascia nel corpo idrico ricettore depurata naturalmente, con una riduzione delle sostanze inquinanti fino al 30%».

Proprio per la loro semplicità di esecuzione, si possono applicare con facilità anche nei cortili privati per convogliare piccole quantità di acqua provenienti, per esempio, dal tetto dell’abitazione. In fase progettuale è comunque necessario tenere conto di alcuni fattori determinanti quali la superficie del tetto, il numero di pluviali, il tipo di suolo, la sua pendenza e il valore statistico medio di quantità di pioggia riversata per evento.

«Purtroppo – commentano gli esperti di Piemonte parchi – questa pratica non ha trovato ancora larga diffusione in Italia, ma chissà che dalla necessità non nasca un’opportunità e che, gli effetti disastrosi delle forti piogge estive non convincano i nostri amministratori a mettere in atto soluzioni virtuose e sostenibili per far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici».

Foto da Piemonte parchi

Pubblicato il 01 Settembre 2020
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