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Il CNDDU commemora Roberto Ticli, simbolo di dedizione e lotta contro la criminalità

Nel 35° anniversario della sua morte, il Coordinamento Nazionale Docenti dei Diritti Umani invita le scuole a trasformare il ricordo in educazione alla legalità

Generico 29 Sep 2025

Oggi, 1° ottobre, ricorre il 35° anniversario della morte di Roberto Ticli, giovane carabiniere di 25 anni, tragicamente caduto durante un controllo di routine a Porto Ceresio. L’assassinio di Ticli, compiuto da un latitante armato che si sottraeva alla giustizia, non rappresenta solo un episodio di cronaca nera, ma un drammatico monito contro la violenza e la criminalità organizzata che, come sottolineato dal Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), trova spazio laddove prevalgono l’indifferenza, l’omertà e la paura.

La vicenda segnò profondamente il Varesotto e il paese natale di Ticli, Niscemi, che gli ha reso omaggio conferendogli la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria. La sua morte, che lasciò una moglie e un figlio di appena un anno, non ha colpito solo una famiglia, ma ha rappresentato una perdita per l’intera collettività. Con la sua scomparsa, infatti, l’Italia ha perso non solo un servitore dello Stato, ma anche un simbolo di dedizione silenziosa contro la violenza criminale.

La scuola come trincea contro la criminalità

Nel 35° anniversario della sua morte, il CNDDU ha lanciato un appello alle scuole di tutta Italia affinché il ricordo di Roberto Ticli non resti solo un momento commemorativo, ma si traduca in percorsi educativi concreti contro la criminalità. La scuola, secondo il coordinamento, rappresenta la “prima vera trincea contro ogni forma di criminalità”. Non si tratta solo di trasmettere conoscenze, ma di costruire coscienze. Educare i giovani alla legalità, alla dignità umana e alla responsabilità civica significa prevenire l’insorgere della cultura mafiosa e del sopruso, che alimentano il clima di paura e sopraffazione.

Memoria attiva e consapevole

“Ricordare Roberto Ticli in un’aula scolastica significa tradurre la memoria in azione pedagogica”, ha dichiarato il prof. Romano Pesavento, presidente del CNDDU. La scuola, ha aggiunto, deve essere luogo dove “si discute di diritti e doveri, si comprende il valore della divisa e si sviluppa il senso critico, con un rifiuto netto di ogni compromesso con la violenza”. La criminalità si nutre del silenzio, mentre la scuola deve far crescere parole libere, pensieri autonomi e gesti responsabili.

In questo contesto, il CNDDU ha ribadito che le scuole devono dedicare spazi didattici e progettuali strutturati al tema della lotta alle mafie e alla legalità democratica, non come attività episodiche, ma come parte integrante del curricolo educativo. Solo attraverso un’educazione fondata sulla cultura dei diritti umani è possibile costruire una cittadinanza consapevole e una solidarietà civile duratura.

Un appello alle scuole italiane

Il CNDDU lancia quindi un appello a tutte le scuole italiane: “Trasformiamo il ricordo di Ticli in percorsi di educazione viva”. Un laboratorio, un dibattito, una pagina scritta dagli studenti possono essere strumenti altrettanto potenti di un presidio civile, perché preparano i giovani a scegliere da che parte stare. L’istruzione deve offrire ai ragazzi alternative concrete alla criminalità, valori forti e esempi credibili, affinché il sacrificio di uomini come Roberto Ticli non resti un ricordo malinconico, ma diventi seme fertile di una società più giusta.

La vicinanza alla famiglia di Roberto Ticli

Infine, il CNDDU ha rinnovato la propria vicinanza alla famiglia di Roberto Ticli, ribadendo con forza che la scuola è l’antidoto più potente contro ogni mafia, contro ogni forma di sopraffazione e contro ogni attentato alla dignità umana. In un momento in cui il ricordo di Roberto Ticli è più che mai vivo, il Coordinamento invita le scuole a onorarlo non solo con il ricordo, ma con l’impegno quotidiano per una società più equa e solidale.

Pubblicato il 01 Ottobre 2025
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